L’esperienza didattica dei Laboratori e dei Corsi di architettura degli interni del II anno sono state rivolte alla cura dello spazio domestico e urbano. Il tema progettuale è stato sviluppato attraverso la sperimentazione di nuove forme dell’abitare collettivo rivolte all’integrazione culturale, sociale e generazionale e pertanto destinate, in una sorta di mixitè, alle persone fragili, anziani ma anche alle famiglie, studenti, lavoratori fuori sede, ecc. Il tema dello spazio dell’abitare è stato declinato attraverso l’elaborazione di diverse scale di progetto: dallo spazio interno privato a quello esterno semipubblico, per finire con lo spazio aperto collettivo, includendo anche quello agricolo e produttivo. Il lavoro ha avuto come finalità il confronto con la “complessità del reale”, attraverso un approccio progettuale capace di confrontarsi e di tenere insieme gli aspetti architettonici, sociali, economici, ambientali e amministrativi, oltre a quelli legati alle ultime emergenze sanitarie che riguardano il presente, ma che potrebbero ripetersi con ciclicità anche nel futuro. Abbiamo in questo modo avuto la possibilità, attraverso la ricerca architettonica, di trasformare le ansie e i timori della contemporaneità in risposte concrete, per non finire tutti confinati fuori dalla realtà, come nel film di Yorgos Lanthimos “Dogtooth”, ma anche la possibilità di ricostruire il ruolo civile dell’architettura attraverso la sperimentazione di forme e soluzioni capaci di guardare con lungimiranza al futuro, interpretando le esigenze di una società in rapida evoluzione. L’obiettivo dei diversi Laboratori è stato dunque quello di sperimentare spazi per l’architettura capaci di confrontarsi con modelli di “città intelligente” per far emergere le reti interpersonali e far convivere gli abitanti in una città sostenibile e produttiva. L’individuazione dell’area di progetto ha tenuto conto di queste necessità; il Vallone San Rocco, ricadente in un ambito urbanistico di PUA, ha rappresentato un significativo esempio di spazio “fragile” in cui sperimentare soluzioni progettuali in grado di avviare un processo sostenibile e concreto di rigenerazione urbana.
Per una nuova cura dell'abitare / Acciai, Serena; Buonanno, Daniela; DI PALMA, Bruna; Orfeo, Camillo. - (2022), pp. 1-191. [10.6093/978-88-6887-132-1]
Per una nuova cura dell'abitare
Serena Acciai;Daniela Buonanno;Bruna Di Palma;Camillo Orfeo
2022
Abstract
L’esperienza didattica dei Laboratori e dei Corsi di architettura degli interni del II anno sono state rivolte alla cura dello spazio domestico e urbano. Il tema progettuale è stato sviluppato attraverso la sperimentazione di nuove forme dell’abitare collettivo rivolte all’integrazione culturale, sociale e generazionale e pertanto destinate, in una sorta di mixitè, alle persone fragili, anziani ma anche alle famiglie, studenti, lavoratori fuori sede, ecc. Il tema dello spazio dell’abitare è stato declinato attraverso l’elaborazione di diverse scale di progetto: dallo spazio interno privato a quello esterno semipubblico, per finire con lo spazio aperto collettivo, includendo anche quello agricolo e produttivo. Il lavoro ha avuto come finalità il confronto con la “complessità del reale”, attraverso un approccio progettuale capace di confrontarsi e di tenere insieme gli aspetti architettonici, sociali, economici, ambientali e amministrativi, oltre a quelli legati alle ultime emergenze sanitarie che riguardano il presente, ma che potrebbero ripetersi con ciclicità anche nel futuro. Abbiamo in questo modo avuto la possibilità, attraverso la ricerca architettonica, di trasformare le ansie e i timori della contemporaneità in risposte concrete, per non finire tutti confinati fuori dalla realtà, come nel film di Yorgos Lanthimos “Dogtooth”, ma anche la possibilità di ricostruire il ruolo civile dell’architettura attraverso la sperimentazione di forme e soluzioni capaci di guardare con lungimiranza al futuro, interpretando le esigenze di una società in rapida evoluzione. L’obiettivo dei diversi Laboratori è stato dunque quello di sperimentare spazi per l’architettura capaci di confrontarsi con modelli di “città intelligente” per far emergere le reti interpersonali e far convivere gli abitanti in una città sostenibile e produttiva. L’individuazione dell’area di progetto ha tenuto conto di queste necessità; il Vallone San Rocco, ricadente in un ambito urbanistico di PUA, ha rappresentato un significativo esempio di spazio “fragile” in cui sperimentare soluzioni progettuali in grado di avviare un processo sostenibile e concreto di rigenerazione urbana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.