Questo scritto propone una riflessione di natura metodologica sulla riattivazione delle aree interne, che giunge a valle di studi, ricerche e progetti sul tema, condotti in diverse occasioni: dalla realizzazione di interventi di recupero di comparti di nuclei storici di centri minori, finanziati con programmi speciali per il post terremoto del 1980; alla partecipazione a una ricerca sui centri minori campani (finanziata con fondi PON_Fondi Strutturali Europei 2007 -2013_MIUR) al coordinamento scientifico di convenzioni con comuni tesi alla valorizzazione di aree degradate, alla conduzione di sperimentazioni didattiche in laboratori di progettazione e tesi di laurea, in seminari, workshop internazionali; fino all’esperienza, portata avanti nella prima annualità del Master di II livello “Architettura e progetto per le aree interne. Ricostruzione dei piccoli paesi” (ARÌNT_Università degli studi Napoli Federico II), in cui si è intrapresa una sperimentazione sui paesi dell’Alta Irpinia, luoghi in cui, per condizione geografica e infrastrutturale e per vocazione morfologica, il tema dell’abbandono e dello spopolamento è passibile di azioni di riattivazione, applicando processi multidisciplinari e visioni partecipate, concertate con le comunità locali in linea con le tradizioni, talvolta millenarie, stratificatesi in quelle terre. Esperienze tutte che hanno evidenziato quanto raggiungere l’obiettivo di ri-conferire centralità alle aree interne possa costituire un motore di sviluppo per l’intero territorio nazionale, conducendo a promuovere l’iniziativa di costituire una Rete Nazionale delle Università per le aree interne, che ha visto la luce nel settembre 2019, a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, città essa stessa simbolo di una rigenerazione ritenuta impossibile. La Rete si pone come infrastruttura immateriale capace di connettere elaborazioni, esperienze, buone pratiche, visioni di futuro che alimentino sguardi, non confinati a una prospettiva di “turismo dell’abbandono” o – peggio – “della musealizzazione di territori senza futuro”, ma che possano invece concorrere a dare corpo a infrastrutture materiali portatrici di prospettive di potenziale sviluppo non solo nella dimensione del turismo ma in un più ampio orizzonte produttivo.

Riattivare le aree interne del paesaggio campano. Questioni di metodo / Picone, Adelina. - (2022), pp. 193-198.

Riattivare le aree interne del paesaggio campano. Questioni di metodo

Adelina Picone
2022

Abstract

Questo scritto propone una riflessione di natura metodologica sulla riattivazione delle aree interne, che giunge a valle di studi, ricerche e progetti sul tema, condotti in diverse occasioni: dalla realizzazione di interventi di recupero di comparti di nuclei storici di centri minori, finanziati con programmi speciali per il post terremoto del 1980; alla partecipazione a una ricerca sui centri minori campani (finanziata con fondi PON_Fondi Strutturali Europei 2007 -2013_MIUR) al coordinamento scientifico di convenzioni con comuni tesi alla valorizzazione di aree degradate, alla conduzione di sperimentazioni didattiche in laboratori di progettazione e tesi di laurea, in seminari, workshop internazionali; fino all’esperienza, portata avanti nella prima annualità del Master di II livello “Architettura e progetto per le aree interne. Ricostruzione dei piccoli paesi” (ARÌNT_Università degli studi Napoli Federico II), in cui si è intrapresa una sperimentazione sui paesi dell’Alta Irpinia, luoghi in cui, per condizione geografica e infrastrutturale e per vocazione morfologica, il tema dell’abbandono e dello spopolamento è passibile di azioni di riattivazione, applicando processi multidisciplinari e visioni partecipate, concertate con le comunità locali in linea con le tradizioni, talvolta millenarie, stratificatesi in quelle terre. Esperienze tutte che hanno evidenziato quanto raggiungere l’obiettivo di ri-conferire centralità alle aree interne possa costituire un motore di sviluppo per l’intero territorio nazionale, conducendo a promuovere l’iniziativa di costituire una Rete Nazionale delle Università per le aree interne, che ha visto la luce nel settembre 2019, a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, città essa stessa simbolo di una rigenerazione ritenuta impossibile. La Rete si pone come infrastruttura immateriale capace di connettere elaborazioni, esperienze, buone pratiche, visioni di futuro che alimentino sguardi, non confinati a una prospettiva di “turismo dell’abbandono” o – peggio – “della musealizzazione di territori senza futuro”, ma che possano invece concorrere a dare corpo a infrastrutture materiali portatrici di prospettive di potenziale sviluppo non solo nella dimensione del turismo ma in un più ampio orizzonte produttivo.
2022
9788856908527
Riattivare le aree interne del paesaggio campano. Questioni di metodo / Picone, Adelina. - (2022), pp. 193-198.
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