Il volume, dopo aver esaminato il principio di effettività della tutela giurisdizionale (anche in relazione alla giurisprudenza europea) ed il ruolo del giudice amministrativo nell'attuale sistema processuale (caratterizzato dall'unità funzionale della giurisdizione), esamina le novità recate dal c.p.a. in punto di pienezza ed adeguatezza della tutela Dando concretezza ai principi enunciati, il c.p.a. rappresenta una definitiva conferma della natura dell’interesse legittimo quale situazione sostanziale, direttamente tutelata dall’ordinamento giuridico e nella cui struttura l’interesse materiale al bene della vita finale ha una rilevanza centrale. Allo scopo di garantire pienezza di tutela alla situazione giuridica soggettiva dedotta in giudizio, il c.p.a. rompe lo storico monopolio dell’azione impugnatoria nella giurisdizione di legittimità, introducendo forme di tutela dichiarative e di condanna e, seppure non esplicitamente, aprendo la strada al principio di atipicità delle azioni. Da giudizio sull’atto, vagliato nella sua conformità estrinseca al paradigma normativo, il processo amministrativo avanza nell’evoluzione in giudizio sul rapporto regolato dall’atto (o, specularmente, sul rapporto interessato dal silenzio della p.a.). Il superamento di un modello esclusivamente impugnatorio sottende la convinzione che la pronuncia del g.a. non possa esaurirsi nella realizzazione di una tutela di annullamento, dovendo piuttosto conformarsi al contenuto del “bisogno di tutela” dedotto in giudizio e, dunque, debba essere idonea ad imporre all’amministrazione un comportamento positivo. L’analisi svolta ha avuto come obiettivo quello di verificare se l’effettività della tutela – collegando la soddisfazione degli interessi coinvolti nel giudizio alla concreta incidenza della pronuncia giurisdizionale sull’esercizio del potere amministrativo – possa rappresentare la chiave di lettura unitaria e la giustificazione di tre fenomeni, la cui progressiva manifestazione rappresenta il comune denominatore dei profili di indagine affrontati nella ricerca, vale a dire: l’anticipazione al giudizio amministrativo di cognizione di poteri decisori e cognitori in precedenza collocati nella fase dell’ottemperanza; la progressiva appropriazione alla giurisdizione di quanto originariamente riservato all’amministrazione; l’intensificarsi del dialogo tra giudice ed amministrazione e, quindi, di un’interrelazione tra processo e procedimento amministrativo.
Giudice amministrativo ed effettività della tutela giurisdizionale: l'evoluzione del rapporto tra cognizione e ottemperanza / Mari, Giuseppina. - 1:(2013), pp. 1-594.
Giudice amministrativo ed effettività della tutela giurisdizionale: l'evoluzione del rapporto tra cognizione e ottemperanza
MARI, GIUSEPPINA
2013
Abstract
Il volume, dopo aver esaminato il principio di effettività della tutela giurisdizionale (anche in relazione alla giurisprudenza europea) ed il ruolo del giudice amministrativo nell'attuale sistema processuale (caratterizzato dall'unità funzionale della giurisdizione), esamina le novità recate dal c.p.a. in punto di pienezza ed adeguatezza della tutela Dando concretezza ai principi enunciati, il c.p.a. rappresenta una definitiva conferma della natura dell’interesse legittimo quale situazione sostanziale, direttamente tutelata dall’ordinamento giuridico e nella cui struttura l’interesse materiale al bene della vita finale ha una rilevanza centrale. Allo scopo di garantire pienezza di tutela alla situazione giuridica soggettiva dedotta in giudizio, il c.p.a. rompe lo storico monopolio dell’azione impugnatoria nella giurisdizione di legittimità, introducendo forme di tutela dichiarative e di condanna e, seppure non esplicitamente, aprendo la strada al principio di atipicità delle azioni. Da giudizio sull’atto, vagliato nella sua conformità estrinseca al paradigma normativo, il processo amministrativo avanza nell’evoluzione in giudizio sul rapporto regolato dall’atto (o, specularmente, sul rapporto interessato dal silenzio della p.a.). Il superamento di un modello esclusivamente impugnatorio sottende la convinzione che la pronuncia del g.a. non possa esaurirsi nella realizzazione di una tutela di annullamento, dovendo piuttosto conformarsi al contenuto del “bisogno di tutela” dedotto in giudizio e, dunque, debba essere idonea ad imporre all’amministrazione un comportamento positivo. L’analisi svolta ha avuto come obiettivo quello di verificare se l’effettività della tutela – collegando la soddisfazione degli interessi coinvolti nel giudizio alla concreta incidenza della pronuncia giurisdizionale sull’esercizio del potere amministrativo – possa rappresentare la chiave di lettura unitaria e la giustificazione di tre fenomeni, la cui progressiva manifestazione rappresenta il comune denominatore dei profili di indagine affrontati nella ricerca, vale a dire: l’anticipazione al giudizio amministrativo di cognizione di poteri decisori e cognitori in precedenza collocati nella fase dell’ottemperanza; la progressiva appropriazione alla giurisdizione di quanto originariamente riservato all’amministrazione; l’intensificarsi del dialogo tra giudice ed amministrazione e, quindi, di un’interrelazione tra processo e procedimento amministrativo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.