Il lavoro ha l’obiettivo di misurare l’impatto della migrazione intellettuale sull’economia del Mezzogiorno. Secondo dati ISTAT, il numero dei migranti totali dal Sud al Centro-Nord è sostanzialmente invariato nel suo valore aggregato negli ultimi decenni. Tuttavia risulta essere crescente la parte dei migranti cosiddetti high-skilled. E’ dunque radicalmente mutata la struttura qualitativa del migrante tipo: se negli anni del secondo dopoguerra a migrare era soprattutto giovane manodopera proveniente dalle aree rurali del Mezzogiorno, oggi va aumentando il numero dei laureati e degli studenti universitari (immatricolati fuori regione) che si spostano dalle regioni meridionali e insulari, verso le regioni del centro e del nord del Paese. La letteratura sulla misurazione degli effetti derivanti dalla migrazione intellettuale permette di esaminare la problematica da almeno due diversi punti di vista: quella del brain drain che insiste sulle conseguenze negative che questo fenomeno genererebbe e quella del brain gain che evidenzia la possibile esistenza di un mutuo beneficio derivante dalle migrazioni per le aree di provenienza e le aree di destinazione. Il presente lavoro cerca di offrire un contributo al dibattito sulla misurazione degli effetti economici derivanti dalla migrazione high-skilled, dibattito sviluppato in ambito internazionale, focalizzando l’analisi sul caso Mezzogiorno.
Brain drain o Brain gain? Un tentativo di misurazione per il Mezzogiorno / Vecchione, Gaetano. - (2017), pp. 297-312.
Brain drain o Brain gain? Un tentativo di misurazione per il Mezzogiorno
gaetano vecchione
2017
Abstract
Il lavoro ha l’obiettivo di misurare l’impatto della migrazione intellettuale sull’economia del Mezzogiorno. Secondo dati ISTAT, il numero dei migranti totali dal Sud al Centro-Nord è sostanzialmente invariato nel suo valore aggregato negli ultimi decenni. Tuttavia risulta essere crescente la parte dei migranti cosiddetti high-skilled. E’ dunque radicalmente mutata la struttura qualitativa del migrante tipo: se negli anni del secondo dopoguerra a migrare era soprattutto giovane manodopera proveniente dalle aree rurali del Mezzogiorno, oggi va aumentando il numero dei laureati e degli studenti universitari (immatricolati fuori regione) che si spostano dalle regioni meridionali e insulari, verso le regioni del centro e del nord del Paese. La letteratura sulla misurazione degli effetti derivanti dalla migrazione intellettuale permette di esaminare la problematica da almeno due diversi punti di vista: quella del brain drain che insiste sulle conseguenze negative che questo fenomeno genererebbe e quella del brain gain che evidenzia la possibile esistenza di un mutuo beneficio derivante dalle migrazioni per le aree di provenienza e le aree di destinazione. Il presente lavoro cerca di offrire un contributo al dibattito sulla misurazione degli effetti economici derivanti dalla migrazione high-skilled, dibattito sviluppato in ambito internazionale, focalizzando l’analisi sul caso Mezzogiorno.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
2017_brain_drain_giannola.pdf
non disponibili
Licenza:
Accesso privato/ristretto
Dimensione
120.88 kB
Formato
Adobe PDF
|
120.88 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.