Le più recenti acquisizioni sul De bello Neapolitano di G. Pontano hanno messo in luce il complesso processo di stratificazione, aggiustamento, ampliamento attraverso cui l’umanista scrive la sua opera, mostrando, appunto, come gli additamenta nel codice autografo consentano un’indagine sui livelli stratigrafici toccati dall’opera nel suo processo di elaborazione e ne illuminano anche i rapporti intercorrenti tra l’opera storica e la precettistica dello scrivere storia spiegata dal Pontano nel dialogo intitolato Actius. L’ipotesi che il Pontano abbia messo mano a questa storia intorno al 1465, l’abbia ripresa intorno al 1480-82 e poi ancora nel 1495-1499 (quando ne inviò degli estratti a Battista Spagnoli) e che ancora lo tenesse tra le mani nel 1503 poco prima della sua morte è documentata e plausibile. Eppure proprio la valutazione come opera nata nel suo nucleo originario negli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto, rigenerata e completata nel corso di una vita attraverso additamenta e revisioni, appiattisce l’aspetto ideologico innegabilmente presente nella scrittura pontaniana. La relazione in questione promuove una riflessione critica proprio sugli aspetti ideologici della scrittura storica pontaniana, ed in particolare sull’esordio del De bello Neapolitano, una prefazione, che non fornisce ragioni e direttive metodologiche della scrittura storica, ma fornisce un quadro della storia coeva e dell’Italia che alla morte di Alfonso.
Gli aspetti ideologici dell’esordio del De Bello Neapolitano / Iacono, Antonietta. - (2015). (Intervento presentato al convegno "Et antea et postea". Politica e ideologia nella Napoli aragonese tenutosi a Accademia Pontaniana nel 1-2 ottobre 2015).
Gli aspetti ideologici dell’esordio del De Bello Neapolitano
IACONO, ANTONIETTA
2015
Abstract
Le più recenti acquisizioni sul De bello Neapolitano di G. Pontano hanno messo in luce il complesso processo di stratificazione, aggiustamento, ampliamento attraverso cui l’umanista scrive la sua opera, mostrando, appunto, come gli additamenta nel codice autografo consentano un’indagine sui livelli stratigrafici toccati dall’opera nel suo processo di elaborazione e ne illuminano anche i rapporti intercorrenti tra l’opera storica e la precettistica dello scrivere storia spiegata dal Pontano nel dialogo intitolato Actius. L’ipotesi che il Pontano abbia messo mano a questa storia intorno al 1465, l’abbia ripresa intorno al 1480-82 e poi ancora nel 1495-1499 (quando ne inviò degli estratti a Battista Spagnoli) e che ancora lo tenesse tra le mani nel 1503 poco prima della sua morte è documentata e plausibile. Eppure proprio la valutazione come opera nata nel suo nucleo originario negli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto, rigenerata e completata nel corso di una vita attraverso additamenta e revisioni, appiattisce l’aspetto ideologico innegabilmente presente nella scrittura pontaniana. La relazione in questione promuove una riflessione critica proprio sugli aspetti ideologici della scrittura storica pontaniana, ed in particolare sull’esordio del De bello Neapolitano, una prefazione, che non fornisce ragioni e direttive metodologiche della scrittura storica, ma fornisce un quadro della storia coeva e dell’Italia che alla morte di Alfonso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.