Intervento sull’edizione critica dell’accurata versione italiana dell'Archivio di Babatha, a cura di Dorota Hartman. Si tratta della pubblicazione di un interessantissimo insieme di documenti: i testi in greco e la ketuba del secondo matrimonio della protagonista, che la traduzione mette a disposizione di un pubblico più ampio. Il testo dei cd. papiri Yadin, corrispondono, come è noto, al contenuto di una borsa di pelle ritrovata in un antro del deserto di Giuda, detto oggi, proprio per il ritrovamento, Cave of letters. La borsa apparteneva ad una ricca donna ebrea, di nome Babatha, che si era rifugiata nella grotta in occasione della terza guerra giudaica, durante la rivolta antiromana di Bar Kokhba, esplosa due anni dopo la visita di Adriano a Gerusalemme. Babatha muore senza riprendere possesso dei suoi beni. I documenti sono particolarmente interessanti perché mostrano da una parte le vicende familiari e patrimoniali della donna nei primi tempi della provincializzazione dell’Arabia romana, dall’altra dimostrano già forse nell’uso del greco un forte influsso del governo romano, una penetrazione che investì soprattutto le forme e i modi della tutela giurisdizionale più che il diritto sostanziale.
Seminario organizzato in occasione dell’uscita del libro Archivio di Babatha, a cura di Dorota Hartman / Masi, Carla. - (2017).
Seminario organizzato in occasione dell’uscita del libro Archivio di Babatha, a cura di Dorota Hartman
MASI, CARLA
2017
Abstract
Intervento sull’edizione critica dell’accurata versione italiana dell'Archivio di Babatha, a cura di Dorota Hartman. Si tratta della pubblicazione di un interessantissimo insieme di documenti: i testi in greco e la ketuba del secondo matrimonio della protagonista, che la traduzione mette a disposizione di un pubblico più ampio. Il testo dei cd. papiri Yadin, corrispondono, come è noto, al contenuto di una borsa di pelle ritrovata in un antro del deserto di Giuda, detto oggi, proprio per il ritrovamento, Cave of letters. La borsa apparteneva ad una ricca donna ebrea, di nome Babatha, che si era rifugiata nella grotta in occasione della terza guerra giudaica, durante la rivolta antiromana di Bar Kokhba, esplosa due anni dopo la visita di Adriano a Gerusalemme. Babatha muore senza riprendere possesso dei suoi beni. I documenti sono particolarmente interessanti perché mostrano da una parte le vicende familiari e patrimoniali della donna nei primi tempi della provincializzazione dell’Arabia romana, dall’altra dimostrano già forse nell’uso del greco un forte influsso del governo romano, una penetrazione che investì soprattutto le forme e i modi della tutela giurisdizionale più che il diritto sostanziale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.