Italia e Tunisia costituiscono i due poli di un continuo flusso di persone, capitali e merci che si muovono ininterrottamente tra le due sponde del Mediterraneo. Le rotte dello sviluppo tra questi due paesi vanno lette alla luce della dimensione sempre più globale che ha assunto il capitalismo contemporaneo. All’interno di questa trama flessibile prendono forma gli itinerari transnazionali del capitale, battuti da imprenditori che de- e rilocalizzano le proprie attività partecipando a quei flussi diasporici globali in cui processi immaginativi e maggiori possibilità di sfruttamento delle materie prime – merci e forza lavoro – rivestono pari importanza. Lungi dalle consuete rappresentazioni che ci presentano l’economia e la finanza come universi neutri ed asettici, come se fossero agite da forze necessarie ed impersonali, in questo capitolo proverò a rendere conto, grazie al valore conoscitivo dell’etnografia, di come lavoro e capitale non siano mai astratti, né omogenei. I capitalisti sono infatti particolari tipi di persone, riprodotti secondo processi culturali determinati. Ecco che allora la contiguità tra famiglia e impresa caratterizza quel familismo imprenditoriale marcato da solidarietà e lealtà, paternalismo, scontri intergenerazionali, riproduzione e trasmissione lignatica di saperi e pratiche. La cultura del capitale informa anche le relazioni tra padroni italiani e lavoratori tunisini, così come concorre a determinare l’identità sociale di merci e oggetti.
Le rotte dello sviluppo tra Italia e Tunisia: itinerari e cultura del Capitale / Cordova, Giovanni. - 1:(2016), pp. 113-137.
Le rotte dello sviluppo tra Italia e Tunisia: itinerari e cultura del Capitale
Cordova, Giovanni
2016
Abstract
Italia e Tunisia costituiscono i due poli di un continuo flusso di persone, capitali e merci che si muovono ininterrottamente tra le due sponde del Mediterraneo. Le rotte dello sviluppo tra questi due paesi vanno lette alla luce della dimensione sempre più globale che ha assunto il capitalismo contemporaneo. All’interno di questa trama flessibile prendono forma gli itinerari transnazionali del capitale, battuti da imprenditori che de- e rilocalizzano le proprie attività partecipando a quei flussi diasporici globali in cui processi immaginativi e maggiori possibilità di sfruttamento delle materie prime – merci e forza lavoro – rivestono pari importanza. Lungi dalle consuete rappresentazioni che ci presentano l’economia e la finanza come universi neutri ed asettici, come se fossero agite da forze necessarie ed impersonali, in questo capitolo proverò a rendere conto, grazie al valore conoscitivo dell’etnografia, di come lavoro e capitale non siano mai astratti, né omogenei. I capitalisti sono infatti particolari tipi di persone, riprodotti secondo processi culturali determinati. Ecco che allora la contiguità tra famiglia e impresa caratterizza quel familismo imprenditoriale marcato da solidarietà e lealtà, paternalismo, scontri intergenerazionali, riproduzione e trasmissione lignatica di saperi e pratiche. La cultura del capitale informa anche le relazioni tra padroni italiani e lavoratori tunisini, così come concorre a determinare l’identità sociale di merci e oggetti.File | Dimensione | Formato | |
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