Quando, in età murattiana, furono emanati a Napoli i primi provvedimenti per la disciplina del verde pubblico e privato lungo le nuove arterie progettate nel Regno dagli ingegneri di Ponti e Strade, non si cominciò dal nulla, poiché tali iniziative affondavano le radici nelle prime esperienze condotte per la capitale in ambito paesaggistico con la creazione della Villa Reale di Chiaia, del Real Orto Botanico e della ‘Passeggiata’ a Foria; ma, soprattutto, con l’adozione, da parte dei Francesi, del piano di ‘abbellimento’ già concepito da Vincenzo Ruffo nel 1789. La continuità tra l’idea di una ‘città-bosco’ proposta dall’architetto illuminista e il programma attuato dai napoleonidi per un’apertura della città verso le colline e il suburbio si concretizza nelle strade di Capodichino, Ponti Rossi, Capodimonte e Posillipo: queste arterie propongono panorami prima mai visti, richiedendo una particolare cura e disegno delle alberature che ne ornano i fronti, insieme con il controllo di qualsiasi episodio edilizio tale da offenderne la veduta; nel contempo, esse offrono nuovi spunti per l’iconografia urbana, esaltando valori ritenuti da sempre parte integrante dell’immagine di una città unica proprio in virtù del rapporto inscindibile tra golfo e territorio. Tali esperienze trovano conferma nei programmi della Restaurazione, venendone trasposti i principi nelle norme emanate da Ferdinando II, per primo in Italia, nel 1841 e nel 1842 a tutela di quelle stesse strade e, anzi, evolvendo nel rescritto che il sovrano firmerà nel 1853, finalizzato alla salvaguardia delle vedute a valle del corso Maria Teresa (l’attuale corso Vittorio Emanuele): del resto, nell’idea di Errico Alvino per quel lungo nastro viario pedemontano, tangente al nucleo storico da Mergellina a Capodimonte fino all’Arenaccia, era imprescindibile la tutela del panorama del golfo, prevedendosi anche un’ininterrotta fascia verde a valle del tratto verso Chiaia.
Il nuovo sguardo dalle colline al mare tra Sette e Ottocento: un primato napoletano nell’idea di salvaguardia del paesaggio urbano / Buccaro, Alfredo. - (2016). (Intervento presentato al convegno La Baia di Napoli. Strategie Integrate per la Conservazione e la Fruizione del Paesaggio Culturale tenutosi a Napoli, Edificio Congressi Università di Napoli Federico II nel 5-6 dicembre 2016).
Il nuovo sguardo dalle colline al mare tra Sette e Ottocento: un primato napoletano nell’idea di salvaguardia del paesaggio urbano
Alfredo Buccaro
2016
Abstract
Quando, in età murattiana, furono emanati a Napoli i primi provvedimenti per la disciplina del verde pubblico e privato lungo le nuove arterie progettate nel Regno dagli ingegneri di Ponti e Strade, non si cominciò dal nulla, poiché tali iniziative affondavano le radici nelle prime esperienze condotte per la capitale in ambito paesaggistico con la creazione della Villa Reale di Chiaia, del Real Orto Botanico e della ‘Passeggiata’ a Foria; ma, soprattutto, con l’adozione, da parte dei Francesi, del piano di ‘abbellimento’ già concepito da Vincenzo Ruffo nel 1789. La continuità tra l’idea di una ‘città-bosco’ proposta dall’architetto illuminista e il programma attuato dai napoleonidi per un’apertura della città verso le colline e il suburbio si concretizza nelle strade di Capodichino, Ponti Rossi, Capodimonte e Posillipo: queste arterie propongono panorami prima mai visti, richiedendo una particolare cura e disegno delle alberature che ne ornano i fronti, insieme con il controllo di qualsiasi episodio edilizio tale da offenderne la veduta; nel contempo, esse offrono nuovi spunti per l’iconografia urbana, esaltando valori ritenuti da sempre parte integrante dell’immagine di una città unica proprio in virtù del rapporto inscindibile tra golfo e territorio. Tali esperienze trovano conferma nei programmi della Restaurazione, venendone trasposti i principi nelle norme emanate da Ferdinando II, per primo in Italia, nel 1841 e nel 1842 a tutela di quelle stesse strade e, anzi, evolvendo nel rescritto che il sovrano firmerà nel 1853, finalizzato alla salvaguardia delle vedute a valle del corso Maria Teresa (l’attuale corso Vittorio Emanuele): del resto, nell’idea di Errico Alvino per quel lungo nastro viario pedemontano, tangente al nucleo storico da Mergellina a Capodimonte fino all’Arenaccia, era imprescindibile la tutela del panorama del golfo, prevedendosi anche un’ininterrotta fascia verde a valle del tratto verso Chiaia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.