Riconoscere che lo spazio può interagire con l’uomo significa elaborare delle relazioni: progettare l’interno architettonico, quindi, significa individuare i motivi che inducono l’uomo a dotarsi di spazi e, di seguito oltre a studiare i modi in cui li utilizzerà, disporli secondo una forma significante. Questa attitudine non significa fermarsi al limite che separa l’interno architettonico dall’esterno, ma invita piuttosto a considerare l’habitat dell’uomo come tutto un continuo, gerarchizzandone i comportamenti a partire dalla sfera del privato fino a quella delle più ampie relazioni pubbliche e sociali. Lo spazio della città, pertanto, non si percepisce in modo diverso dall’interno dove l’uomo vive, ma piuttosto come la logica estensione dei suoi bisogni e delle sue aspirazioni. Se ammettiamo che per quanto concerne lo spazio domestico la configurazione di uno spazio è definita dalla cultura dell’abitare, come si è evoluta storicamente in una società e dalle attività che gli individui vi realizzano, allora una casa rappresenta l’autentico contenitore della vita umana e ne assimila e riflette ogni espressione. Il termine domus, secondo Joseph Rykwert, non si traduce solo con il significato di casa ma anche con quello di famiglia, evidenziando le strette relazioni tra l’uomo, la sua memoria ed il luogo in cui vive. La casa, inoltre, è un luogo che stabilisce limiti molto precisi –quello della concentrazione e dell’interiorità- giacché si propone al suo abitante come un’oasi che lo isola dal caos circostante. Nel tempo lo spazio architettonico non mantiene inalterata la sua fisionomia: l’architettura, piuttosto, deve rendersi disponibile al rinnovamento ed a un progressivo affinamento dei requisiti che offre per accogliere gli uomini ed il loro mondo di relazioni. Questa propensione dell’organismo spaziale a riformularsi d’accordo ai bisogni umani storicamente cangianti, riflette, in realtà, una condizione oikologica che l’edificio deve svelare con forza costitutiva. Per questa stessa forte personalità oikologica lo spazio architettonico riesce a soddisfare con esito i bisogni espressi dalle domande dell’abitare. Quando parliamo di carattere oikologico ci riferiamo al’’intrinseca inclinazione della fabbrica a dar vita a condizioni per un habitat umano in relazione di equilibrio, continuità e reciprocità con il luogo e la società che le ospitano. Da questo punto di vista le tipologie che hanno caratterizzato le case italiche, come possiamo ancora leggere negli esempi delle città sepolte dal Vesuvio nel 79 d.C., possono esprimersi nel presente, e proiettarsi con esito nel futuro, mediante un progetto adeguato regolato da un metodo critico-ermeneutico che riveli il contenuto oikologico del complesso spaziale. Questo significato virtuoso continua a rappresentare un’opportunità per la realizzazione e attende di essere concretizzato grazie ad una sensibilità che interpreta l’opera in una prospettiva storico-culturale del presente e per questo acquisisce nuovi caratteri che non ne annullano la profonda identità, ma piuttosto la esaltano assegnandole una nuova desiderabile attualità.
Tracce antiche ed habitat contemporaneo / Cafiero, Gioconda. - (2013).
Tracce antiche ed habitat contemporaneo
CAFIERO, GIOCONDA
2013
Abstract
Riconoscere che lo spazio può interagire con l’uomo significa elaborare delle relazioni: progettare l’interno architettonico, quindi, significa individuare i motivi che inducono l’uomo a dotarsi di spazi e, di seguito oltre a studiare i modi in cui li utilizzerà, disporli secondo una forma significante. Questa attitudine non significa fermarsi al limite che separa l’interno architettonico dall’esterno, ma invita piuttosto a considerare l’habitat dell’uomo come tutto un continuo, gerarchizzandone i comportamenti a partire dalla sfera del privato fino a quella delle più ampie relazioni pubbliche e sociali. Lo spazio della città, pertanto, non si percepisce in modo diverso dall’interno dove l’uomo vive, ma piuttosto come la logica estensione dei suoi bisogni e delle sue aspirazioni. Se ammettiamo che per quanto concerne lo spazio domestico la configurazione di uno spazio è definita dalla cultura dell’abitare, come si è evoluta storicamente in una società e dalle attività che gli individui vi realizzano, allora una casa rappresenta l’autentico contenitore della vita umana e ne assimila e riflette ogni espressione. Il termine domus, secondo Joseph Rykwert, non si traduce solo con il significato di casa ma anche con quello di famiglia, evidenziando le strette relazioni tra l’uomo, la sua memoria ed il luogo in cui vive. La casa, inoltre, è un luogo che stabilisce limiti molto precisi –quello della concentrazione e dell’interiorità- giacché si propone al suo abitante come un’oasi che lo isola dal caos circostante. Nel tempo lo spazio architettonico non mantiene inalterata la sua fisionomia: l’architettura, piuttosto, deve rendersi disponibile al rinnovamento ed a un progressivo affinamento dei requisiti che offre per accogliere gli uomini ed il loro mondo di relazioni. Questa propensione dell’organismo spaziale a riformularsi d’accordo ai bisogni umani storicamente cangianti, riflette, in realtà, una condizione oikologica che l’edificio deve svelare con forza costitutiva. Per questa stessa forte personalità oikologica lo spazio architettonico riesce a soddisfare con esito i bisogni espressi dalle domande dell’abitare. Quando parliamo di carattere oikologico ci riferiamo al’’intrinseca inclinazione della fabbrica a dar vita a condizioni per un habitat umano in relazione di equilibrio, continuità e reciprocità con il luogo e la società che le ospitano. Da questo punto di vista le tipologie che hanno caratterizzato le case italiche, come possiamo ancora leggere negli esempi delle città sepolte dal Vesuvio nel 79 d.C., possono esprimersi nel presente, e proiettarsi con esito nel futuro, mediante un progetto adeguato regolato da un metodo critico-ermeneutico che riveli il contenuto oikologico del complesso spaziale. Questo significato virtuoso continua a rappresentare un’opportunità per la realizzazione e attende di essere concretizzato grazie ad una sensibilità che interpreta l’opera in una prospettiva storico-culturale del presente e per questo acquisisce nuovi caratteri che non ne annullano la profonda identità, ma piuttosto la esaltano assegnandole una nuova desiderabile attualità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.