Nei territori a nord ovest dell’agro aversano e di Castel Volturno, resi complessi da enormi problemi di esclusione sociale, degrado ambientale e urbano ed elevata presenza di organizzazioni criminali, si sono sperimentate forme di collaborazione tra organizzazioni del Terzo Settore, Istituzioni religiose e pubbliche che hanno introdotto modelli relazionali innovativi, volti a individuare risposte concrete a problemi di integrazione, favorendo la convivenza civile e il dialogo sociale. Le organizzazioni sociali, impegnate nel lavoro quotidiano di presa in carico dei soggetti più svantaggiati, hanno individuato proposte politiche e amministrative per rispondere alle istanze di bisogni delle persone immigrate. La loro azione è andata ben oltre la protesta, la denuncia e l’advocacy, caratterizzandosi per la realizzazione di proposte concrete, in un’ottica di sussidiarietà orizzontale, che ha reso possibile la sperimentazione in tempi pioneristici, in questi territori, di modelli innovativi di accoglienza e integrazione delle persone. Ne è nato, nel tempo, un percorso compiuto di programmazione partecipata e integrata tra le comunità straniere, le organizzazioni del Terzo Settore, i Comuni, gli Istituti scolastici, i servizi sanitari e sociosanitari del distretto sanitario e gli altri enti pubblici operanti sul territorio di Castel Volturno e dell’agro aversano, confluito in un «Patto interculturale territoriale», volto a facilitare il più possibile l’accesso e la fruibilità dei servizi e degli interventi pubblici e del privato sociale presenti sul territorio, orientandoli in chiave interculturale.
Modelli di accoglienza e integrazione nelle Terre di don Diana. Le politiche sussidiarie del terzo settore e il piano interculturale territoriale / Mosca, Michele. - (2020), pp. 109-131.
Modelli di accoglienza e integrazione nelle Terre di don Diana. Le politiche sussidiarie del terzo settore e il piano interculturale territoriale.
Michele Mosca
2020
Abstract
Nei territori a nord ovest dell’agro aversano e di Castel Volturno, resi complessi da enormi problemi di esclusione sociale, degrado ambientale e urbano ed elevata presenza di organizzazioni criminali, si sono sperimentate forme di collaborazione tra organizzazioni del Terzo Settore, Istituzioni religiose e pubbliche che hanno introdotto modelli relazionali innovativi, volti a individuare risposte concrete a problemi di integrazione, favorendo la convivenza civile e il dialogo sociale. Le organizzazioni sociali, impegnate nel lavoro quotidiano di presa in carico dei soggetti più svantaggiati, hanno individuato proposte politiche e amministrative per rispondere alle istanze di bisogni delle persone immigrate. La loro azione è andata ben oltre la protesta, la denuncia e l’advocacy, caratterizzandosi per la realizzazione di proposte concrete, in un’ottica di sussidiarietà orizzontale, che ha reso possibile la sperimentazione in tempi pioneristici, in questi territori, di modelli innovativi di accoglienza e integrazione delle persone. Ne è nato, nel tempo, un percorso compiuto di programmazione partecipata e integrata tra le comunità straniere, le organizzazioni del Terzo Settore, i Comuni, gli Istituti scolastici, i servizi sanitari e sociosanitari del distretto sanitario e gli altri enti pubblici operanti sul territorio di Castel Volturno e dell’agro aversano, confluito in un «Patto interculturale territoriale», volto a facilitare il più possibile l’accesso e la fruibilità dei servizi e degli interventi pubblici e del privato sociale presenti sul territorio, orientandoli in chiave interculturale.File | Dimensione | Formato | |
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