Il saggio è diviso in due parti : nella prima vengono messe a fuoco alcune tipicità di carattere paleografico e codicologico che contraddistinguono il libro del mercante inteso come strumento di carattere tecnico-professionale, esaminando alcuni registri appartenenti al sistema contabile delle aziende commerciali fondate sul finire del Trecento da Francesco Datini; nella seconda si tratta del libro del mercante in un’accezione più ampia, presentando alcuni manoscritti di contenuto letterario che circolarono in ambienti mercanteschi, prevalentemente toscani, nella seconda metà del Trecento e lungo il corso del Quattrocento. Quei codici non sono esaminati per la loro fattura fisica, visto che si conformano coerentemente al modello del libro-zibaldone, che dominò sino al Cinquecento la produzione manoscritta privata in lingua volgare (cartacei, di formato medio, in scritture corsive quasi sempre mercantesche o di base mercantesca), ma piuttosto per la presenza in essi di alcune tracce, talvolta minutissime, in altri casi molto evidenti, che consentono di mettere a fuoco il sempre sfuggente rapporto di lettura che i mercanti che li commissionarono, li copiarono, li annotarono, avevano stabilito con essi, tanto da poter essere definiti, parafrasando una celebre espressione di Vittore Branca riferita all’attività mercantesca di copia, lettori per passione.
Il libro del mercante: tipicità ed eccezioni / Cursi, M.. - (2012), pp. 147-193. (Intervento presentato al convegno La produzione scritta tecnica e scientifica nel Medioevo: libro e documento tra scuole e professioni tenutosi a Fisciano-Salerno nel 28-30 settembre 2009).
Il libro del mercante: tipicità ed eccezioni
M. CURSI
2012
Abstract
Il saggio è diviso in due parti : nella prima vengono messe a fuoco alcune tipicità di carattere paleografico e codicologico che contraddistinguono il libro del mercante inteso come strumento di carattere tecnico-professionale, esaminando alcuni registri appartenenti al sistema contabile delle aziende commerciali fondate sul finire del Trecento da Francesco Datini; nella seconda si tratta del libro del mercante in un’accezione più ampia, presentando alcuni manoscritti di contenuto letterario che circolarono in ambienti mercanteschi, prevalentemente toscani, nella seconda metà del Trecento e lungo il corso del Quattrocento. Quei codici non sono esaminati per la loro fattura fisica, visto che si conformano coerentemente al modello del libro-zibaldone, che dominò sino al Cinquecento la produzione manoscritta privata in lingua volgare (cartacei, di formato medio, in scritture corsive quasi sempre mercantesche o di base mercantesca), ma piuttosto per la presenza in essi di alcune tracce, talvolta minutissime, in altri casi molto evidenti, che consentono di mettere a fuoco il sempre sfuggente rapporto di lettura che i mercanti che li commissionarono, li copiarono, li annotarono, avevano stabilito con essi, tanto da poter essere definiti, parafrasando una celebre espressione di Vittore Branca riferita all’attività mercantesca di copia, lettori per passione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.