Il cosiddetto Restauro del Moderno nasce quando il Progetto di Architettura sull’esistente rivolge la sua attenzione ad un Patrimonio oggi riconosciuto. Non ponendosi un discrimine cronologico, la tutela e la conservazione del patrimonio architettonico esistente di fatto già ricomprende tutto quanto ricada a giusto diritto nella definizione di ‘patrimonio’. Nello studio di tale patrimonio si è evidenziata, fin dagli albori della definizione di restauro del moderno, una particolare fragilità degli stessi, proprio in funzione della natura sperimentale della maggioranza di essi sia in relazione ai materiali impiegati, nella concezione strutturale ‘estrema’ di molti di essi, sia anche nella natura ‘specialistica’ delle funzioni attribuite. La produzione dell’architettura del moderno e in particolare del razionalismo, in Italia è coincisa con un periodo storico e politico estremamente segnato: il ventennio fascista. La coincidenza del programma politico con alcuni aspetti di quello architettonico fece in modo che l’architettura fosse usata in maniera palese come strumento di propaganda e di dimostrazione della modernità e propulsione al progresso propri del regime. Per una ovvia reazione, la critica architettonica dal secondo dopoguerra, alla caduta del fascismo calò uno stigma su architetture che in maniera forse troppo frettolosa vennero identificate come fasciste esse stesse. C’è stata quindi la necessità di una laicizzazione negli atteggiamenti degli architetti nei confronti di tutto questo periodo, che ha richiesto un tempo fisiologico atto ad acquisire una giusta prospettiva storica data dalla cronologica distanza dagli eventi sociali e politici degli anni del regime fascista per poter rendere giustizia a questa stagione dell’architettura. La sintesi tra le discipline del Restauro e della Progettazione Architettonica ci ha offerto ulteriore spunto per alcune riflessioni. Il confine tra didattica e ricerca fortunatamente non è così marcato come talvolta si vorrebbe e i temi sui quali portare avanti una indagine hanno riportato naturalmente a rivolgersi verso un grande laboratorio di sperimentazione quale è stato negli anni ’30 del Novecento il grande cantiere della Mostra Italiana delle terre d’Oltremare a Napoli.

Restauro del Moderno. L’esperienza didattica e di ricerca sulla Mostra d’Oltremare di Napoli / DE MARTINO, Gianluigi; Multari, Giovanni. - (2019), pp. 145-145. (Intervento presentato al convegno VIII Forum ProArch. IL PROGETTO DI ARCHITETTURA COME INTERSEZIONE DI SAPERI, Per una nozione rinnovata di Patrimonio tenutosi a Napoli nel 21-23 Novembre 2019).

Restauro del Moderno. L’esperienza didattica e di ricerca sulla Mostra d’Oltremare di Napoli

Gianluigi de Martino;Giovanni Multari
2019

Abstract

Il cosiddetto Restauro del Moderno nasce quando il Progetto di Architettura sull’esistente rivolge la sua attenzione ad un Patrimonio oggi riconosciuto. Non ponendosi un discrimine cronologico, la tutela e la conservazione del patrimonio architettonico esistente di fatto già ricomprende tutto quanto ricada a giusto diritto nella definizione di ‘patrimonio’. Nello studio di tale patrimonio si è evidenziata, fin dagli albori della definizione di restauro del moderno, una particolare fragilità degli stessi, proprio in funzione della natura sperimentale della maggioranza di essi sia in relazione ai materiali impiegati, nella concezione strutturale ‘estrema’ di molti di essi, sia anche nella natura ‘specialistica’ delle funzioni attribuite. La produzione dell’architettura del moderno e in particolare del razionalismo, in Italia è coincisa con un periodo storico e politico estremamente segnato: il ventennio fascista. La coincidenza del programma politico con alcuni aspetti di quello architettonico fece in modo che l’architettura fosse usata in maniera palese come strumento di propaganda e di dimostrazione della modernità e propulsione al progresso propri del regime. Per una ovvia reazione, la critica architettonica dal secondo dopoguerra, alla caduta del fascismo calò uno stigma su architetture che in maniera forse troppo frettolosa vennero identificate come fasciste esse stesse. C’è stata quindi la necessità di una laicizzazione negli atteggiamenti degli architetti nei confronti di tutto questo periodo, che ha richiesto un tempo fisiologico atto ad acquisire una giusta prospettiva storica data dalla cronologica distanza dagli eventi sociali e politici degli anni del regime fascista per poter rendere giustizia a questa stagione dell’architettura. La sintesi tra le discipline del Restauro e della Progettazione Architettonica ci ha offerto ulteriore spunto per alcune riflessioni. Il confine tra didattica e ricerca fortunatamente non è così marcato come talvolta si vorrebbe e i temi sui quali portare avanti una indagine hanno riportato naturalmente a rivolgersi verso un grande laboratorio di sperimentazione quale è stato negli anni ’30 del Novecento il grande cantiere della Mostra Italiana delle terre d’Oltremare a Napoli.
2019
978-88-909054-8-3
Restauro del Moderno. L’esperienza didattica e di ricerca sulla Mostra d’Oltremare di Napoli / DE MARTINO, Gianluigi; Multari, Giovanni. - (2019), pp. 145-145. (Intervento presentato al convegno VIII Forum ProArch. IL PROGETTO DI ARCHITETTURA COME INTERSEZIONE DI SAPERI, Per una nozione rinnovata di Patrimonio tenutosi a Napoli nel 21-23 Novembre 2019).
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