Essendo trascorsi venti anni dalla sua costituzione, è oggi possibile analizzare i risultati ottenuti dalla SGA, Società per la Gestione delle Attività del Banco di Napoli. Tale società, anche nota come la “bad bank” del Banco di Napoli, nel 1996 acquistò per 6,4 miliardi di euro crediti e attività di (presunto) difficile realizzo del Banco di Napoli. Lo studio, condotto attraverso l’esame dei bilanci annuali della SGA e interviste ai managers della stessa, evidenzia una storia di successo, atteso che, ad oggi, ha quasi completato il recupero delle attività, realizzando inizialmente delle perdite fino al 2003, anno a partire dal quale ha sempre (tranne che per un esercizio) conseguito utili. Attualmente la società dispone di circa 500 milioni di Euro di liquidità, somma che ha attirato l’interesse del MEF il quale nel maggio 2016 ha esercitato il pegno sulle azioni della Sga detenuto proprio in virtù del piano di “salvataggio” del Banco di Napoli, rilevando da Intesa Sanpaolo il 100% delle azioni della società per un importo di 600 mila euro. Questa circostanza ha stimolato un intenso dibattito anche sulla stampa nazionale sull’opportunità di utilizzare questa ingente liquidità per investirla nel fondo Atlante, destinato ad acquisire i crediti in sofferenza delle banche italiane (del centronord); alcuni studiosi, infatti, ritengono che si tratti di somme che nella controversa operazione di “salvataggio” (ovvero di “svendita” secondo questa ricostruzione) del Banco di Napoli sono state di fatto sottratte all’economia del Mezzogiorno. La ricerca analizza i fattori di successo della SGA, la cui attività si inquadra in contesto storico molto peculiare e che si è certamente giovata dell’apprezzamento del valore degli immobili dovuti all’introduzione all’euro e della crescita economica registrata almeno fino all’anno 2007. In ogni caso appare ancora valida l’osservazione secondo cui l’attività delle bad banks va valutata in un arco temporale alquanto lungo (almeno un decennio, se non di più).

(Not so) bad bank: i primi venti anni della Società Gestione Attività del Banco di Napoli / Maglio, Roberto; Rapone, Valerio; Rey, Andrea; Agliata, Francesco. - Atti del XIII Convegno SISR: Storie di banche e di istituzioni finanziarie in una prospettiva economico-aziendale:(2016), pp. 1-17. (Intervento presentato al convegno Storie di banche e di istituzioni finanziarie in una prospettiva economico-aziendale tenutosi a mantova nel novembre 2016) [10.17408/DIG.A01/590927].

(Not so) bad bank: i primi venti anni della Società Gestione Attività del Banco di Napoli

Roberto Maglio;Valerio Rapone;Andrea Rey;AGLIATA, FRANCESCO
2016

Abstract

Essendo trascorsi venti anni dalla sua costituzione, è oggi possibile analizzare i risultati ottenuti dalla SGA, Società per la Gestione delle Attività del Banco di Napoli. Tale società, anche nota come la “bad bank” del Banco di Napoli, nel 1996 acquistò per 6,4 miliardi di euro crediti e attività di (presunto) difficile realizzo del Banco di Napoli. Lo studio, condotto attraverso l’esame dei bilanci annuali della SGA e interviste ai managers della stessa, evidenzia una storia di successo, atteso che, ad oggi, ha quasi completato il recupero delle attività, realizzando inizialmente delle perdite fino al 2003, anno a partire dal quale ha sempre (tranne che per un esercizio) conseguito utili. Attualmente la società dispone di circa 500 milioni di Euro di liquidità, somma che ha attirato l’interesse del MEF il quale nel maggio 2016 ha esercitato il pegno sulle azioni della Sga detenuto proprio in virtù del piano di “salvataggio” del Banco di Napoli, rilevando da Intesa Sanpaolo il 100% delle azioni della società per un importo di 600 mila euro. Questa circostanza ha stimolato un intenso dibattito anche sulla stampa nazionale sull’opportunità di utilizzare questa ingente liquidità per investirla nel fondo Atlante, destinato ad acquisire i crediti in sofferenza delle banche italiane (del centronord); alcuni studiosi, infatti, ritengono che si tratti di somme che nella controversa operazione di “salvataggio” (ovvero di “svendita” secondo questa ricostruzione) del Banco di Napoli sono state di fatto sottratte all’economia del Mezzogiorno. La ricerca analizza i fattori di successo della SGA, la cui attività si inquadra in contesto storico molto peculiare e che si è certamente giovata dell’apprezzamento del valore degli immobili dovuti all’introduzione all’euro e della crescita economica registrata almeno fino all’anno 2007. In ogni caso appare ancora valida l’osservazione secondo cui l’attività delle bad banks va valutata in un arco temporale alquanto lungo (almeno un decennio, se non di più).
2016
9788866590927
(Not so) bad bank: i primi venti anni della Società Gestione Attività del Banco di Napoli / Maglio, Roberto; Rapone, Valerio; Rey, Andrea; Agliata, Francesco. - Atti del XIII Convegno SISR: Storie di banche e di istituzioni finanziarie in una prospettiva economico-aziendale:(2016), pp. 1-17. (Intervento presentato al convegno Storie di banche e di istituzioni finanziarie in una prospettiva economico-aziendale tenutosi a mantova nel novembre 2016) [10.17408/DIG.A01/590927].
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/719007
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