La Conquista veneziana di Candia agli inizi del XIII secolo determinò numerose trasformazioni di tipo politico, sociale, economico e culturale sull’isola. Sotto molti aspetti Venezia governò il Regno di Candia in continuità con le precedenti strutture bizantine ma più in generale, a Candia più che altrove, la Serenissima testò l’applicazione del proprio modello amministrativo. Uno degli effetti più durevoli di questa situazione fu lo sviluppo di nuovi strumenti di gestione e controllo dello spazio rurale e urbano. Se questi elementi sono stati ben approfonditi dagli studiosi per i primi secoli veneziani – si vedano, tra i contributi più recenti, quelli di Gasparis, Georgopoulou, Lambrinos, Maltezou, McKee e Papadaki – più rari sono gli studi relativi agli ultimi due secoli veneziani, prima della conquista ottomana dell’isola che fu avviata nel 1645 ma si concluse solo nel 1669 con la presa della città di Candia. Il contributo intende concentrarsi sull’analisi delle dinamiche di gestione e amministrazione della proprietà immobiliare e fondiaria in ambito urbano e rurale a Candia negli ultimi due secoli del dominio veneziano, attraverso la disamina di più fonti: in particolare i Memoriali e le Stime, ma soprattutto i Catastici, tutti conservati presso l’Archivio di Stato di Venezia. Alcuni documenti catastali inediti risalenti al Cinque e Seicento, infatti, “raccontano” la distribuzione e i caratteri dello spazio urbano della città di Candia e una parte del suo territorio, che è stato possibile perimetrare in base a uno studio puntuale dei toponimi presenti nei documenti, confrontati con quelli oggi sopravvissuti o scomparsi. Il ventaglio delle proprietà descritte in questi catastici è ampio: case, botteghe, mulini, terreni coltivati in vario modo (soprattutto con vigne, olivi e alberi da frutto), spesso anche interi villaggi (casali o metochia) appartenevano in gran parte a privati nobili o cittadini, ma anche alla Serenissima (beni comuni o della Signoria) e potevano passare molto rapidamente di mano, in un periodo in cui la proprietà immobiliare era ormai estremamente frammentata e in dinamica trasformazione. Nei processi di cessione e acquisizione (per lo più vendite private e incanti pubblici) descritti nei documenti in esame, inoltre, molteplici attori risultano coinvolti, ciascuno con ruoli precisi: il Duca di Candia con i suoi consiglieri o sostituti, che autorizzavano ogni operazione sui beni; un ampio numero di notai, cancellieri, vice cancellieri e segretari della Cancelleria ducale; venditori, acquirenti e affittuari le cui storie famigliari vengono talvolta accennate nei testi; infine, figure di estimatori incaricati delle perizie sugli immobili e i terreni, talvolta sostituiti in questo ruolo dai Castellani o da esperti marangoni o mureri. I catastici riportano frequenti riferimenti ad altri documenti ufficiali del governo veneziano di Candia, molti dei quali andati perduti. Tuttavia, l’esistenza da un lato di catastici più antichi – si vedano il Catasticum sexterii Dorsoduri (XIII-XV sec.) e il Catasticum Chanee (XIV sec.) pubblicati a cura di Gasparis – e dall’altro di documenti che descrivono giorno per giorno la Pratica de tutti gli offitii della città di Candia (XV-XVI sec.), menzionando le diverse cariche coinvolte, permette di avviare un primo confronto con la situazione nei secoli precedenti a quella descritta nei catastici in oggetto, al fine di provare a tracciare un quadro degli elementi di permanenza e discontinuità nella gestione delle proprietà urbane e rurali.

Descrizione e governo del territorio: i catastici di Candia nel tardo periodo veneziano (XVI-XVII sec.) / Maglio, Emma. - (2024), pp. 87-102.

Descrizione e governo del territorio: i catastici di Candia nel tardo periodo veneziano (XVI-XVII sec.)

emma maglio
2024

Abstract

La Conquista veneziana di Candia agli inizi del XIII secolo determinò numerose trasformazioni di tipo politico, sociale, economico e culturale sull’isola. Sotto molti aspetti Venezia governò il Regno di Candia in continuità con le precedenti strutture bizantine ma più in generale, a Candia più che altrove, la Serenissima testò l’applicazione del proprio modello amministrativo. Uno degli effetti più durevoli di questa situazione fu lo sviluppo di nuovi strumenti di gestione e controllo dello spazio rurale e urbano. Se questi elementi sono stati ben approfonditi dagli studiosi per i primi secoli veneziani – si vedano, tra i contributi più recenti, quelli di Gasparis, Georgopoulou, Lambrinos, Maltezou, McKee e Papadaki – più rari sono gli studi relativi agli ultimi due secoli veneziani, prima della conquista ottomana dell’isola che fu avviata nel 1645 ma si concluse solo nel 1669 con la presa della città di Candia. Il contributo intende concentrarsi sull’analisi delle dinamiche di gestione e amministrazione della proprietà immobiliare e fondiaria in ambito urbano e rurale a Candia negli ultimi due secoli del dominio veneziano, attraverso la disamina di più fonti: in particolare i Memoriali e le Stime, ma soprattutto i Catastici, tutti conservati presso l’Archivio di Stato di Venezia. Alcuni documenti catastali inediti risalenti al Cinque e Seicento, infatti, “raccontano” la distribuzione e i caratteri dello spazio urbano della città di Candia e una parte del suo territorio, che è stato possibile perimetrare in base a uno studio puntuale dei toponimi presenti nei documenti, confrontati con quelli oggi sopravvissuti o scomparsi. Il ventaglio delle proprietà descritte in questi catastici è ampio: case, botteghe, mulini, terreni coltivati in vario modo (soprattutto con vigne, olivi e alberi da frutto), spesso anche interi villaggi (casali o metochia) appartenevano in gran parte a privati nobili o cittadini, ma anche alla Serenissima (beni comuni o della Signoria) e potevano passare molto rapidamente di mano, in un periodo in cui la proprietà immobiliare era ormai estremamente frammentata e in dinamica trasformazione. Nei processi di cessione e acquisizione (per lo più vendite private e incanti pubblici) descritti nei documenti in esame, inoltre, molteplici attori risultano coinvolti, ciascuno con ruoli precisi: il Duca di Candia con i suoi consiglieri o sostituti, che autorizzavano ogni operazione sui beni; un ampio numero di notai, cancellieri, vice cancellieri e segretari della Cancelleria ducale; venditori, acquirenti e affittuari le cui storie famigliari vengono talvolta accennate nei testi; infine, figure di estimatori incaricati delle perizie sugli immobili e i terreni, talvolta sostituiti in questo ruolo dai Castellani o da esperti marangoni o mureri. I catastici riportano frequenti riferimenti ad altri documenti ufficiali del governo veneziano di Candia, molti dei quali andati perduti. Tuttavia, l’esistenza da un lato di catastici più antichi – si vedano il Catasticum sexterii Dorsoduri (XIII-XV sec.) e il Catasticum Chanee (XIV sec.) pubblicati a cura di Gasparis – e dall’altro di documenti che descrivono giorno per giorno la Pratica de tutti gli offitii della città di Candia (XV-XVI sec.), menzionando le diverse cariche coinvolte, permette di avviare un primo confronto con la situazione nei secoli precedenti a quella descritta nei catastici in oggetto, al fine di provare a tracciare un quadro degli elementi di permanenza e discontinuità nella gestione delle proprietà urbane e rurali.
2024
978-88-92990-22-7
Descrizione e governo del territorio: i catastici di Candia nel tardo periodo veneziano (XVI-XVII sec.) / Maglio, Emma. - (2024), pp. 87-102.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/970323
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