Nella prima parte di questo lavoro si propone una lettura dei numerosi passi ovidiani che contengono menzioni di Callimaco o riferimenti a personaggi della poesia callimachea. Tale lettura lascia trasparire in Ovidio un atteggiamento ambivalente: da un lato una conoscenza meditata e capillare di Callimaco, che fa assurgere quest'ultimo al ruolo di modello imprescindibile; dall'altro lato una volontà di distacco da Callimaco, che coincide con l'affermazione della propria originalità artistica. La medesima duplicità caratterizza gli innumerevoli luoghi nei quali Ovidio segue le orme di Callimaco, ma allo stesso tempo lo varia, lo integra, lo corregge. A tale proposito, nella seconda sezione di questo lavoro, vengono studiati due esempi particolarmente significativi del modo ovidiano di rapportarsi a Callimaco: da una parte l'intelaiatura dei Fasti, che mostra in maniera molto netta il richiamo di Ovidio agli Aitia di Callimaco come paradigma della propria elegia; dall'altra parte le Eroidi 20 e 21, che indicano sia un'intima assimilazione della storia di Aconzio e Cidippe così come era stata trattata negli Aitia callimachei, sia una sua riscrittura che sovverte più volte i caratteri del modello greco.
Così vicini, così lontani: Ovidio e Callimaco fra continuità e divergenza / Massimilla, Giulio. - (2020), pp. 23-39.
Così vicini, così lontani: Ovidio e Callimaco fra continuità e divergenza
MASSIMILLA GIULIO
2020
Abstract
Nella prima parte di questo lavoro si propone una lettura dei numerosi passi ovidiani che contengono menzioni di Callimaco o riferimenti a personaggi della poesia callimachea. Tale lettura lascia trasparire in Ovidio un atteggiamento ambivalente: da un lato una conoscenza meditata e capillare di Callimaco, che fa assurgere quest'ultimo al ruolo di modello imprescindibile; dall'altro lato una volontà di distacco da Callimaco, che coincide con l'affermazione della propria originalità artistica. La medesima duplicità caratterizza gli innumerevoli luoghi nei quali Ovidio segue le orme di Callimaco, ma allo stesso tempo lo varia, lo integra, lo corregge. A tale proposito, nella seconda sezione di questo lavoro, vengono studiati due esempi particolarmente significativi del modo ovidiano di rapportarsi a Callimaco: da una parte l'intelaiatura dei Fasti, che mostra in maniera molto netta il richiamo di Ovidio agli Aitia di Callimaco come paradigma della propria elegia; dall'altra parte le Eroidi 20 e 21, che indicano sia un'intima assimilazione della storia di Aconzio e Cidippe così come era stata trattata negli Aitia callimachei, sia una sua riscrittura che sovverte più volte i caratteri del modello greco.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.