Il comportamento economico diviene all’interno di un tessuto relaziona-le in continua evoluzione che, mentre genera vincoli all’azione intenzionale, fornisce altresì opportunità e risorse. Tale constatazione, troppo spesso ignorata dagli studiosi di economia, produce rilevanti implicazioni per l’analisi delle modalità secondo cui le imprese conseguono il successo. Adottando un approccio che innesta, sui più recenti sviluppi teorici degli studi di strategia, il contributo degli studi di sociologia economica in chiave strutturalista, questo volume esplora le implicazioni suddette in una prospettiva che esalta il ruolo del complesso intreccio di relazioni interpersonali e interorganizzative sotteso al comportamento strategico e alla performance delle imprese. Il primo building block dell’approccio proposto è costituito dalla re-source-based view (RBV) e dai più recenti sviluppi di essa, sia quelli che scaturiscono dalla speciale enfasi riposta sulle risorse di conoscenza, sia quelli da ricondursi alle propaggini strategiche dell’evolutionary economics, che emergono dal recupero di rilevanti aspetti della visione schumpeteriana. Le impostazioni resource-based offrono un rilevante apporto alla spiegazione del vantaggio competitivo, riconducendo i differenziali di performance interimpresa all’eterogeneità esistente tra le unità competitive sotto il profilo delle rispettive dotazioni di risorse e delle capacità organizzative per l’utilizzazione e la combinazione delle risorse medesime, evidenziando altresì la necessità di una continua evoluzione della base di competenze aziendale, che esige lo sviluppo di dynamic capabilities. L’intera costruzione teorica re-source-based è imperniata sull’assunto dell’unicità delle singole imprese. Eretto sul concetto simoniano di bounded rationality, tale assunto marca una significativa asimmetria rispetto alla teoria economica neoclassica, che fonda invece sulle assunzioni della rational choice. Tuttavia, affondando comunque le radici negli studi di economia, la RBV non inquadra correttamente i contesti relazionali dell’agire economico. A tali contesti, di converso, è attribuito un ruolo di primo piano dai sostenitori dell’embeddedness. Maturata nel quadro di una crescente insoddisfazione per i modelli proposti dall’ortodossia economica e mirando altresì a superare i limiti di impostazioni ‘revisioniste’ come la teoria dei costi di transazione, la prospettiva teorica dell’embeddedness enfatizza la necessità di una più stretta integrazione tra economia e sociologia, che consegue alla rilevanza assunta dalle variabili di ordine sociale per la spiegazione dei pro-cessi decisionali e dell’azione in campo economico. Riprendendo dichiaratamente il programma weberiano, che inquadra l’azione economica quale rilevante categoria di azione sociale, essa è in grado di fornire allo studioso di strategia le categorie concettuali necessarie a superare i limiti derivanti dall’atomizzazione sociale imperante negli studi di economia. Il rifiuto di due capisaldi della teoria della scelta razionale, quali l’individualismo metodologico e l’esclusiva rilevanza riconosciuta alle variabili e agli obiettivi di carattere economico, caratterizzano il modello di spiegazione del comporta-mento economico avanzato dalla teoria dell’embeddedness. Riconoscendo la natura intenzionale dell’azione, essa non rigetta in toto le assunzioni della scelta razionale; purtuttavia contribuisce a demolire il ‘mito’ della rational choice evidenziando i vincoli alla razionalità che scaturiscono dal radica-mento dell’azione economica nelle relazioni e nelle strutture sociali. Le due prospettive teoriche indicate - e le spiegazioni dell’agire economico sottese ad esse - presentano rilevanti aspetti di complementarità per quanto attiene all’analisi del comportamento strategico delle imprese. Maturata sul terreno fertile assicurato dal comune rifiuto del dogma della razionalità assoluta, che tuttavia non pregiudica il riconoscimento dell’intenzionalità dell’azione, tale complementarità si esprime nelle superiori potenzialità in-terpretative di un approccio che, essendo informato ai presupposti teorici delle due prospettive, consente un’analisi più accurata delle possibili fonti di eterogeneità interimpresa - e, per questa via, delle determinanti del successo. La teoria dell’embeddedness può offrire invero significativi apporti agli studi di strategia in prospettiva resource-based, correggendo le distorsioni interpretative derivanti proprio da quella accentuata focalizzazione degli aspetti aziendali interni che caratterizza la RBV, rischiando di renderne oltremodo circoscritta la prospettiva. Sottolineando come l’azione strategica delle imprese sia di fatto radicata all’interno di contesti relazionali portatori degli assets necessari per competere, la prospettiva teorica dell’embeddedness contribuisce alla spiegazione dell’origine e della persistenza del vantaggio competitivo evidenziando il ruolo delle risorse e delle competenze che emergono da aspetti tradizionalmente negletti dai sostenitori degli approcci resource-based. In concreto, infatti, le relazioni sociali sono in grado di introdurre rile-vanti ‘imperfezioni’ nei processi competitivi, generando opportunità e limitazioni che risultano strettamente connesse ai più ampi contesti relazionali da cui esse emergono. Ciò genera significative asimmetrie tra gli attori competitivi, mentre la ridotta penetrabilità e replicabilità dei contesti relazionali, uni-ta all’imperfetta riproducibilità delle peculiari condizioni spazio-temporali entro cui divengono i processi relazionali, pongono le premesse per la persistenza dei conseguenti vantaggi competitivi. In una prospettiva resource-based, particolare rilevanza assumono le asimmetrie interimpresa determina-te dall’embeddedness sotto il profilo tanto del patrimonio di risorse e competenze posseduto dalle singole organizzazioni - o comunque mobilitabile da esse, attraverso fitte architetture relazionali, per il raggiungimento delle finalità aziendali - quanto delle capacità organizzative che attengono all’impiego efficiente ed efficace di tali assets. Questo lavoro articola la piattaforma teorica sin qui succintamente e-sposta e trae stimoli da essa per l’analisi delle strategie relazionali delle im-prese. Ferma restando l’impossibilità di districare compiutamente l’intreccio delle relazioni interpersonali e interorganizzative che è sotteso all’agire strategico, l’analisi privilegia le relazioni interimpresa, in primo luogo quelle caratterizzate dall’esistenza di contenuti di reale collaborazione tra le organizzazioni partecipanti. L’attenzione è concentrata sulle alleanze strategiche e sulle reti di imprese, qui intese come reti di alleanze strategiche. Ne emerge una spiegazione del ricorso delle imprese alla collaborazione che è impernia-ta sul ruolo delle risorse ma non trascura le strutture sociali entro cui divengono le strategie aziendali. In particolare, adottando una prospettiva knowledge-based, l’apporto delle relazioni interimpresa alla generazione del vantaggio competitivo è ricondotto alle superiori potenzialità della collaborazione interorganizzativa per quanto attiene al reperimento e/o alla generazione delle risorse di conoscenza necessarie a fronteggiare un ambiente esterno che presenta gradi crescenti di dinamicità e di incertezza. Nella visione proposta, inoltre, la collaborazione tra imprese è non sol-tanto una fonte primaria delle risorse necessarie per competere ma, al con-tempo, una preziosa leva in grado di accrescere le potenzialità della complessiva manovra strategica aziendale in virtù delle caratteristiche di ridotta imitabilità e difficile sostituibilità che sono proprie delle singole alleanze – e, soprattutto, di più complesse architetture reticolari. A ciò si aggiunga che un compiuto sfruttamento del potenziale insito nella collaborazione in termini di accesso alla conoscenza dei partner, apprendimento e coproduzione di conoscenza può aprire la strada a vantaggi competitivi la cui tenuta nel tempo scaturisce non già dalla presenza di meccanismi di isolamento ma dalla capacità delle relazioni di garantire con continuità quei flussi di risorse che consentono alle imprese di far evolvere la competence base in parallelo con le dinamiche che attengono al mercato, alla tecnologia e alle ulteriori varia-bili ambientali. Se tali considerazioni inducono, in chiave normativa, a indi-rizzare le imprese verso comportamenti strategici ad elevata intensità relazionale, la concreta praticabilità di tali strategie e la probabilità che queste conducano al successo sono strettamente dipendenti dal possesso delle capacità organizzative necessarie alla gestione delle singole alleanze e di più articolate reti di imprese. In proposito, l’osservazione delle dinamiche in atto in un crescente nu-mero di settori lascia intravedere il progressivo spostamento da una competizione tra singole imprese ad una network competition. In simili contesti la re-te assurge ad unità competitiva ed emerge il ruolo cruciale delle imprese centrali, che tengono le redini di architetture interimpresa in virtù di superiori capacità relazionali. L’attività di ricerca che ha ad oggetto le capacità relazionali dell’impresa centrale costituisce una frontiera di primario interesse nel dibattito scientifico internazionale in materia di strategia e di relazioni tra imprese. Essa presenta ricadute di spessore, a livello sia teorico sia manageriale. In cospetto di contesti competitivi caratterizzati dalla diffusione crescente di comportamenti strategici imperniati sul ricorso estensivo alla collaborazione interorganizzativa, l’analisi delle relational capabilities può offri-re invero apporti di rilievo alla comprensione delle fonti dell’eterogeneità tra imprese. In tal senso essa assume una posizione centrale nell’impianto complessivo di questo lavoro, mentre si presta a generare immediate implicazioni normative per il management concretamente impegnato nella costruzione e nel governo strategico di architetture reticolari interimpresa. Una rassegna della recente letteratura, in materia di strategia e di organizzazione, segnala alcuni rilevanti contributi all’analisi delle capacità relazionali. Questi, tuttavia, non sempre colgono le specificità connesse alla gestione di una rete di alleanze. Permane, dunque, la necessità di schemi analitici in grado di ispirare una ricerca circoscritta ai soli aspetti realmente cruciali per il governo strategico delle reti di imprese. La robustezza dei fonda-menti teorici e la parsimonia dei modelli, unitamente alla possibilità di concreta operazionalizzazione dei costrutti chiave, appaiono elementi indispensabili per innescare una ricerca empirica mirata e rigorosa. Questo lavoro muove un passo nelle direzioni indicate, fornendo i lineamenti di uno schema di analisi che avanza il ruolo delle capacità relazionali quali fonti dinamiche del vantaggio competitivo. Esso emerge da una recente indagine empirica, condotta su un campione di produttori italiani di arredamento ad elevato contenuto di design, ed attende successivi affinamenti e ulteriori occasioni di verifica empirica. Il volume è articolato in cinque capitoli. Ciascuno di essi è corredato da un’introduzione che inquadra il capitolo nel più ampio piano del lavoro e ne sintetizza il contenuto. La prima parte del volume è dedicata alle due prospettive che danno corpo all’impianto teorico di questo studio. Il capitolo 1 espone i cardini della visione resource-based e i successivi sviluppi di essa. Il capitolo 2, invece, parte da una veloce analisi del rapporto tra economia e sociologia per introdurre la teoria dell’embeddedness, di cui declina alcune implicazioni rilevanti dall’angolo visuale dello studioso di strategia. Particolare attenzione è dedicata alla forza dei legami, ai rapporti tra connotati strut-turali delle reti sociali e vantaggio competitivo, e all’analisi delle forme network-based di organizzazione delle attività economiche. Capitalizzando sulla discussione svolta nei due capitoli precedenti, il capitolo 3 avanza una spiegazione del comportamento relazionale delle imprese che è ispirata tanto ai presupposti teorici della visione resource-based (e, segnatamente, knowledge-based) della strategia quanto alla teoria dell’embeddedness. L’analisi svolta conduce ad evidenziare la superiore valenza strategica delle alleanze e delle reti di imprese per il conseguimento di vantaggi competitivi sostenibili. Il capitolo 4 discute il recente fenomeno della network competition, il profilo strategico dell’impresa centrale e le capacità relazionali di quest’ultima. Una rilevante capacità relazionale, concernente il governo dell’intera architettura delle relazioni nella maniera funzionale a sostenere, nel tempo, la capacità di innovazione dell’impresa centrale, è esaminata nel capitolo 5. Utilizzando i riscontri offerti da una recente indagine empirica, esso evidenzia le superiori potenzialità strategiche di una rete ‘duale’. Facendo leva su una simile architettura relazionale, l’impresa centrale può conseguire un vantaggio competitivo concretamente sostenibile, perché fondato su una capacità di innovazione realmente dinamica.
Strategia, reti di imprese e capacità relazionali / Capaldo, A. - (2004), pp. I-XVI + 1-282.
Strategia, reti di imprese e capacità relazionali
CAPALDO A
2004
Abstract
Il comportamento economico diviene all’interno di un tessuto relaziona-le in continua evoluzione che, mentre genera vincoli all’azione intenzionale, fornisce altresì opportunità e risorse. Tale constatazione, troppo spesso ignorata dagli studiosi di economia, produce rilevanti implicazioni per l’analisi delle modalità secondo cui le imprese conseguono il successo. Adottando un approccio che innesta, sui più recenti sviluppi teorici degli studi di strategia, il contributo degli studi di sociologia economica in chiave strutturalista, questo volume esplora le implicazioni suddette in una prospettiva che esalta il ruolo del complesso intreccio di relazioni interpersonali e interorganizzative sotteso al comportamento strategico e alla performance delle imprese. Il primo building block dell’approccio proposto è costituito dalla re-source-based view (RBV) e dai più recenti sviluppi di essa, sia quelli che scaturiscono dalla speciale enfasi riposta sulle risorse di conoscenza, sia quelli da ricondursi alle propaggini strategiche dell’evolutionary economics, che emergono dal recupero di rilevanti aspetti della visione schumpeteriana. Le impostazioni resource-based offrono un rilevante apporto alla spiegazione del vantaggio competitivo, riconducendo i differenziali di performance interimpresa all’eterogeneità esistente tra le unità competitive sotto il profilo delle rispettive dotazioni di risorse e delle capacità organizzative per l’utilizzazione e la combinazione delle risorse medesime, evidenziando altresì la necessità di una continua evoluzione della base di competenze aziendale, che esige lo sviluppo di dynamic capabilities. L’intera costruzione teorica re-source-based è imperniata sull’assunto dell’unicità delle singole imprese. Eretto sul concetto simoniano di bounded rationality, tale assunto marca una significativa asimmetria rispetto alla teoria economica neoclassica, che fonda invece sulle assunzioni della rational choice. Tuttavia, affondando comunque le radici negli studi di economia, la RBV non inquadra correttamente i contesti relazionali dell’agire economico. A tali contesti, di converso, è attribuito un ruolo di primo piano dai sostenitori dell’embeddedness. Maturata nel quadro di una crescente insoddisfazione per i modelli proposti dall’ortodossia economica e mirando altresì a superare i limiti di impostazioni ‘revisioniste’ come la teoria dei costi di transazione, la prospettiva teorica dell’embeddedness enfatizza la necessità di una più stretta integrazione tra economia e sociologia, che consegue alla rilevanza assunta dalle variabili di ordine sociale per la spiegazione dei pro-cessi decisionali e dell’azione in campo economico. Riprendendo dichiaratamente il programma weberiano, che inquadra l’azione economica quale rilevante categoria di azione sociale, essa è in grado di fornire allo studioso di strategia le categorie concettuali necessarie a superare i limiti derivanti dall’atomizzazione sociale imperante negli studi di economia. Il rifiuto di due capisaldi della teoria della scelta razionale, quali l’individualismo metodologico e l’esclusiva rilevanza riconosciuta alle variabili e agli obiettivi di carattere economico, caratterizzano il modello di spiegazione del comporta-mento economico avanzato dalla teoria dell’embeddedness. Riconoscendo la natura intenzionale dell’azione, essa non rigetta in toto le assunzioni della scelta razionale; purtuttavia contribuisce a demolire il ‘mito’ della rational choice evidenziando i vincoli alla razionalità che scaturiscono dal radica-mento dell’azione economica nelle relazioni e nelle strutture sociali. Le due prospettive teoriche indicate - e le spiegazioni dell’agire economico sottese ad esse - presentano rilevanti aspetti di complementarità per quanto attiene all’analisi del comportamento strategico delle imprese. Maturata sul terreno fertile assicurato dal comune rifiuto del dogma della razionalità assoluta, che tuttavia non pregiudica il riconoscimento dell’intenzionalità dell’azione, tale complementarità si esprime nelle superiori potenzialità in-terpretative di un approccio che, essendo informato ai presupposti teorici delle due prospettive, consente un’analisi più accurata delle possibili fonti di eterogeneità interimpresa - e, per questa via, delle determinanti del successo. La teoria dell’embeddedness può offrire invero significativi apporti agli studi di strategia in prospettiva resource-based, correggendo le distorsioni interpretative derivanti proprio da quella accentuata focalizzazione degli aspetti aziendali interni che caratterizza la RBV, rischiando di renderne oltremodo circoscritta la prospettiva. Sottolineando come l’azione strategica delle imprese sia di fatto radicata all’interno di contesti relazionali portatori degli assets necessari per competere, la prospettiva teorica dell’embeddedness contribuisce alla spiegazione dell’origine e della persistenza del vantaggio competitivo evidenziando il ruolo delle risorse e delle competenze che emergono da aspetti tradizionalmente negletti dai sostenitori degli approcci resource-based. In concreto, infatti, le relazioni sociali sono in grado di introdurre rile-vanti ‘imperfezioni’ nei processi competitivi, generando opportunità e limitazioni che risultano strettamente connesse ai più ampi contesti relazionali da cui esse emergono. Ciò genera significative asimmetrie tra gli attori competitivi, mentre la ridotta penetrabilità e replicabilità dei contesti relazionali, uni-ta all’imperfetta riproducibilità delle peculiari condizioni spazio-temporali entro cui divengono i processi relazionali, pongono le premesse per la persistenza dei conseguenti vantaggi competitivi. In una prospettiva resource-based, particolare rilevanza assumono le asimmetrie interimpresa determina-te dall’embeddedness sotto il profilo tanto del patrimonio di risorse e competenze posseduto dalle singole organizzazioni - o comunque mobilitabile da esse, attraverso fitte architetture relazionali, per il raggiungimento delle finalità aziendali - quanto delle capacità organizzative che attengono all’impiego efficiente ed efficace di tali assets. Questo lavoro articola la piattaforma teorica sin qui succintamente e-sposta e trae stimoli da essa per l’analisi delle strategie relazionali delle im-prese. Ferma restando l’impossibilità di districare compiutamente l’intreccio delle relazioni interpersonali e interorganizzative che è sotteso all’agire strategico, l’analisi privilegia le relazioni interimpresa, in primo luogo quelle caratterizzate dall’esistenza di contenuti di reale collaborazione tra le organizzazioni partecipanti. L’attenzione è concentrata sulle alleanze strategiche e sulle reti di imprese, qui intese come reti di alleanze strategiche. Ne emerge una spiegazione del ricorso delle imprese alla collaborazione che è impernia-ta sul ruolo delle risorse ma non trascura le strutture sociali entro cui divengono le strategie aziendali. In particolare, adottando una prospettiva knowledge-based, l’apporto delle relazioni interimpresa alla generazione del vantaggio competitivo è ricondotto alle superiori potenzialità della collaborazione interorganizzativa per quanto attiene al reperimento e/o alla generazione delle risorse di conoscenza necessarie a fronteggiare un ambiente esterno che presenta gradi crescenti di dinamicità e di incertezza. Nella visione proposta, inoltre, la collaborazione tra imprese è non sol-tanto una fonte primaria delle risorse necessarie per competere ma, al con-tempo, una preziosa leva in grado di accrescere le potenzialità della complessiva manovra strategica aziendale in virtù delle caratteristiche di ridotta imitabilità e difficile sostituibilità che sono proprie delle singole alleanze – e, soprattutto, di più complesse architetture reticolari. A ciò si aggiunga che un compiuto sfruttamento del potenziale insito nella collaborazione in termini di accesso alla conoscenza dei partner, apprendimento e coproduzione di conoscenza può aprire la strada a vantaggi competitivi la cui tenuta nel tempo scaturisce non già dalla presenza di meccanismi di isolamento ma dalla capacità delle relazioni di garantire con continuità quei flussi di risorse che consentono alle imprese di far evolvere la competence base in parallelo con le dinamiche che attengono al mercato, alla tecnologia e alle ulteriori varia-bili ambientali. Se tali considerazioni inducono, in chiave normativa, a indi-rizzare le imprese verso comportamenti strategici ad elevata intensità relazionale, la concreta praticabilità di tali strategie e la probabilità che queste conducano al successo sono strettamente dipendenti dal possesso delle capacità organizzative necessarie alla gestione delle singole alleanze e di più articolate reti di imprese. In proposito, l’osservazione delle dinamiche in atto in un crescente nu-mero di settori lascia intravedere il progressivo spostamento da una competizione tra singole imprese ad una network competition. In simili contesti la re-te assurge ad unità competitiva ed emerge il ruolo cruciale delle imprese centrali, che tengono le redini di architetture interimpresa in virtù di superiori capacità relazionali. L’attività di ricerca che ha ad oggetto le capacità relazionali dell’impresa centrale costituisce una frontiera di primario interesse nel dibattito scientifico internazionale in materia di strategia e di relazioni tra imprese. Essa presenta ricadute di spessore, a livello sia teorico sia manageriale. In cospetto di contesti competitivi caratterizzati dalla diffusione crescente di comportamenti strategici imperniati sul ricorso estensivo alla collaborazione interorganizzativa, l’analisi delle relational capabilities può offri-re invero apporti di rilievo alla comprensione delle fonti dell’eterogeneità tra imprese. In tal senso essa assume una posizione centrale nell’impianto complessivo di questo lavoro, mentre si presta a generare immediate implicazioni normative per il management concretamente impegnato nella costruzione e nel governo strategico di architetture reticolari interimpresa. Una rassegna della recente letteratura, in materia di strategia e di organizzazione, segnala alcuni rilevanti contributi all’analisi delle capacità relazionali. Questi, tuttavia, non sempre colgono le specificità connesse alla gestione di una rete di alleanze. Permane, dunque, la necessità di schemi analitici in grado di ispirare una ricerca circoscritta ai soli aspetti realmente cruciali per il governo strategico delle reti di imprese. La robustezza dei fonda-menti teorici e la parsimonia dei modelli, unitamente alla possibilità di concreta operazionalizzazione dei costrutti chiave, appaiono elementi indispensabili per innescare una ricerca empirica mirata e rigorosa. Questo lavoro muove un passo nelle direzioni indicate, fornendo i lineamenti di uno schema di analisi che avanza il ruolo delle capacità relazionali quali fonti dinamiche del vantaggio competitivo. Esso emerge da una recente indagine empirica, condotta su un campione di produttori italiani di arredamento ad elevato contenuto di design, ed attende successivi affinamenti e ulteriori occasioni di verifica empirica. Il volume è articolato in cinque capitoli. Ciascuno di essi è corredato da un’introduzione che inquadra il capitolo nel più ampio piano del lavoro e ne sintetizza il contenuto. La prima parte del volume è dedicata alle due prospettive che danno corpo all’impianto teorico di questo studio. Il capitolo 1 espone i cardini della visione resource-based e i successivi sviluppi di essa. Il capitolo 2, invece, parte da una veloce analisi del rapporto tra economia e sociologia per introdurre la teoria dell’embeddedness, di cui declina alcune implicazioni rilevanti dall’angolo visuale dello studioso di strategia. Particolare attenzione è dedicata alla forza dei legami, ai rapporti tra connotati strut-turali delle reti sociali e vantaggio competitivo, e all’analisi delle forme network-based di organizzazione delle attività economiche. Capitalizzando sulla discussione svolta nei due capitoli precedenti, il capitolo 3 avanza una spiegazione del comportamento relazionale delle imprese che è ispirata tanto ai presupposti teorici della visione resource-based (e, segnatamente, knowledge-based) della strategia quanto alla teoria dell’embeddedness. L’analisi svolta conduce ad evidenziare la superiore valenza strategica delle alleanze e delle reti di imprese per il conseguimento di vantaggi competitivi sostenibili. Il capitolo 4 discute il recente fenomeno della network competition, il profilo strategico dell’impresa centrale e le capacità relazionali di quest’ultima. Una rilevante capacità relazionale, concernente il governo dell’intera architettura delle relazioni nella maniera funzionale a sostenere, nel tempo, la capacità di innovazione dell’impresa centrale, è esaminata nel capitolo 5. Utilizzando i riscontri offerti da una recente indagine empirica, esso evidenzia le superiori potenzialità strategiche di una rete ‘duale’. Facendo leva su una simile architettura relazionale, l’impresa centrale può conseguire un vantaggio competitivo concretamente sostenibile, perché fondato su una capacità di innovazione realmente dinamica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.