Il volume intende colmare una lacuna relativa a uno dei prodotti più diffusi, ma anche meno approfonditi negli studi di design, come i tombini. Questi manufatti rappresentano un caso unico nella produzione industriale di un prodotto privo di scadenza, un “sine die” sempre identico, perché non soggetto ad alcuna sostanziale innovazione o evoluzione funzionale, dovendo assolvere il compito immutabile di fornire un coperchio in ghisa che nel calpestio stradale eviti rischi di scivolamento o di rottura ma che, al contempo, è oggetto di un’incessante differenziazione per la varietà delle grafiche in rilievo e delle geometrie del contorno. Nello stesso tempo, questa loro apparente inattualità rende i nostri tombini paladini di alcuni principi della futura transizione ecologica, oltre che per la loro lunghissima permanenza in esercizio, anche perché, essendo fatti di un unico materiale ferroso, la ghisa, possono essere facilmente riciclati in un numero illimitato di volte, con un evidente risparmio di energia e di materia prima. Poiché, però, resta indiscutibilmente valida l’affermazione di uno dei fondatori della moderna storiografia del design, Sigfried Giedion che nell’esordio del suo “Mechanization takes command: a contribution to anonymous history” dichiarò che “perfino in un cucchiaino da caffè si rispecchia il sole”, possiamo certamente ricercare, anche in un oggetto come il nostro, le tracce dell’avanzata dei grandi progressi tecnologici nel contesto urbano. Partendo dai primi esemplari documentati a Londra, nella capitale della rivoluzione industriale, con le botole in ghisa che servivano per accedere dalla strada ai depositi di carbone domestici nei primi decenni dell’Ottocento, sino alle reti cablate in fibra ottica di questi anni, tutti gli avanzamenti tecnologici nei sottoservizi urbani hanno una traccia indelebile nei nostri tombini. Accanto a trame e geometrie di contorno, attraverso i nostri oggetti si scoprono storie relative ad aziende, sistemi di servizi, ma anche fasi storiche, come quelle del Fascismo, il cui fascio littorio ha resistito, indelebile, sino alla città contemporanea, solo nella ghisa dei tombini. Il testo è strutturato in due parti. Una prima ricostruisce il ruolo dei tombini all’interno delle dinamiche di trasformazioni urbane seguite alla rivoluzione industriale come pure, dal punto di vista del design della comunicazione, come parte di una delle più diffuse e durature produzioni di segni grafici a scala urbana. In una seconda parte, vi è una ricostruzione grafica e documentazione fotografica di tombini e chiusini prelevati da ogni regione d’Italia. Questo lavoro è frutto di una ricerca durata circa quattro anni, ed è partito, da una documentazione fotografica di circa 500 pezzi raccolti in tutte le regioni italiane. Il libro presenta poi, un catalogo “numismatico” di 248 pezzi accuratamente ridisegnati, che rappresentano una inedita collezione di segni grafici e marchi, che sono raggruppati secondo quelle che sono state individuate come alcune tra le principali famiglie grafiche. Il volume presenta, inoltre, un approfondito impianto iconografico, frutto di ricerche di archivio, che si sono svolte principalmente presso centri di ricerca come il Museo Italiano della Ghisa – Archivio Fondazione Neri, Fondazione Pirelli, che hanno permesso di raccogliere alcuni tra i primi cataloghi di aziende siderurgiche contenenti esemplari di tombini, chiusini e grate in ghisa e materiali di comunicazione e pubblicitari. Un ulteriore importante elemento di contestualizzazione culturale dei tombini è dato da una serie di immagini di alcuni importanti fotografi e fotoreporter, come Dora Maar, Lee Lockwood, Louis Stettner, Thurston Hopkins che nel corso del Novecento hanno letto la presenza della modernità nelle metropoli attraverso questo prodotto. Sono state, inoltre, inserite citazioni e riferimenti nell’architettura, nel cinema e nell’arte. Il testo si avvale dell’introduzione di due tra i più importanti designer italiani, Giulio Iacchetti e Matteo Ragni, che avendo vinto un Compasso d’Oro nel 2014 proprio con una serie di tombini in ghisa prodotti dall’italiana Montini.
Tombini d’Italia. Dal progetto grafico al design di prodotto / Morone, Alfonso. - (2022), pp. 1-320.
Tombini d’Italia. Dal progetto grafico al design di prodotto.
Alfonso Morone
2022
Abstract
Il volume intende colmare una lacuna relativa a uno dei prodotti più diffusi, ma anche meno approfonditi negli studi di design, come i tombini. Questi manufatti rappresentano un caso unico nella produzione industriale di un prodotto privo di scadenza, un “sine die” sempre identico, perché non soggetto ad alcuna sostanziale innovazione o evoluzione funzionale, dovendo assolvere il compito immutabile di fornire un coperchio in ghisa che nel calpestio stradale eviti rischi di scivolamento o di rottura ma che, al contempo, è oggetto di un’incessante differenziazione per la varietà delle grafiche in rilievo e delle geometrie del contorno. Nello stesso tempo, questa loro apparente inattualità rende i nostri tombini paladini di alcuni principi della futura transizione ecologica, oltre che per la loro lunghissima permanenza in esercizio, anche perché, essendo fatti di un unico materiale ferroso, la ghisa, possono essere facilmente riciclati in un numero illimitato di volte, con un evidente risparmio di energia e di materia prima. Poiché, però, resta indiscutibilmente valida l’affermazione di uno dei fondatori della moderna storiografia del design, Sigfried Giedion che nell’esordio del suo “Mechanization takes command: a contribution to anonymous history” dichiarò che “perfino in un cucchiaino da caffè si rispecchia il sole”, possiamo certamente ricercare, anche in un oggetto come il nostro, le tracce dell’avanzata dei grandi progressi tecnologici nel contesto urbano. Partendo dai primi esemplari documentati a Londra, nella capitale della rivoluzione industriale, con le botole in ghisa che servivano per accedere dalla strada ai depositi di carbone domestici nei primi decenni dell’Ottocento, sino alle reti cablate in fibra ottica di questi anni, tutti gli avanzamenti tecnologici nei sottoservizi urbani hanno una traccia indelebile nei nostri tombini. Accanto a trame e geometrie di contorno, attraverso i nostri oggetti si scoprono storie relative ad aziende, sistemi di servizi, ma anche fasi storiche, come quelle del Fascismo, il cui fascio littorio ha resistito, indelebile, sino alla città contemporanea, solo nella ghisa dei tombini. Il testo è strutturato in due parti. Una prima ricostruisce il ruolo dei tombini all’interno delle dinamiche di trasformazioni urbane seguite alla rivoluzione industriale come pure, dal punto di vista del design della comunicazione, come parte di una delle più diffuse e durature produzioni di segni grafici a scala urbana. In una seconda parte, vi è una ricostruzione grafica e documentazione fotografica di tombini e chiusini prelevati da ogni regione d’Italia. Questo lavoro è frutto di una ricerca durata circa quattro anni, ed è partito, da una documentazione fotografica di circa 500 pezzi raccolti in tutte le regioni italiane. Il libro presenta poi, un catalogo “numismatico” di 248 pezzi accuratamente ridisegnati, che rappresentano una inedita collezione di segni grafici e marchi, che sono raggruppati secondo quelle che sono state individuate come alcune tra le principali famiglie grafiche. Il volume presenta, inoltre, un approfondito impianto iconografico, frutto di ricerche di archivio, che si sono svolte principalmente presso centri di ricerca come il Museo Italiano della Ghisa – Archivio Fondazione Neri, Fondazione Pirelli, che hanno permesso di raccogliere alcuni tra i primi cataloghi di aziende siderurgiche contenenti esemplari di tombini, chiusini e grate in ghisa e materiali di comunicazione e pubblicitari. Un ulteriore importante elemento di contestualizzazione culturale dei tombini è dato da una serie di immagini di alcuni importanti fotografi e fotoreporter, come Dora Maar, Lee Lockwood, Louis Stettner, Thurston Hopkins che nel corso del Novecento hanno letto la presenza della modernità nelle metropoli attraverso questo prodotto. Sono state, inoltre, inserite citazioni e riferimenti nell’architettura, nel cinema e nell’arte. Il testo si avvale dell’introduzione di due tra i più importanti designer italiani, Giulio Iacchetti e Matteo Ragni, che avendo vinto un Compasso d’Oro nel 2014 proprio con una serie di tombini in ghisa prodotti dall’italiana Montini.File | Dimensione | Formato | |
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