La ‘partita doppia’ tra i finali de I Malavoglia e di Germinal può gettare una luce nuova sopra una questione cruciale della narrativa di fine secolo: che posto ha, nella serie letteraria che dall’éternel imparfait flaubertiano conduce alle intermittences du coeur proustiane, il «romanzo sperimentale»? si può tracciare un percorso lineare o perfino evolutivo di quella marca stilistica? che rilievo va accordato, nella configurazione del tempo narrativo, alla selezione del tempus verbale? Se si guardasse (in diacronia) al Mastro-don Gesualdo, parrebbe che, più che un imperfetto dell’histoire e uno del discours, si produca, come estremi assiologici di una linea ancora tutta da definire, un imperfetto dell’incoscienza e uno della coscienza; uno della corporeità irriflessa e automatizzata, e uno della psicologia avviluppata e riflessa, addirittura nei modi della reciprocità. Sono entrambe scelte di derivazione flaubertiana, destinate a innumerevoli modulazioni nel «romanzo figurale», anche in tempi assai prossimi a quelli del Gesualdo: da La Regenta di Clarín a L’Illusione di De Roberto.
Ce temps cruel. Verga e l'imperfetto dei naturalisti / DE CRISTOFARO, Francesco Paolo. - (2020), pp. 523-540.
Ce temps cruel. Verga e l'imperfetto dei naturalisti
Francesco de Cristofaro
2020
Abstract
La ‘partita doppia’ tra i finali de I Malavoglia e di Germinal può gettare una luce nuova sopra una questione cruciale della narrativa di fine secolo: che posto ha, nella serie letteraria che dall’éternel imparfait flaubertiano conduce alle intermittences du coeur proustiane, il «romanzo sperimentale»? si può tracciare un percorso lineare o perfino evolutivo di quella marca stilistica? che rilievo va accordato, nella configurazione del tempo narrativo, alla selezione del tempus verbale? Se si guardasse (in diacronia) al Mastro-don Gesualdo, parrebbe che, più che un imperfetto dell’histoire e uno del discours, si produca, come estremi assiologici di una linea ancora tutta da definire, un imperfetto dell’incoscienza e uno della coscienza; uno della corporeità irriflessa e automatizzata, e uno della psicologia avviluppata e riflessa, addirittura nei modi della reciprocità. Sono entrambe scelte di derivazione flaubertiana, destinate a innumerevoli modulazioni nel «romanzo figurale», anche in tempi assai prossimi a quelli del Gesualdo: da La Regenta di Clarín a L’Illusione di De Roberto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.