Tel Aviv è la città con la più alta concentrazione di architetture ispirate dalla poetica del Movimento Moderno meritando, così, la nomina a Sito Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO nel 2003. A differenza di altre città moderniste, però, essa accoglie nelle sue case bianche altri significati che gli Ebrei portarono con sé lasciando l'Europa per "salire" in Eretz Israel agli inizi del XX secolo. Uno spostamento fisico e spirituale nella costante ricerca di un'identità nuova e finalmente moderna e che prepotentemente si insinuò nell'architettura, la cui importanza storica e culturale, però, non ha avuto, nel nostro Paese, l'attenzione che merita. Questo libro vuol rimediare a questa distrazione, proponendo un'approfondita analisi critica ed un'accurata documentazione fotografica ed iconografica in grado di raccontare l'intensa produzione degli architetti ebrei che, tornati in Israele dopo aver studiato alla Bauhaus e aver lavorato con Mendelsohn, Le Corbusier, Bruno Taut, promossero lo spirito modernista adattandolo a condizioni culturali e geografiche uniche, costruendo una "città bianca" che non somiglia a nessun'altra e che inconsapevolmente è diventata quasi il simbolo della modernità del popolo ebreo. Il "continuo andare" si è fermato in cima alla collina dove gli Ebrei della Diaspora hanno costruito una città ricostruendo se stessi e ridisegnando la propria identità senza tradirla. Tel Aviv è il bianco nella luce accecante del Medio Oriente, la nuova geografia dell'architettura moderna, l'antica Patria ricostruita di cemento sulla sabbia.
La collina della primavera. L'architettura moderna di Tel Aviv / Freda, Gianluigi. - (2011), pp. 15-146.
La collina della primavera. L'architettura moderna di Tel Aviv.
FREDA, GIANLUIGI
2011
Abstract
Tel Aviv è la città con la più alta concentrazione di architetture ispirate dalla poetica del Movimento Moderno meritando, così, la nomina a Sito Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO nel 2003. A differenza di altre città moderniste, però, essa accoglie nelle sue case bianche altri significati che gli Ebrei portarono con sé lasciando l'Europa per "salire" in Eretz Israel agli inizi del XX secolo. Uno spostamento fisico e spirituale nella costante ricerca di un'identità nuova e finalmente moderna e che prepotentemente si insinuò nell'architettura, la cui importanza storica e culturale, però, non ha avuto, nel nostro Paese, l'attenzione che merita. Questo libro vuol rimediare a questa distrazione, proponendo un'approfondita analisi critica ed un'accurata documentazione fotografica ed iconografica in grado di raccontare l'intensa produzione degli architetti ebrei che, tornati in Israele dopo aver studiato alla Bauhaus e aver lavorato con Mendelsohn, Le Corbusier, Bruno Taut, promossero lo spirito modernista adattandolo a condizioni culturali e geografiche uniche, costruendo una "città bianca" che non somiglia a nessun'altra e che inconsapevolmente è diventata quasi il simbolo della modernità del popolo ebreo. Il "continuo andare" si è fermato in cima alla collina dove gli Ebrei della Diaspora hanno costruito una città ricostruendo se stessi e ridisegnando la propria identità senza tradirla. Tel Aviv è il bianco nella luce accecante del Medio Oriente, la nuova geografia dell'architettura moderna, l'antica Patria ricostruita di cemento sulla sabbia.File | Dimensione | Formato | |
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