«Non osiamo dire la Provvidenza». Manzoni, o della cicatricosa fortuna

Tutti i romanzi, e in special modo quelli della modernità, esibiscono, secondo dosaggi e gradazioni differenti, sia sliding doors che revolving doors: porte che chiudono al possibile, porte che aprono al possibile. E anche I promessi sposi sono fatti di attrezzerie varie, di viti, di incastri, di puntelli: di «contingenze decisive» (secondo il Doležel di Heterocosmica), di eventi che veri candosi simultaneamente e in un dato momento determinano in un senso o in un altro il corso della storia. Certo, il risultato di avvenimenti fortuiti nell’opera di un autore cattolico ortodosso, ancorché giansenista, risulterà facilmente prevedibile, essendo mutato il paradigma: il caso – almeno nei termini in cui lo si intenderà di nuovo nel Novecento, ad esempio in Auster o Kundera – pare ormai del tutto escluso, è a Dio che spetta in ultima istanza la direzione d’ogni umana cosa.