«A grado a grado, mi sono accorta che amavo raccontare il vero, e nel vero mi muo- vevo con maggior libertà di quando costruivo e inventavo. Così ho allontanato per sempre da me l’invenzione», si legge in un’intervista rilasciata da Natalia Ginzburg poco dopo la pubblicazione di Lessico famigliare. Già nell’Avvertenza al romanzo si dichiarava, d’altronde, lo statuto di realtà dei «luoghi, fatti e persone» che vi ve- nivano narrati, sebbene il carattere soggettivo e parziale di quella verità apparisse già evidente nel riferimento, poche righe dopo, alla labilità e frammentarietà del ri- cordo. Ma come si coniuga la deliberata intolleranza nei confronti dell’invenzione e l’aderenza al vero con l’indomabile slancio verso l’immaginazione che caratterizza le diverse età della vita dell’uomo, e in particolar modo l’infanzia? Il contributo inten- de analizzare il complesso rapporto tra realtà, memoria e fantasticheria nell’opera di Natalia Ginzburg ponendo l’attenzione, in particolare, su Lessico famigliare (1963) e Vita immaginaria (1974), nelle cui pagine la riflessione su creatività e immaginazione si intreccia con l’interrogativo su come sia possibile indagare e narrare, oltre che la propria vita, quella degli altri.
«Ho allontanato per sempre da me l'invenzione». Realtà, memoria, fantasticheria in «Lessico famigliare» e «Vita immaginaria» di Natalia Ginzburg / Abignente, Elisabetta. - (2024), pp. 493-501.
«Ho allontanato per sempre da me l'invenzione». Realtà, memoria, fantasticheria in «Lessico famigliare» e «Vita immaginaria» di Natalia Ginzburg
Elisabetta Abignente
2024
Abstract
«A grado a grado, mi sono accorta che amavo raccontare il vero, e nel vero mi muo- vevo con maggior libertà di quando costruivo e inventavo. Così ho allontanato per sempre da me l’invenzione», si legge in un’intervista rilasciata da Natalia Ginzburg poco dopo la pubblicazione di Lessico famigliare. Già nell’Avvertenza al romanzo si dichiarava, d’altronde, lo statuto di realtà dei «luoghi, fatti e persone» che vi ve- nivano narrati, sebbene il carattere soggettivo e parziale di quella verità apparisse già evidente nel riferimento, poche righe dopo, alla labilità e frammentarietà del ri- cordo. Ma come si coniuga la deliberata intolleranza nei confronti dell’invenzione e l’aderenza al vero con l’indomabile slancio verso l’immaginazione che caratterizza le diverse età della vita dell’uomo, e in particolar modo l’infanzia? Il contributo inten- de analizzare il complesso rapporto tra realtà, memoria e fantasticheria nell’opera di Natalia Ginzburg ponendo l’attenzione, in particolare, su Lessico famigliare (1963) e Vita immaginaria (1974), nelle cui pagine la riflessione su creatività e immaginazione si intreccia con l’interrogativo su come sia possibile indagare e narrare, oltre che la propria vita, quella degli altri.File | Dimensione | Formato | |
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