Le importanti opere di bonifica portate a termine in Piana Campana negli anni tra l’Ottocento e la seconda metà del Novecento hanno sottratto ampi territori al disordine idraulico ed all’impaludamento. Queste zone, prima quasi del tutto disabitate, hanno accolto una fiorente attività agricola a cui si sono via via associati un tessuto urbano sempre più vasto ed una diffusa industrializzazione. In provincia di Napoli, ad esempio, il confronto tra cartografie storiche dell’uso delle terre mostra che dal 1956 al 1998 la superficie urbana provinciale è aumentata del 350 %. Tutto ciò ha comportato una forte pressione sulle acque sotterranee in termini quantitativi, per la crescita dei prelievi dalle falde, e qualitativi per il moltiplicarsi delle fonti di potenziale inquinamento. Gli stessi canali di bonifica, talora divenuti ricettori di acque reflue di varia origine, determinano a luoghi concentrazioni di carichi inquinanti in grado di vulnerare le falde. Di seguito vengono illustrate due situazioni di aree bonificate, ricadenti in contesti ambientali diversi: la prima, relativa alla zona orientale di Napoli, evidenzia la necessità di seguire nel tempo la dinamica delle falde soprattutto in aree soggette a forti prelievi. Il secondo caso riguarda la piana (in destra idrografica) del basso Volturno e mostra come l’insieme delle conoscenze idrogeologiche possa fornire utili indirizzi alla pianificazione del territorio ed alla individuazione delle maggiori risorse idriche sotterranee che richieste dalla crescente antropizzazione dell’area.

Bonifiche ed acque sotterranee / Corniello, Alfonso. - 1:(2013), pp. 137-153.

Bonifiche ed acque sotterranee

CORNIELLO, ALFONSO
2013

Abstract

Le importanti opere di bonifica portate a termine in Piana Campana negli anni tra l’Ottocento e la seconda metà del Novecento hanno sottratto ampi territori al disordine idraulico ed all’impaludamento. Queste zone, prima quasi del tutto disabitate, hanno accolto una fiorente attività agricola a cui si sono via via associati un tessuto urbano sempre più vasto ed una diffusa industrializzazione. In provincia di Napoli, ad esempio, il confronto tra cartografie storiche dell’uso delle terre mostra che dal 1956 al 1998 la superficie urbana provinciale è aumentata del 350 %. Tutto ciò ha comportato una forte pressione sulle acque sotterranee in termini quantitativi, per la crescita dei prelievi dalle falde, e qualitativi per il moltiplicarsi delle fonti di potenziale inquinamento. Gli stessi canali di bonifica, talora divenuti ricettori di acque reflue di varia origine, determinano a luoghi concentrazioni di carichi inquinanti in grado di vulnerare le falde. Di seguito vengono illustrate due situazioni di aree bonificate, ricadenti in contesti ambientali diversi: la prima, relativa alla zona orientale di Napoli, evidenzia la necessità di seguire nel tempo la dinamica delle falde soprattutto in aree soggette a forti prelievi. Il secondo caso riguarda la piana (in destra idrografica) del basso Volturno e mostra come l’insieme delle conoscenze idrogeologiche possa fornire utili indirizzi alla pianificazione del territorio ed alla individuazione delle maggiori risorse idriche sotterranee che richieste dalla crescente antropizzazione dell’area.
2013
Bonifiche ed acque sotterranee / Corniello, Alfonso. - 1:(2013), pp. 137-153.
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