I luoghi di una casa sono la concreta manifestazione dell’unità intrinseca di ogni reale organismo architettonico, non gli elementi di un aggregato collegati tra loro nella forma di un rapporto estrinseco tra parti isolatamente concepite. Così come la dimora non può essere banalmente ridotta a un contenitore entro cui coesistono ambienti specializzati connessi tra loro da elementi a loro volti preposti alla specifica funzione distributiva, allo stesso modo dimorare non significa fruire di spazi e apparati ordinati e articolati in modo da erogare prestazioni abitative rispondenti a particolari bisogni e necessità. Ogni luogo della casa, per essere veramente appropriato all’abitare umano, deve essere in grado di accogliere in sé ed esprimere l’essere della dimora nella sua unità, consentendo a chi lo abita di trovare un’apertura verso la realtà, una relazione tra le parti e il tutto e tra il microcosmo dell’interno domestico e l’intero universo. Se si dimentica questo principio aureo, che si trova incarnato nelle opere autenticamente architettoniche, si abdica all’arte del costruire e si nega all’uomo la possibilità di abitare. L’impegno progettuale, anche e soprattutto quello rivolto alla corretta valutazione degli aspetti funzionali, per ottenere esiti attendibili, deve inquadrare la soluzione dei problemi specifici nell’orizzonte unitario della dimora e mai affrontarli con la logica della compartimentazione specialistica. Quest’ultima, specialmente quando si esplica nelle sue forme più acritiche, rivela la tendenza a produrre vere e proprie aberrazioni, che ne testimoniano la radicale estraneità all’architettura. Si tratta di perversioni che non tardano a manifestarsi quando si cerca di edificare lo spazio dell’abitare come se si trattasse di un apparato strumentale preposto a rispondere in modo esclusivistico a bisogni astrattamente concepiti, in contrasto con l’unità dell’essere umano e del suo vissuto esistenziale. Se, per esempio, consideriamo il soggiorno, la natura unitaria dello spazio della dimora si rende oltremodo evidente. Si tratta di un luogo, infatti, che per definizione è fatto per accogliere, per consentire di stare al mondo nella forma propria dell’abitare. Nessuna qualificazione funzionale potrebbe restituirne il significato, perché al suo interno si apre un microcosmo in cui si inverano molteplici possibilità: la solitudine e il raccoglimento; l’accoglienza e l’incontro; lo studio e la concentrazione; la convivialità e il ristoro; il gioco e l’intrattenimento; il riposo e la contemplazione. Questa ricchezza di forme e di modi dell’abitare trova la sua condizione originaria nella capacità propria dell’architettura di assumere in sé la luce e gli altri elementi dell’universo, di ordinarli in modo da generare uno spazio di libertà e di senso, entro cui l’uomo, riconoscendolo come luogo congeniale al suo essere, possa sentirsi accolto e, a sua volta, sollecitato a prendersi cura di quella dimora irrinunciabile e ineludibile che è il nostro pianeta
La qualità oikogena dell’architettura. Lo spazio del soggiorno / Capozzi, Renato; Pampfil, Francoise. - (2017), pp. 0-176.
La qualità oikogena dell’architettura. Lo spazio del soggiorno.
CAPOZZI, RENATO;
2017
Abstract
I luoghi di una casa sono la concreta manifestazione dell’unità intrinseca di ogni reale organismo architettonico, non gli elementi di un aggregato collegati tra loro nella forma di un rapporto estrinseco tra parti isolatamente concepite. Così come la dimora non può essere banalmente ridotta a un contenitore entro cui coesistono ambienti specializzati connessi tra loro da elementi a loro volti preposti alla specifica funzione distributiva, allo stesso modo dimorare non significa fruire di spazi e apparati ordinati e articolati in modo da erogare prestazioni abitative rispondenti a particolari bisogni e necessità. Ogni luogo della casa, per essere veramente appropriato all’abitare umano, deve essere in grado di accogliere in sé ed esprimere l’essere della dimora nella sua unità, consentendo a chi lo abita di trovare un’apertura verso la realtà, una relazione tra le parti e il tutto e tra il microcosmo dell’interno domestico e l’intero universo. Se si dimentica questo principio aureo, che si trova incarnato nelle opere autenticamente architettoniche, si abdica all’arte del costruire e si nega all’uomo la possibilità di abitare. L’impegno progettuale, anche e soprattutto quello rivolto alla corretta valutazione degli aspetti funzionali, per ottenere esiti attendibili, deve inquadrare la soluzione dei problemi specifici nell’orizzonte unitario della dimora e mai affrontarli con la logica della compartimentazione specialistica. Quest’ultima, specialmente quando si esplica nelle sue forme più acritiche, rivela la tendenza a produrre vere e proprie aberrazioni, che ne testimoniano la radicale estraneità all’architettura. Si tratta di perversioni che non tardano a manifestarsi quando si cerca di edificare lo spazio dell’abitare come se si trattasse di un apparato strumentale preposto a rispondere in modo esclusivistico a bisogni astrattamente concepiti, in contrasto con l’unità dell’essere umano e del suo vissuto esistenziale. Se, per esempio, consideriamo il soggiorno, la natura unitaria dello spazio della dimora si rende oltremodo evidente. Si tratta di un luogo, infatti, che per definizione è fatto per accogliere, per consentire di stare al mondo nella forma propria dell’abitare. Nessuna qualificazione funzionale potrebbe restituirne il significato, perché al suo interno si apre un microcosmo in cui si inverano molteplici possibilità: la solitudine e il raccoglimento; l’accoglienza e l’incontro; lo studio e la concentrazione; la convivialità e il ristoro; il gioco e l’intrattenimento; il riposo e la contemplazione. Questa ricchezza di forme e di modi dell’abitare trova la sua condizione originaria nella capacità propria dell’architettura di assumere in sé la luce e gli altri elementi dell’universo, di ordinarli in modo da generare uno spazio di libertà e di senso, entro cui l’uomo, riconoscendolo come luogo congeniale al suo essere, possa sentirsi accolto e, a sua volta, sollecitato a prendersi cura di quella dimora irrinunciabile e ineludibile che è il nostro pianetaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.