Obiettivo specifico del capitolo è quello di determinare la proporzione di immigrati che si trova in situazioni più o meno gravi di sfruttamento lavorativo e di individuare le caratteristiche personali e occupazionali che maggiormente espongono a tale rischio. L’indicatore di sintesi considerato è stato ottenuto combinando le ore di lavoro svolto settimanalmente, il salario orario percepito e la situazione contrattuale. In tal modo è stato possibile evidenziare le situazioni di basso e di elevato sfruttamento lavorativo. L’indicatore proposto non tiene però conto di altri aspetti anch’essi importanti quali la percezione della propria condizione e la presenza di situazioni di auto-sfruttamento. Nonostante siano state introdotte condizioni abbastanza restrittive nella definizione del fenomeno, ben il 38% degli immigrati occupati sperimenta una situazione di sfruttamento lavorativo, una condizione relativamente diffusa nella realtà considerata, che merita una particolare attenzione. È emerso che nei settori con la quota più elevata di irregolari, come quello agricolo, con turni stagionali e lavoro duro, la quota dei lavoratori sfruttati è maggiore che altrove. Allo stesso tempo però si è anche visto come, a parità di alcune condizioni (situazione giuridica di presenza, stabilità o meno del lavoro, abitazione o meno sul luogo di lavoro), la situazione di svantaggio si riduca sensibilmente. L’illegalità della presenza, l’instabilità nella condizione lavorativa e il vivere presso l’abitazione del proprio datore o sul luogo di lavoro (tutte caratteristiche tipiche del modello mediterraneo, nell’ambito del quale si collocano gli immigrati nella provincia di Caserta) sono risultati forti fattori di rischio. Inoltre, il prevalere di rapporti di lavoro informali in presenza di posizioni asimmetriche tra le parti (datore di lavoro e dipendente) facilita l’emergere di situazioni di sfruttamento. Studi precedenti avevano già evidenziato come il possesso del permesso di soggiorno faciliti l’integrazione sottraendo l’immigrato ai condizionamenti della clandestinità. Ulteriori politiche che facilitino non solo l’entrata ma pure il rinnovo del permesso di soggiorno possono quindi avere ricadute positive anche sul mercato del lavoro. Infine, una maggiore rigorosità nei controlli, soprattutto nei settori più informali come quelli dell’agricoltura e dei servizi alle famiglie, e lo sviluppo di politiche volte a favorire l’accesso e la stabilizzazione nelle attività lavorative sembrano essere tra le misure diagnostiche e terapeutiche che dovrebbero contribuire a comporre il pacchetto di azioni, il piano terapeutico necessario per diminuire la quota di lavoratori altamente sfruttati.

Lo sfruttamento lavorativo: dimensione del fenomeno e caratteristiche degli immigrati coinvolti / Ferrara, R.; Mussino, E.; Strozza, Salvatore. - 907.50:(2012), pp. 109-126.

Lo sfruttamento lavorativo: dimensione del fenomeno e caratteristiche degli immigrati coinvolti

STROZZA, SALVATORE
2012

Abstract

Obiettivo specifico del capitolo è quello di determinare la proporzione di immigrati che si trova in situazioni più o meno gravi di sfruttamento lavorativo e di individuare le caratteristiche personali e occupazionali che maggiormente espongono a tale rischio. L’indicatore di sintesi considerato è stato ottenuto combinando le ore di lavoro svolto settimanalmente, il salario orario percepito e la situazione contrattuale. In tal modo è stato possibile evidenziare le situazioni di basso e di elevato sfruttamento lavorativo. L’indicatore proposto non tiene però conto di altri aspetti anch’essi importanti quali la percezione della propria condizione e la presenza di situazioni di auto-sfruttamento. Nonostante siano state introdotte condizioni abbastanza restrittive nella definizione del fenomeno, ben il 38% degli immigrati occupati sperimenta una situazione di sfruttamento lavorativo, una condizione relativamente diffusa nella realtà considerata, che merita una particolare attenzione. È emerso che nei settori con la quota più elevata di irregolari, come quello agricolo, con turni stagionali e lavoro duro, la quota dei lavoratori sfruttati è maggiore che altrove. Allo stesso tempo però si è anche visto come, a parità di alcune condizioni (situazione giuridica di presenza, stabilità o meno del lavoro, abitazione o meno sul luogo di lavoro), la situazione di svantaggio si riduca sensibilmente. L’illegalità della presenza, l’instabilità nella condizione lavorativa e il vivere presso l’abitazione del proprio datore o sul luogo di lavoro (tutte caratteristiche tipiche del modello mediterraneo, nell’ambito del quale si collocano gli immigrati nella provincia di Caserta) sono risultati forti fattori di rischio. Inoltre, il prevalere di rapporti di lavoro informali in presenza di posizioni asimmetriche tra le parti (datore di lavoro e dipendente) facilita l’emergere di situazioni di sfruttamento. Studi precedenti avevano già evidenziato come il possesso del permesso di soggiorno faciliti l’integrazione sottraendo l’immigrato ai condizionamenti della clandestinità. Ulteriori politiche che facilitino non solo l’entrata ma pure il rinnovo del permesso di soggiorno possono quindi avere ricadute positive anche sul mercato del lavoro. Infine, una maggiore rigorosità nei controlli, soprattutto nei settori più informali come quelli dell’agricoltura e dei servizi alle famiglie, e lo sviluppo di politiche volte a favorire l’accesso e la stabilizzazione nelle attività lavorative sembrano essere tra le misure diagnostiche e terapeutiche che dovrebbero contribuire a comporre il pacchetto di azioni, il piano terapeutico necessario per diminuire la quota di lavoratori altamente sfruttati.
2012
9788856856859
Lo sfruttamento lavorativo: dimensione del fenomeno e caratteristiche degli immigrati coinvolti / Ferrara, R.; Mussino, E.; Strozza, Salvatore. - 907.50:(2012), pp. 109-126.
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