Lo studio del greco riprese in Italia a partire dal 1397, quando Manuele Crisolora, invitato da Coluccio Salutati, si recò a Firenze per insegnare il greco a un gruppo di studenti, che diventeranno poi celebri umanisti (Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini, Pier Paolo Vergerio, Iacopo di Angelo, e più tardi Guarino Guarini). Tra gli autori greci utilizzati da Crisolora nelle sue lezioni, Plutarco ebbe un ruolo fondamentale, e ciò diede l'opportunità di leggere le sue opere su Alessandro Magno. Così, i due discorsi di Plutarco intitolati De Alexandri fortuna aut virtute furono tradotti in latino da Iacopo di Angelo (1405-1409), mentre nel 1414 Guarino pubblicò la sua traduzione della plutarchea Vita di Alessandro. Nel 1430-1433, Vergerio tradusse l'Anabasi di Alessandro e gli Indikà di Arriano, dedicandole all’imperatore Sigismondo II di Lussemburgo, mentre intorno al 1454-1457 Bartolomeo Facio, allievo di Guarino, rimaneggiò le traduzioni di Vergerio, dedicando le nuove versioni al re di Napoli, Alfonso d’Aragona. Il primo gruppo di giovani umanisti che studiò il greco a Firenze con Manuele Crisolora (1397-1400) annoverò alcuni traduttori di opere greche in latino: Iacopo di Angelo, Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini, Pier Paolo Vergerio, e più tardi Guarino Guarini. Tra gli autori greci utilizzati da Crisolora nelle sue lezioni, Plutarco ebbe un ruolo fondamentale, e ciò diede l'opportunità di leggere le sue opere su Alessandro Magno. I due discorsi di Plutarco De Alexandri fortuna aut virtute e il De fortuna Romanorum, in cui il valore dei Romani e di Alessandro sono messi a confronto, furono tradotti in latino da Iacopo di Angelo (1405-1409) e ritradotti da Niccolò Perotti (1449-1452), mentre nel 1414 Guarino pubblicò la sua traduzione della plutarchea Vita di Alessandro. Nel 1430-1433, Vergerio tradusse l'Anabasi di Alessandro e gli Indikà di Arriano, dedicandole all’imperatore Sigismondo II di Lussemburgo, mentre intorno al 1454-1457 Bartolomeo Facio, allievo di Guarino, rimaneggiò le traduzioni di Vergerio, dedicando le nuove versioni al re di Napoli, Alfonso d’Aragona. Sebbene questi dati mostrino un certo numero di traduzioni latine delle opere greche dedicate alla figura di Alessandro, difficilmente si può parlare di un diffuso interesse verso Alessandro nel XV secolo: nella prima generazione, le imprese del Macedone furono studiate da umanisti che ebbero l'opportunità di studiare il greco vivendo a Costantinopoli o nelle zone grecofone del vicino Oriente (Iacopo d’Angelo e Guarino presso i Crisolora a Costantinopoli, Vergerio a Capodistria). Inoltre, nell’esame della fortuna di Alessandro nel ’400 va considerato il ruolo dei committenti di queste traduzioni: le versioni di Iacopo furono commissionate dal cardinale Pietro Filargis (1405-1409, futuro papa Alessandro V, 1409-1410), che era un greco nato a Creta. Altri dedicatari (forse, Carlo Malatesta per Guarino, l’imperatore Sigismondo II di Lussemburgo per Vergerio, il re Alfonso d’Aragona per Facio) vedevano in Alessandro il modello del condottiero, portatore dei valori propri della nobile cavalleria medievale, che si ritrova ache nella tradizione romanzesca del Medioevo.

La presenza delle fonti greche su Alessandro nel dibattito umanistico durante la prima metà del Quattrocento / Abbamonte, Giancarlo. - 417:(2024), pp. 383-402. [10.1515/9783111427614-018]

La presenza delle fonti greche su Alessandro nel dibattito umanistico durante la prima metà del Quattrocento

giancarlo abbamonte
2024

Abstract

Lo studio del greco riprese in Italia a partire dal 1397, quando Manuele Crisolora, invitato da Coluccio Salutati, si recò a Firenze per insegnare il greco a un gruppo di studenti, che diventeranno poi celebri umanisti (Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini, Pier Paolo Vergerio, Iacopo di Angelo, e più tardi Guarino Guarini). Tra gli autori greci utilizzati da Crisolora nelle sue lezioni, Plutarco ebbe un ruolo fondamentale, e ciò diede l'opportunità di leggere le sue opere su Alessandro Magno. Così, i due discorsi di Plutarco intitolati De Alexandri fortuna aut virtute furono tradotti in latino da Iacopo di Angelo (1405-1409), mentre nel 1414 Guarino pubblicò la sua traduzione della plutarchea Vita di Alessandro. Nel 1430-1433, Vergerio tradusse l'Anabasi di Alessandro e gli Indikà di Arriano, dedicandole all’imperatore Sigismondo II di Lussemburgo, mentre intorno al 1454-1457 Bartolomeo Facio, allievo di Guarino, rimaneggiò le traduzioni di Vergerio, dedicando le nuove versioni al re di Napoli, Alfonso d’Aragona. Il primo gruppo di giovani umanisti che studiò il greco a Firenze con Manuele Crisolora (1397-1400) annoverò alcuni traduttori di opere greche in latino: Iacopo di Angelo, Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini, Pier Paolo Vergerio, e più tardi Guarino Guarini. Tra gli autori greci utilizzati da Crisolora nelle sue lezioni, Plutarco ebbe un ruolo fondamentale, e ciò diede l'opportunità di leggere le sue opere su Alessandro Magno. I due discorsi di Plutarco De Alexandri fortuna aut virtute e il De fortuna Romanorum, in cui il valore dei Romani e di Alessandro sono messi a confronto, furono tradotti in latino da Iacopo di Angelo (1405-1409) e ritradotti da Niccolò Perotti (1449-1452), mentre nel 1414 Guarino pubblicò la sua traduzione della plutarchea Vita di Alessandro. Nel 1430-1433, Vergerio tradusse l'Anabasi di Alessandro e gli Indikà di Arriano, dedicandole all’imperatore Sigismondo II di Lussemburgo, mentre intorno al 1454-1457 Bartolomeo Facio, allievo di Guarino, rimaneggiò le traduzioni di Vergerio, dedicando le nuove versioni al re di Napoli, Alfonso d’Aragona. Sebbene questi dati mostrino un certo numero di traduzioni latine delle opere greche dedicate alla figura di Alessandro, difficilmente si può parlare di un diffuso interesse verso Alessandro nel XV secolo: nella prima generazione, le imprese del Macedone furono studiate da umanisti che ebbero l'opportunità di studiare il greco vivendo a Costantinopoli o nelle zone grecofone del vicino Oriente (Iacopo d’Angelo e Guarino presso i Crisolora a Costantinopoli, Vergerio a Capodistria). Inoltre, nell’esame della fortuna di Alessandro nel ’400 va considerato il ruolo dei committenti di queste traduzioni: le versioni di Iacopo furono commissionate dal cardinale Pietro Filargis (1405-1409, futuro papa Alessandro V, 1409-1410), che era un greco nato a Creta. Altri dedicatari (forse, Carlo Malatesta per Guarino, l’imperatore Sigismondo II di Lussemburgo per Vergerio, il re Alfonso d’Aragona per Facio) vedevano in Alessandro il modello del condottiero, portatore dei valori propri della nobile cavalleria medievale, che si ritrova ache nella tradizione romanzesca del Medioevo.
2024
978-3-11-140794-4
La presenza delle fonti greche su Alessandro nel dibattito umanistico durante la prima metà del Quattrocento / Abbamonte, Giancarlo. - 417:(2024), pp. 383-402. [10.1515/9783111427614-018]
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