La densa area metropolitana di Napoli è in larga parte compressa sulla costa, lungo il bordo di un golfo affollato da attività marittime per il trasporto e la produzione. La pressione demografica costiera riflette un dato nazionale e mondiale che è qui accentuato dalla morfologia del territorio. I promontori del Vesuvio, a est di Napoli, e della catena dei Monti Lattari, a sud del golfo, hanno limitato l’estensione spaziale della crescita urbana verso l’entroterra, intensificando e stratificando il tessuto urbanizzato storicamente insediato sulla costa (Picone 2009). Nell’area litoranea più popolosa della regione, tra i comuni di Napoli e Castellammare di Stabia, molteplici funzioni costiere vedono l’alternarsi di infrastrutture portuali, aree industriali e cantieristiche, arenili, terrazze private, porti turistici, aree di foce, manufatti storici, lotti agricoli, tratti di strade e ferrovie. Senza soluzione di continuità, gli usi intensivi della costa hanno plasmato un paesaggio fortemente antropizzato che non si esaurisce lungo la soglia terra-mare ma si estende verso l’acqua – con moli, banchine, e attraverso le rotte navigabili – e verso l’entroterra, definendo una sequenza compatta di aree urbanizzate che si propagano internamente nelle piane e nelle aree collinari del territorio. La frizione tra aree abitate, industrie, fondi agricoli ed elementi naturali del paesaggio definisce l’elevata vulnerabilità della costa napoletana, compromessa non solo dall’erosione costiera ma anche dalla presenza di suoli e acque inquinate – come nel caso del Sin di Napoli est e del fiume Sarno –, e dall’esposizione a rischi naturali tra cui il rischio vulcanico e idrogeologico. Ad oggi però, non sono solo le sfide climatiche e la complessa sovrapposizione e gestione dei rischi a rendere la costa un territorio fragile. In un’era di emblematica transizione tra produzione ex novo e riuso delle risorse , la cristallizzazione delle trasformazioni urbane unita al sottodimensionamento di spazi aperti e attrezzature urbane e alla frammentazione di interventi spesso ecologicamente miopi, hanno contribuito a indebolire il sistema socio-economico del territorio lasciando spazio alla dismissione e all’abbandono di aree produttive, alla carenza di servizi, alla conseguente diminuzione della qualità urbana e sociale del contesto considerato. Tra le pieghe di una fragilità che si manifesta spazialmente attraverso la presenza di aree sottoutilizzate, marginali o prive di funzione, può essere strategico ripensare la rigenerazione del territorio intervenendo sul suo metabolismo (Kennedy, Pincetl, Bunje 2011), sviluppando cioè politiche e progetti che operino sul riequilibrio tra uso e consumo delle risorse e produzione di scarti. A partire da una ricognizione dei territori critici della costa metropolitana di Napoli, la ricerca EcoRegen. Economie circolari e rigenerazione dei territori periurbani del Dipartimento di Architettura (Diarc) dell’Università di Napoli Federico II , si occupa di delineare una metodologia di studio e di trasformazione dei territori in transizione della città contemporanea secondo principî di economia circolare e tutela dell’ambiente. EcoRegen prosegue la ricerca del progetto Horizon2020 Repair. Resource Management in Periurban Areas Going Beyond Urban Metabolism , ereditandone il quadro teorico, focalizzandone gli obiettivi alla dimensione pianificatoria e del progetto urbano, e sperimentandone l’applicazione sull’area costiera come paesaggio potenziale da ripensare e progettare per orientare politiche e strategie territoriali.
Paesaggi potenziali. Principi di economia circolare per la rigenerazione della costa e del territorio / Russo, Michelangelo; Castigliano, Marica. - (2022), pp. 75-84.
Paesaggi potenziali. Principi di economia circolare per la rigenerazione della costa e del territorio
Michelangelo Russo
;Marica Castigliano
2022
Abstract
La densa area metropolitana di Napoli è in larga parte compressa sulla costa, lungo il bordo di un golfo affollato da attività marittime per il trasporto e la produzione. La pressione demografica costiera riflette un dato nazionale e mondiale che è qui accentuato dalla morfologia del territorio. I promontori del Vesuvio, a est di Napoli, e della catena dei Monti Lattari, a sud del golfo, hanno limitato l’estensione spaziale della crescita urbana verso l’entroterra, intensificando e stratificando il tessuto urbanizzato storicamente insediato sulla costa (Picone 2009). Nell’area litoranea più popolosa della regione, tra i comuni di Napoli e Castellammare di Stabia, molteplici funzioni costiere vedono l’alternarsi di infrastrutture portuali, aree industriali e cantieristiche, arenili, terrazze private, porti turistici, aree di foce, manufatti storici, lotti agricoli, tratti di strade e ferrovie. Senza soluzione di continuità, gli usi intensivi della costa hanno plasmato un paesaggio fortemente antropizzato che non si esaurisce lungo la soglia terra-mare ma si estende verso l’acqua – con moli, banchine, e attraverso le rotte navigabili – e verso l’entroterra, definendo una sequenza compatta di aree urbanizzate che si propagano internamente nelle piane e nelle aree collinari del territorio. La frizione tra aree abitate, industrie, fondi agricoli ed elementi naturali del paesaggio definisce l’elevata vulnerabilità della costa napoletana, compromessa non solo dall’erosione costiera ma anche dalla presenza di suoli e acque inquinate – come nel caso del Sin di Napoli est e del fiume Sarno –, e dall’esposizione a rischi naturali tra cui il rischio vulcanico e idrogeologico. Ad oggi però, non sono solo le sfide climatiche e la complessa sovrapposizione e gestione dei rischi a rendere la costa un territorio fragile. In un’era di emblematica transizione tra produzione ex novo e riuso delle risorse , la cristallizzazione delle trasformazioni urbane unita al sottodimensionamento di spazi aperti e attrezzature urbane e alla frammentazione di interventi spesso ecologicamente miopi, hanno contribuito a indebolire il sistema socio-economico del territorio lasciando spazio alla dismissione e all’abbandono di aree produttive, alla carenza di servizi, alla conseguente diminuzione della qualità urbana e sociale del contesto considerato. Tra le pieghe di una fragilità che si manifesta spazialmente attraverso la presenza di aree sottoutilizzate, marginali o prive di funzione, può essere strategico ripensare la rigenerazione del territorio intervenendo sul suo metabolismo (Kennedy, Pincetl, Bunje 2011), sviluppando cioè politiche e progetti che operino sul riequilibrio tra uso e consumo delle risorse e produzione di scarti. A partire da una ricognizione dei territori critici della costa metropolitana di Napoli, la ricerca EcoRegen. Economie circolari e rigenerazione dei territori periurbani del Dipartimento di Architettura (Diarc) dell’Università di Napoli Federico II , si occupa di delineare una metodologia di studio e di trasformazione dei territori in transizione della città contemporanea secondo principî di economia circolare e tutela dell’ambiente. EcoRegen prosegue la ricerca del progetto Horizon2020 Repair. Resource Management in Periurban Areas Going Beyond Urban Metabolism , ereditandone il quadro teorico, focalizzandone gli obiettivi alla dimensione pianificatoria e del progetto urbano, e sperimentandone l’applicazione sull’area costiera come paesaggio potenziale da ripensare e progettare per orientare politiche e strategie territoriali.File | Dimensione | Formato | |
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