Si analizza in questo contributo la sezione finale della Consolatio ad Liviam (vv. 445-474), quella in cui il poeta immagina che il defunto, Druso, si rivolga alla madre per alleviare il suo dolore. Le sue parole, che non sono in alcun modo una risposta al ‘lamento di Livia’ dei vv. 121-164, risultano per lo più ricche di riferimenti alla gloria ottenuta in vita. La pericope viene quindi messa in relazione con il finale della Consolatio ad Marciam (c. 26), laddove Seneca cede la parola a Cremuzio Cordo, padre di Marcia, che conforta la figlia mostrandole la bellezza della condizione nella quale il defunto figlio di lei, Metilio, si trova.
Un esempio di ‘comunicazione mancata’: il discorso di Druso nel finale della Consolatio ad Liviam / Ficca, Flaviana. - (2014), pp. 57-74.
Un esempio di ‘comunicazione mancata’: il discorso di Druso nel finale della Consolatio ad Liviam
FICCA, FLAVIANA
2014
Abstract
Si analizza in questo contributo la sezione finale della Consolatio ad Liviam (vv. 445-474), quella in cui il poeta immagina che il defunto, Druso, si rivolga alla madre per alleviare il suo dolore. Le sue parole, che non sono in alcun modo una risposta al ‘lamento di Livia’ dei vv. 121-164, risultano per lo più ricche di riferimenti alla gloria ottenuta in vita. La pericope viene quindi messa in relazione con il finale della Consolatio ad Marciam (c. 26), laddove Seneca cede la parola a Cremuzio Cordo, padre di Marcia, che conforta la figlia mostrandole la bellezza della condizione nella quale il defunto figlio di lei, Metilio, si trova.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.