I luoghi antichi di spettacolo, di epoca greca, romana o sannita, sono presenti con le loro architetture in pietra in numerosi siti urbani ed extraurbani dell???Italia centro-meridionale e costituiscono una delle porzioni del patrimonio archeologico nazionale meglio conservate e più adatte a una politica di valorizzazione attraverso l???uso e la promozione del bene, in quanto conservano ancora oggi la possibilità di ospitare spettacoli teatrali, mantenendo così l???originaria funzione. La possibilità che i teatri antichi possano ancora essere sede di spettacoli permette inoltre, nel rispetto dei vincoli archeologici, di diffondere la conoscenza del bene attraverso il valore della cultura come bene collettivo: i teatri antichi costituiscono infatti una chiave di lettura preziosa dell???immenso patrimonio archeologico nazionale che, se salvaguardata, può moltiplicare gli investimenti nella tutela, nella ricerca, nello spettacolo, nelle arti ma anche nello sviluppo sostenibile del paesaggio e dei patrimoni storici. Ciascun teatro attivo diviene infatti un polo di attrazione per un territorio molto ampio, fornendo allo spettatore preziose e articolate informazioni sulla propria identità e sui propri valori, sia in occasione della fruizione archeologica che degli eventi. L???attuale condizione di rovina di questi antichi teatri ne ha scoperto la struttura: le colonne, laddove siano ancora rimaste erette, hanno perso l???originaria trabeazione soprastante, trasformandosi da elemento portante a segno di pura verticalità; venuti meno i preziosi marmi policromi, rimangono solo i blocchi di pietra dell???originario organismo costruttivo architettonico. L???estetica ottocentesca delle rovine ha diffuso questa immagine nella memoria collettiva e ancora oggi permane la tendenza a volerne preservare rigorosamente immutato l???aspetto. In questi teatri di pietra gli spettacoli contemporanei vengono così ridotti all???essenza: rari elementi funzionali sul palco e il paesaggio naturale assunto come scena dominante. Tuttavia, oggi ancor più che nel passato, la magia della suggestione scenica, l???illuminotecnica (ma anche l???acustica, solitamente perfetta nelle cavee di pietra degli antichi teatri) giocano un ruolo decisivo nella vita dei teatri sia per l???aspetto museale che funzionale. Le esigenze scenotecniche e impiantistiche per gli spettacoli contemporanei sono mutate profondamente rispetto al passato ed è quindi necessario aggiungere al teatro dispositivi e strutture ad esso estranee in origine, che tuttavia rispettino il teatro come bene monumentale e che dunque siano caratterizzate dalla reversibilità dell???intervento, ma anche dalla tutela della relazione del bene archeologico con il paesaggio nel quale è inserito. La conoscenza del bene, della sua storia, delle sue originarie forme, misure e proporzioni tra le parti, può fornire quegli indispensabili strumenti per gestire le azioni di tutela, nell???accezione però più moderna del termine, ovvero quella della valorizzazione attraverso l???uso e la diffusione della conoscenza. Il progetto che qui proponiamo, dal titolo La Skenè perduta, propone un modulo low-cost per scenografie temporanee, di cui dotare il teatro sannita di Pietrabbondante (Molise), inserito in un più vasto complesso archeologico che include un???imponente area di culto adagiata sul pendio di Monte Saraceno, costituita da un teatro, un tempio e due edifici porticati ai lati di quest'ultimo. La data d???inizio dei lavori di costruzione viene collocata verso la fine del II secolo a. C. e terminarono solo nel 95 a. C., con l???originario ingresso dal fondovalle che portava il fruitore all???interno delle gradonate in pietra di un ampio teatro di struttura ellenistica, incassato lungo le pendici del monte, cui faceva da quinta prospettica, alle spalle dei sedili lapidei, l???imponente colonnato del tempio maggiore. Molto suggestiva appare la cavea, di forma semicircolare con un raggio di circa ventisette metri. La prima area di diciotto sedili, con eleganti braccioli decorati, è a stretto contatto con l'orchestra; nella seconda e terza serie, invece, ci sono ventisei posti a sedere che erano riservati agli spettatori di riguardo che arrivavano da tutto il territorio del Sannio. Vi è poi un secondo settore, formato da una doppia fila di sedici posti, questi senza spalliera e infine, vi era un terzo settore, costituito oggi da un ampio pendio erboso, originariamente allestito con sedute in legno ormai scomparse, che portava la capienza massima del teatro fino a 2.500 persone. L???originaria skenè risulta oggi perduta e il teatro volge la sua cavea verso un declivio che permette una visione paesaggistica di suggestiva ampiezza verso la valle. Il teatro è ancor oggi attivo e ospita ogni estate un cartellone di pregio che attira numerosi spettatori dal territorio circostante: si è dunque ipotizzato di dotare il teatro di alcuni moduli di scena, componibili, dispiegabili, versatili, con i quali le compagnie possano, in completa autonomia artistica, creare una scenografia suggestiva per le proprie rappresentazioni, da riporre al termine dello spettacolo in attesa di un nuovo e sempre diverso allestimento. I blocchi di pietra dell???antico teatro e la loro isolata disseminazione nei parchi archeologici sono stati l???elemento di maggiore suggestione, che ha determinato la forma parallelepipeda del modulo di scena e il suo colore chiaro (di legno, trattato con vetroresina per resistere all???accantonamento in un luogo scoperto) perfettamente armonizzato con le tonalità della roccia calcarea; poiché l'utilizzo dell???edificio per attività teatrali non dovrà pregiudicare la conservazione e la corretta fruizione del contesto ambientale, e non dovrà altresì impedire la corretta lettura dei rapporti intessuti dal paesaggio con l'edificio archeologico, i blocchi sono stati progettati come removibili e adagiabili in una vicina area di prato, nella quale possano facilmente uniformarsi alle altre rovine senza alterare la sacralità dell???atmosfera nel sito archeologico. La dimensione di ciascun modulo e la componibilità in principali e quinte sceniche è stata inoltre progettata in analogia con le originarie proporzioni della perduta skenè lapidea al fine di non trasformare arbitrariamente il rapporto dello spettatore con il paesaggio naturale, al di là degli apparati teatrali. Dai resti dell???impianto scenico fisso e dalle ipotesi di ricostruzione analizzate, si può infatti osservare con chiarezza che l???edificio possedeva un lungo palco nel quale gli attori recitavano coperti da un tetto a falda in struttura lignea, dotato di una serie di apparati per scenografie mobili, come d???altronde accadeva nella maggior parte dei teatri greci, nei quali il paesaggio rivestiva certamente un ruolo scenico di minore impatto visivo rispetto all???attuale conformazione in quanto l???attore non volgeva mai le spalle verso l???ampio spazio vuoto. Il legame con le vedute della valle è stato tuttavia rafforzato dalla flessibilità delle nuove scene componibili, che, a differenza della statica immutabilità delle originarie quinte di pietra, ci ha permesso di ipotizzare un ruolo attivo di alcuni scorci paesaggistici nella progettazione della scenografie: dall???esame dei coni ottici più significativi all???interno della cavea sono state scelte le visuali di maggior pregio, tramutandole direttamente in materia espressiva dell???allestimento, che dialogano e condizionano la forma globale della scena. Per verificare la flessibilità delle possibili combinazioni abbiamo inoltre ipotizzato di allestire alcune scene, in chiave minimale, contemporanea, di tre opere shakespeariane, di frequente rappresentazione nelle recenti rassegne teatrali del sito, provando le reali capacità espressive che una compagnia potrebbe trarre dalle scenografie componibili in dotazione del teatro. Le opere scelte sono Il Macbeth, La Tempesta e Romeo e Giulietta, per le quali abbiamo progettato un allestimento scenico fatto di volumi squadrati e pesanti masse che potessero evocare le spazialità descritte dalla narrazione nella rappresentazione teatrale; sfruttando inoltre il semplice sistema di assemblaggio dei blocchi, per ciascuna opera si è progettato di variare le scene con numerosi cambi a vista, mentre le mutevoli cromie sono state affidate a semplici effetti luminosi attraverso fasci di luce radente le superfici con diverse gradazioni di colore.
La skenè perduta:scenografie componibili per il teatro di Pietrabbondante / Pagliano, Alessandra; L., Valentino; Triggianese, Angelo. - (2013), pp. 747-753. ( 35° convegno internazionale dei docenti della rappresentazione. Patrimoni e siti Unesco. Memoria, misura e armonia Matera Ottobre 2013).
La skenè perduta:scenografie componibili per il teatro di Pietrabbondante
PAGLIANO, ALESSANDRA;TRIGGIANESE, ANGELO
2013
Abstract
I luoghi antichi di spettacolo, di epoca greca, romana o sannita, sono presenti con le loro architetture in pietra in numerosi siti urbani ed extraurbani dell???Italia centro-meridionale e costituiscono una delle porzioni del patrimonio archeologico nazionale meglio conservate e più adatte a una politica di valorizzazione attraverso l???uso e la promozione del bene, in quanto conservano ancora oggi la possibilità di ospitare spettacoli teatrali, mantenendo così l???originaria funzione. La possibilità che i teatri antichi possano ancora essere sede di spettacoli permette inoltre, nel rispetto dei vincoli archeologici, di diffondere la conoscenza del bene attraverso il valore della cultura come bene collettivo: i teatri antichi costituiscono infatti una chiave di lettura preziosa dell???immenso patrimonio archeologico nazionale che, se salvaguardata, può moltiplicare gli investimenti nella tutela, nella ricerca, nello spettacolo, nelle arti ma anche nello sviluppo sostenibile del paesaggio e dei patrimoni storici. Ciascun teatro attivo diviene infatti un polo di attrazione per un territorio molto ampio, fornendo allo spettatore preziose e articolate informazioni sulla propria identità e sui propri valori, sia in occasione della fruizione archeologica che degli eventi. L???attuale condizione di rovina di questi antichi teatri ne ha scoperto la struttura: le colonne, laddove siano ancora rimaste erette, hanno perso l???originaria trabeazione soprastante, trasformandosi da elemento portante a segno di pura verticalità; venuti meno i preziosi marmi policromi, rimangono solo i blocchi di pietra dell???originario organismo costruttivo architettonico. L???estetica ottocentesca delle rovine ha diffuso questa immagine nella memoria collettiva e ancora oggi permane la tendenza a volerne preservare rigorosamente immutato l???aspetto. In questi teatri di pietra gli spettacoli contemporanei vengono così ridotti all???essenza: rari elementi funzionali sul palco e il paesaggio naturale assunto come scena dominante. Tuttavia, oggi ancor più che nel passato, la magia della suggestione scenica, l???illuminotecnica (ma anche l???acustica, solitamente perfetta nelle cavee di pietra degli antichi teatri) giocano un ruolo decisivo nella vita dei teatri sia per l???aspetto museale che funzionale. Le esigenze scenotecniche e impiantistiche per gli spettacoli contemporanei sono mutate profondamente rispetto al passato ed è quindi necessario aggiungere al teatro dispositivi e strutture ad esso estranee in origine, che tuttavia rispettino il teatro come bene monumentale e che dunque siano caratterizzate dalla reversibilità dell???intervento, ma anche dalla tutela della relazione del bene archeologico con il paesaggio nel quale è inserito. La conoscenza del bene, della sua storia, delle sue originarie forme, misure e proporzioni tra le parti, può fornire quegli indispensabili strumenti per gestire le azioni di tutela, nell???accezione però più moderna del termine, ovvero quella della valorizzazione attraverso l???uso e la diffusione della conoscenza. Il progetto che qui proponiamo, dal titolo La Skenè perduta, propone un modulo low-cost per scenografie temporanee, di cui dotare il teatro sannita di Pietrabbondante (Molise), inserito in un più vasto complesso archeologico che include un???imponente area di culto adagiata sul pendio di Monte Saraceno, costituita da un teatro, un tempio e due edifici porticati ai lati di quest'ultimo. La data d???inizio dei lavori di costruzione viene collocata verso la fine del II secolo a. C. e terminarono solo nel 95 a. C., con l???originario ingresso dal fondovalle che portava il fruitore all???interno delle gradonate in pietra di un ampio teatro di struttura ellenistica, incassato lungo le pendici del monte, cui faceva da quinta prospettica, alle spalle dei sedili lapidei, l???imponente colonnato del tempio maggiore. Molto suggestiva appare la cavea, di forma semicircolare con un raggio di circa ventisette metri. La prima area di diciotto sedili, con eleganti braccioli decorati, è a stretto contatto con l'orchestra; nella seconda e terza serie, invece, ci sono ventisei posti a sedere che erano riservati agli spettatori di riguardo che arrivavano da tutto il territorio del Sannio. Vi è poi un secondo settore, formato da una doppia fila di sedici posti, questi senza spalliera e infine, vi era un terzo settore, costituito oggi da un ampio pendio erboso, originariamente allestito con sedute in legno ormai scomparse, che portava la capienza massima del teatro fino a 2.500 persone. L???originaria skenè risulta oggi perduta e il teatro volge la sua cavea verso un declivio che permette una visione paesaggistica di suggestiva ampiezza verso la valle. Il teatro è ancor oggi attivo e ospita ogni estate un cartellone di pregio che attira numerosi spettatori dal territorio circostante: si è dunque ipotizzato di dotare il teatro di alcuni moduli di scena, componibili, dispiegabili, versatili, con i quali le compagnie possano, in completa autonomia artistica, creare una scenografia suggestiva per le proprie rappresentazioni, da riporre al termine dello spettacolo in attesa di un nuovo e sempre diverso allestimento. I blocchi di pietra dell???antico teatro e la loro isolata disseminazione nei parchi archeologici sono stati l???elemento di maggiore suggestione, che ha determinato la forma parallelepipeda del modulo di scena e il suo colore chiaro (di legno, trattato con vetroresina per resistere all???accantonamento in un luogo scoperto) perfettamente armonizzato con le tonalità della roccia calcarea; poiché l'utilizzo dell???edificio per attività teatrali non dovrà pregiudicare la conservazione e la corretta fruizione del contesto ambientale, e non dovrà altresì impedire la corretta lettura dei rapporti intessuti dal paesaggio con l'edificio archeologico, i blocchi sono stati progettati come removibili e adagiabili in una vicina area di prato, nella quale possano facilmente uniformarsi alle altre rovine senza alterare la sacralità dell???atmosfera nel sito archeologico. La dimensione di ciascun modulo e la componibilità in principali e quinte sceniche è stata inoltre progettata in analogia con le originarie proporzioni della perduta skenè lapidea al fine di non trasformare arbitrariamente il rapporto dello spettatore con il paesaggio naturale, al di là degli apparati teatrali. Dai resti dell???impianto scenico fisso e dalle ipotesi di ricostruzione analizzate, si può infatti osservare con chiarezza che l???edificio possedeva un lungo palco nel quale gli attori recitavano coperti da un tetto a falda in struttura lignea, dotato di una serie di apparati per scenografie mobili, come d???altronde accadeva nella maggior parte dei teatri greci, nei quali il paesaggio rivestiva certamente un ruolo scenico di minore impatto visivo rispetto all???attuale conformazione in quanto l???attore non volgeva mai le spalle verso l???ampio spazio vuoto. Il legame con le vedute della valle è stato tuttavia rafforzato dalla flessibilità delle nuove scene componibili, che, a differenza della statica immutabilità delle originarie quinte di pietra, ci ha permesso di ipotizzare un ruolo attivo di alcuni scorci paesaggistici nella progettazione della scenografie: dall???esame dei coni ottici più significativi all???interno della cavea sono state scelte le visuali di maggior pregio, tramutandole direttamente in materia espressiva dell???allestimento, che dialogano e condizionano la forma globale della scena. Per verificare la flessibilità delle possibili combinazioni abbiamo inoltre ipotizzato di allestire alcune scene, in chiave minimale, contemporanea, di tre opere shakespeariane, di frequente rappresentazione nelle recenti rassegne teatrali del sito, provando le reali capacità espressive che una compagnia potrebbe trarre dalle scenografie componibili in dotazione del teatro. Le opere scelte sono Il Macbeth, La Tempesta e Romeo e Giulietta, per le quali abbiamo progettato un allestimento scenico fatto di volumi squadrati e pesanti masse che potessero evocare le spazialità descritte dalla narrazione nella rappresentazione teatrale; sfruttando inoltre il semplice sistema di assemblaggio dei blocchi, per ciascuna opera si è progettato di variare le scene con numerosi cambi a vista, mentre le mutevoli cromie sono state affidate a semplici effetti luminosi attraverso fasci di luce radente le superfici con diverse gradazioni di colore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


