Essere un traduttore significa decidere di vestire i panni di un particolare tipo di lettore. E la conoscenza che si acquisisce attraverso la traduzione non è lo stessa di quella che si acquisisce attraverso la semplice lettura. Il traduttore è obbligato – e forse è in questo dovere autoimposto che il piacere del testo assume una natura più radicale, una juissance destabilizzante per il soggetto (cfr. Barthes 1973) – a leggere il testo da scrittore, ad affrontare a viso aperto i luoghi della resistenza e, al contempo, se stesso attraverso il dono della propria lingua-madre.
Tradurre, o il dono della lingua madre / Donadio, Paolo. - 1:(2021), pp. 298-303.
Tradurre, o il dono della lingua madre
Paolo Donadio
2021
Abstract
Essere un traduttore significa decidere di vestire i panni di un particolare tipo di lettore. E la conoscenza che si acquisisce attraverso la traduzione non è lo stessa di quella che si acquisisce attraverso la semplice lettura. Il traduttore è obbligato – e forse è in questo dovere autoimposto che il piacere del testo assume una natura più radicale, una juissance destabilizzante per il soggetto (cfr. Barthes 1973) – a leggere il testo da scrittore, ad affrontare a viso aperto i luoghi della resistenza e, al contempo, se stesso attraverso il dono della propria lingua-madre.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.