L’area archeologica di Noto Antica costituisce un’area di grande interesse dove i resti della città medievale distrutta dal terribile terremoto del 1693 insistono sulle fasi di vita precedenti creando una stratigrafia molto complessa. Nel XVIII secolo numerosi eruditi e storici locali iniziano a occuparsi di Noto, sia della città antica su Monte Alveria che di quella nuova che stava crescendo a pochi chilometri di distanza. La ricerca archeologica ha il via con Paolo Orsi, arrivato a Siracusa nel 1888 grazie alla nomina ministeriale. Tra il 1984 e il 1986 inizia l’esplorazione del sito che porterà alla luce oltre 500 sepolture lungo i costoni rocciosi, il ginnasio e gli heroa ellenistici. È del 1897 la prima e più ampia relazione dedicata interamente a Noto, in cui l’Orsi raccoglie tutto il lavoro svolto sia nelle ricognizioni nel territorio che nelle brevi campagne di scavo. Su questa relazione si baseranno tutte le analisi e le notizie su Noto nel corso del primo Novecento, ma bisognerà attendere più di 70 anni, per assistere a una vera e propria ripresa della ricerca archeologica. Il gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Napoli Federico II inizia lo scavo archeologico a Noto Antica nel 2017 con l’obiettivo di definire le modalità del popolamento antico nel territorio in un arco cronologico che va dalle prime attestazioni sicule fino al periodo romano. I risultati ottenuti sono molto interessanti: la continuità di insediamento nella vallata che giunge fino quasi alla fine del IX sec. d.C., testimonia l’importanza strategica del sito, a controllo della via naturale di comunicazione tra costa e interno.
Noto Antica: la ricerca archeologica dopo Paolo Orsi / Ferrara, Bianca; Passaro, Simona; Ciro Giuseppe Vitale, Mirko. - (2022), pp. 293-313. (Intervento presentato al convegno COME FEDERICO OPERA SUL CAMPO 2021 Scavi e ricerche archeologiche dell’Università di Napoli Federico II tenutosi a Napoli nel 9-10 dicembre 2021).
Noto Antica: la ricerca archeologica dopo Paolo Orsi
Bianca Ferrara
;Simona Passaro
;
2022
Abstract
L’area archeologica di Noto Antica costituisce un’area di grande interesse dove i resti della città medievale distrutta dal terribile terremoto del 1693 insistono sulle fasi di vita precedenti creando una stratigrafia molto complessa. Nel XVIII secolo numerosi eruditi e storici locali iniziano a occuparsi di Noto, sia della città antica su Monte Alveria che di quella nuova che stava crescendo a pochi chilometri di distanza. La ricerca archeologica ha il via con Paolo Orsi, arrivato a Siracusa nel 1888 grazie alla nomina ministeriale. Tra il 1984 e il 1986 inizia l’esplorazione del sito che porterà alla luce oltre 500 sepolture lungo i costoni rocciosi, il ginnasio e gli heroa ellenistici. È del 1897 la prima e più ampia relazione dedicata interamente a Noto, in cui l’Orsi raccoglie tutto il lavoro svolto sia nelle ricognizioni nel territorio che nelle brevi campagne di scavo. Su questa relazione si baseranno tutte le analisi e le notizie su Noto nel corso del primo Novecento, ma bisognerà attendere più di 70 anni, per assistere a una vera e propria ripresa della ricerca archeologica. Il gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Napoli Federico II inizia lo scavo archeologico a Noto Antica nel 2017 con l’obiettivo di definire le modalità del popolamento antico nel territorio in un arco cronologico che va dalle prime attestazioni sicule fino al periodo romano. I risultati ottenuti sono molto interessanti: la continuità di insediamento nella vallata che giunge fino quasi alla fine del IX sec. d.C., testimonia l’importanza strategica del sito, a controllo della via naturale di comunicazione tra costa e interno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.