Questo saggio ricostruisce, la concatenazione delle mostre, antologiche e monografiche, che nel corso del Novecento (1911-1959) hanno proposto l’immagine del Seicento fiorentino, dalle quelle storiche organizzate da Ugo Ojetti (Il Ritratto italiano, 1911; La Pittura italiana del Sei e Settecento, 1922), a quelle “fasciste” (Mostra medicea, 1939; Il Cinquecento toscano, 1940), fino a quelle, sempre più frequenti, del secondo dopoguerra, culminate con le manifestazioni per Ludovico Cigoli nel 1959. Questo percorso, rivisitato in un contrappunto con i contemporanei svolgimenti degli studi specialistici, rivela come precocemente fossero stati individuati i caratteri peculiari dell’arte fiorentina secentesca: l’attenzione al “naturale” e, di conseguenza, la persistenza del “primato del disegno”, celebrato nel 1958 a Parigi con una fondamentale selezione dai disegni del Louvre appartenuti a Filippo Baldinucci; la vocazione solipsistica alla rappresentazione degli affetti e l’irrefrenabile vena burlesca, motivi entrambi che in seguito avrebbero indotto un letterato come Piero Bigongiari a dedicare alla pittura fiorentina la propria collezione e i propri studi. Dall’intreccio tra mostre e pubblicazioni scientifiche vengono però alla luce anche le difficoltà che per lungo tempo la critica ha avuto nell’inquadrare l’arte fiorentina di quel secolo, essendo fermamente ancorata alla tripartizione tra il naturalismo caravaggesco, il classicismo bolognese e il barocco romano.
Il Seicento fiorentino in mostra. Le origini (1911-1959) / Pizzorusso, Claudio. - (2019), pp. 197-216.
Il Seicento fiorentino in mostra. Le origini (1911-1959)
Claudio Pizzorusso
2019
Abstract
Questo saggio ricostruisce, la concatenazione delle mostre, antologiche e monografiche, che nel corso del Novecento (1911-1959) hanno proposto l’immagine del Seicento fiorentino, dalle quelle storiche organizzate da Ugo Ojetti (Il Ritratto italiano, 1911; La Pittura italiana del Sei e Settecento, 1922), a quelle “fasciste” (Mostra medicea, 1939; Il Cinquecento toscano, 1940), fino a quelle, sempre più frequenti, del secondo dopoguerra, culminate con le manifestazioni per Ludovico Cigoli nel 1959. Questo percorso, rivisitato in un contrappunto con i contemporanei svolgimenti degli studi specialistici, rivela come precocemente fossero stati individuati i caratteri peculiari dell’arte fiorentina secentesca: l’attenzione al “naturale” e, di conseguenza, la persistenza del “primato del disegno”, celebrato nel 1958 a Parigi con una fondamentale selezione dai disegni del Louvre appartenuti a Filippo Baldinucci; la vocazione solipsistica alla rappresentazione degli affetti e l’irrefrenabile vena burlesca, motivi entrambi che in seguito avrebbero indotto un letterato come Piero Bigongiari a dedicare alla pittura fiorentina la propria collezione e i propri studi. Dall’intreccio tra mostre e pubblicazioni scientifiche vengono però alla luce anche le difficoltà che per lungo tempo la critica ha avuto nell’inquadrare l’arte fiorentina di quel secolo, essendo fermamente ancorata alla tripartizione tra il naturalismo caravaggesco, il classicismo bolognese e il barocco romano.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Seicento fiorentino, 2019 light.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Documento in Post-print
Licenza:
Dominio pubblico
Dimensione
3.71 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.71 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.