Studiare oggi la propensione dei cittadini al volontariato, soprattutto quello che si esplica entro forme organizzative stabili come gli ets, pone l’attenzione su chi sia il volontario e come venga percepito da chi “in potenza” dovrebbe elevarsi a questo status. Ebbene, ripercorrendo visioni classiche e consolidate, si può affermare che il volontario è colui che - fatta fede ai suoi carichi di vita lavorativi, educativi, civici e familiari - decide di dedicare, spontaneamente e senza una retribuzione, il suo tempo e le sue energie ad attività i cui impatti abbiano ricadute sociali rilevanti per la comunità, le persone, il territorio e in generale il bene comune (Arcidiacono, 2004). Nella stessa definizione, attraverso il richiamo ai carichi di vita, dunque a impegni non sempre di facile gestione, alla scelta non motivata da fini di lucro e allo spirito solidale che sottende tale azione volontaria e disinteressata, vengono messe al centro dimensioni fondanti del carattere identitario di questa figura. Tali dimensioni passano per componenti motivazionali circoscrivibili, su un versante, entro una solidarietà esplicitata nel legame sociale che genera (verso l’esterno) e, sull’altro versante, motivazioni che attengono diversamente ad aree intime della persona connesse alla realizzazione individuale che passa per la realizzazione del sé e la ricerca di significato della propria esistenza (verso l’interno). Un tale complesso mosaico motivazionale, che porta al continuo scontro-incontro tra le dimensioni implicate, mostra come la scelta di farsi volontario, o “in potenza” percepirsi come pronto/adeguato per poterlo essere, sia una traiettoria che si consuma nella danza dialettica tra componenti razionali e componenti emotive. Se da una parte ragionare di volontari “in potenza” implica fare leva sulla figura dell’individuo che deve calarsi in questo ruolo, dall’altra concepire questo ruolo in un contesto organizzativo strutturato vuol dire mettere in gioco altre dimensioni ancora, ovvero quella contestuale e quella organizzativo-collettiva, in altre parole quelle che legano l’individuo potenziale volontario ai valori, alla mission e alle attività dell’ets in contesti territoriali e temporali connotati da specifici vincoli e opportunità. Pertanto, il desiderio di un impegno individuale concreto che possa tradursi in vera e propria agency non può che passare per un sistema multilivello che richiama le organizzazioni e gli scenari contestuali vigenti.

Pro-pensa-mente volontari: un’analisi delle dimensioni di facilitazione o inibizione nella costruzione dell’agency dei potenziali volontari in ETS / Punziano, Gabriella. - 92:(2023), pp. 99-118.

Pro-pensa-mente volontari: un’analisi delle dimensioni di facilitazione o inibizione nella costruzione dell’agency dei potenziali volontari in ETS

Gabriella Punziano
2023

Abstract

Studiare oggi la propensione dei cittadini al volontariato, soprattutto quello che si esplica entro forme organizzative stabili come gli ets, pone l’attenzione su chi sia il volontario e come venga percepito da chi “in potenza” dovrebbe elevarsi a questo status. Ebbene, ripercorrendo visioni classiche e consolidate, si può affermare che il volontario è colui che - fatta fede ai suoi carichi di vita lavorativi, educativi, civici e familiari - decide di dedicare, spontaneamente e senza una retribuzione, il suo tempo e le sue energie ad attività i cui impatti abbiano ricadute sociali rilevanti per la comunità, le persone, il territorio e in generale il bene comune (Arcidiacono, 2004). Nella stessa definizione, attraverso il richiamo ai carichi di vita, dunque a impegni non sempre di facile gestione, alla scelta non motivata da fini di lucro e allo spirito solidale che sottende tale azione volontaria e disinteressata, vengono messe al centro dimensioni fondanti del carattere identitario di questa figura. Tali dimensioni passano per componenti motivazionali circoscrivibili, su un versante, entro una solidarietà esplicitata nel legame sociale che genera (verso l’esterno) e, sull’altro versante, motivazioni che attengono diversamente ad aree intime della persona connesse alla realizzazione individuale che passa per la realizzazione del sé e la ricerca di significato della propria esistenza (verso l’interno). Un tale complesso mosaico motivazionale, che porta al continuo scontro-incontro tra le dimensioni implicate, mostra come la scelta di farsi volontario, o “in potenza” percepirsi come pronto/adeguato per poterlo essere, sia una traiettoria che si consuma nella danza dialettica tra componenti razionali e componenti emotive. Se da una parte ragionare di volontari “in potenza” implica fare leva sulla figura dell’individuo che deve calarsi in questo ruolo, dall’altra concepire questo ruolo in un contesto organizzativo strutturato vuol dire mettere in gioco altre dimensioni ancora, ovvero quella contestuale e quella organizzativo-collettiva, in altre parole quelle che legano l’individuo potenziale volontario ai valori, alla mission e alle attività dell’ets in contesti territoriali e temporali connotati da specifici vincoli e opportunità. Pertanto, il desiderio di un impegno individuale concreto che possa tradursi in vera e propria agency non può che passare per un sistema multilivello che richiama le organizzazioni e gli scenari contestuali vigenti.
2023
978-88-97834-56-4
Pro-pensa-mente volontari: un’analisi delle dimensioni di facilitazione o inibizione nella costruzione dell’agency dei potenziali volontari in ETS / Punziano, Gabriella. - 92:(2023), pp. 99-118.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/913969
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