Il caring è uno sforzo congiunto da parte di tutta la società per cercare di migliorare il nostro mondo e di viverlo nel migliore dei modi possibili. Allora ecco che la questione penitenziaria rappresenta una complessa sfida del caring, perché restituirebbe voce anche ai più deboli, comportando non solo un insieme di azioni volte alla sua risoluzione, ma anche una trasformazione radicale della società. È sempre più impellente la necessità di rispettare tout court la dignità dei ristretti, che sono stati per troppo tempo considerati delle persone scomode e reiette, per cui non valeva la pena riabilitarli e reinserirli all’interno della società. Tramite il caring il modo di intendere il crimine e il criminale verrebbe analizzato in una prospettiva nuova, passando da fatto individuale a fatto sociale e l’individuo emarginato verrebbe di fatto accolto nella società pur rappresentandone un aspetto patologico. L’obiettivo del mio lavoro è di analizzare le politiche più ampie, essenziali allo sradicamento del carcero-centrismo e le svariate forme alternative al sistema detentivo. In questo cammino verso il caring del sistema detentivo è necessario prima di tutto recidere il cordone ombelicale che lega il diritto penale al Codice Rocco del 1930, che configura un sistema, che, in nome dell’ordine sociale, antepone la tutela della collettività alla garanzia dei diritti del singolo, assecondando un autoritarismo repressivo di matrice fascista in cui la probation confluisce nella forbice del care e control. La pena deve ritornare nell’alveo costituzionale ricucendo lo strappo tra il soggetto e la comunità che è stato provocato dalla commissione del reato. L’importante riforma del 27 luglio 1975, n. 354 (Norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative della libertà), che ha trasformato il carcere da luogo isolato dalla società libera a laboratorio in cui sperimentare nuove forme di inclusione sociale, risulta ancora insufficiente. I singoli detenuti devono recuperare un protagonismo che si è smarrito nei tentativi riformistici che si sono succeduti fino ad oggi, attraverso interventi mirati e volti al trattamento rieducativo che permetta di parlare di “effettiva pena rieducativa. Le speranze oggi sono affidate alla giustizia riparativa che da tempo viene promossa da raccomandazioni internazionali e sperimentazioni nel campo del diritto penale minorile. La giustizia riparativa pone il condannato al centro delle cure e delle attenzioni, attraverso un sistema volto alla sua responsabilizzazione e alla possibilità di rimediare alle conseguenze del reato commesso Il modello di riferimento verso cui orientarsi potrebbe essere il carcere di Bollate - in cui il tasso di recidiva è nettamente inferiore rispetto agli altri istituti penitenziari italiani - per indagare sull’applicazione di questo nuovo strumento. Il caring nell’ambito penitenziario verrà promosso in futuro, grazie anche al supporto sempre più costante e non rapsodico da parte della giurisprudenza sovranazionale e della nostra Consulta, i cui segnali di cambiamento sono forti e non possono più essere disattesi dal legislatore. Questa nuova dimensione penitenziaria riuscirà a portare a termine lo spirito della Riforma del 1975, arrivando a completare la sensibilità umanista che da troppo tempo risulta dimezzata.

Come ha influito il Covid-19 sulla cura dei detenuti / Chiola, Giovanni. - (2021), pp. 109-124.

Come ha influito il Covid-19 sulla cura dei detenuti

GIOVANNI CHIOLA
2021

Abstract

Il caring è uno sforzo congiunto da parte di tutta la società per cercare di migliorare il nostro mondo e di viverlo nel migliore dei modi possibili. Allora ecco che la questione penitenziaria rappresenta una complessa sfida del caring, perché restituirebbe voce anche ai più deboli, comportando non solo un insieme di azioni volte alla sua risoluzione, ma anche una trasformazione radicale della società. È sempre più impellente la necessità di rispettare tout court la dignità dei ristretti, che sono stati per troppo tempo considerati delle persone scomode e reiette, per cui non valeva la pena riabilitarli e reinserirli all’interno della società. Tramite il caring il modo di intendere il crimine e il criminale verrebbe analizzato in una prospettiva nuova, passando da fatto individuale a fatto sociale e l’individuo emarginato verrebbe di fatto accolto nella società pur rappresentandone un aspetto patologico. L’obiettivo del mio lavoro è di analizzare le politiche più ampie, essenziali allo sradicamento del carcero-centrismo e le svariate forme alternative al sistema detentivo. In questo cammino verso il caring del sistema detentivo è necessario prima di tutto recidere il cordone ombelicale che lega il diritto penale al Codice Rocco del 1930, che configura un sistema, che, in nome dell’ordine sociale, antepone la tutela della collettività alla garanzia dei diritti del singolo, assecondando un autoritarismo repressivo di matrice fascista in cui la probation confluisce nella forbice del care e control. La pena deve ritornare nell’alveo costituzionale ricucendo lo strappo tra il soggetto e la comunità che è stato provocato dalla commissione del reato. L’importante riforma del 27 luglio 1975, n. 354 (Norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative della libertà), che ha trasformato il carcere da luogo isolato dalla società libera a laboratorio in cui sperimentare nuove forme di inclusione sociale, risulta ancora insufficiente. I singoli detenuti devono recuperare un protagonismo che si è smarrito nei tentativi riformistici che si sono succeduti fino ad oggi, attraverso interventi mirati e volti al trattamento rieducativo che permetta di parlare di “effettiva pena rieducativa. Le speranze oggi sono affidate alla giustizia riparativa che da tempo viene promossa da raccomandazioni internazionali e sperimentazioni nel campo del diritto penale minorile. La giustizia riparativa pone il condannato al centro delle cure e delle attenzioni, attraverso un sistema volto alla sua responsabilizzazione e alla possibilità di rimediare alle conseguenze del reato commesso Il modello di riferimento verso cui orientarsi potrebbe essere il carcere di Bollate - in cui il tasso di recidiva è nettamente inferiore rispetto agli altri istituti penitenziari italiani - per indagare sull’applicazione di questo nuovo strumento. Il caring nell’ambito penitenziario verrà promosso in futuro, grazie anche al supporto sempre più costante e non rapsodico da parte della giurisprudenza sovranazionale e della nostra Consulta, i cui segnali di cambiamento sono forti e non possono più essere disattesi dal legislatore. Questa nuova dimensione penitenziaria riuscirà a portare a termine lo spirito della Riforma del 1975, arrivando a completare la sensibilità umanista che da troppo tempo risulta dimezzata.
2021
979-12-5976-034-0
Come ha influito il Covid-19 sulla cura dei detenuti / Chiola, Giovanni. - (2021), pp. 109-124.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/851023
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