La malattia, concepita dal punto di vista di un mero stato di alterazione organica o funzionale alle implicazioni che essa viene ad assumere nell’esperienza soggettiva, è attualmente oggetto di numerosi studi e ricerche. Interviene nella vita del paziente e dei suoi familiari sotto molteplici aspetti; richiede un continuo adattamento fisico e psichico, si innesta nella quotidianità del soggetto determinando un radicale stravolgimento del sistema dei significati, delle routine giornaliere e dell’immagine del sé, ponendo l’individuo dinanzi ad una sfida che si rinnova in ogni fase del decorso dello stato di salute, talvolta come un’opportunità, altre volte come un irreversibile verdetto. In questo scenario la speranza, intesa come risorsa , viene ad assumere un significato centrale non solo nel percorso terapeutico, ma anche nella dimensione esistenziale. La capacità, soprattutto da parte del malato cronico, di rispondere in maniera adattiva alle avversità imposte dalla malattia coincide con i concetti di coping e resilienza . Tra i fattori che definiscono questi due costrutti vi sono il senso di autoefficacia, l’autostima, l’ottimismo, la forza interiore. Tutti aspetti, questi, che sottendono un sentimento alimentato dalla speranza. Quest’ultima, dunque, rappresenta un costrutto multidimensionale e si muove contemporaneamente su una triplice dimensione temporale: richiama la memoria del passato, attraversa il presente e prospetta il futuro . La speranza, in quanto categoria relazionale, è sempre riferita all’Altro, ed è dunque intimamente legata al concetto di intersoggettività. In particolare, il costrutto di hopefulness , primario nella relazione medico-paziente, si riferisce ad una specifica qualità interna che emerge nell’interazione . In tal senso, gli operatori sanitari possono contribuire ad aumentare il sentimento della speranza nei pazienti affetti da malattie croniche e, di conseguenza, migliorarne la compliance . La ricerca qui presentata ha coinvolto 100 studenti del Corso di laurea in Professioni Sanitarie dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Sono state prodotte delle narrazioni sul costrutto di speranza, dapprima analizzate tramite una metodologia fenomenologica e, successivamente sottoposte ad un’analisi lessicale mediante l’uso del software T-Lab, al fine di individuare le unità testuali più pregnanti. In accordo alla letteratura di riferimento e alle narrazioni degli operatori sanitari, la speranza ha assunto un’accezione sia universale sia particolare, connessa alle singole esperienze dei caregivers formali. Anche per questo, dall’analisi dei testi dei professionisti in formazione è stato possibile ricavare un concetto di speranza declinato al plurale: non solo speranza, ma speranze.
Raccontare la speranza. Il punto di vista degli operatori sanitari / Marone, Francesca; Navarra, Maria; Cucca, Anna. - (2022), pp. 31-50.
Raccontare la speranza. Il punto di vista degli operatori sanitari
Marone Francesca
Primo
Writing – Review & Editing
;Navarra MariaSecondo
Writing – Original Draft Preparation
;Cucca AnnaUltimo
Writing – Original Draft Preparation
2022
Abstract
La malattia, concepita dal punto di vista di un mero stato di alterazione organica o funzionale alle implicazioni che essa viene ad assumere nell’esperienza soggettiva, è attualmente oggetto di numerosi studi e ricerche. Interviene nella vita del paziente e dei suoi familiari sotto molteplici aspetti; richiede un continuo adattamento fisico e psichico, si innesta nella quotidianità del soggetto determinando un radicale stravolgimento del sistema dei significati, delle routine giornaliere e dell’immagine del sé, ponendo l’individuo dinanzi ad una sfida che si rinnova in ogni fase del decorso dello stato di salute, talvolta come un’opportunità, altre volte come un irreversibile verdetto. In questo scenario la speranza, intesa come risorsa , viene ad assumere un significato centrale non solo nel percorso terapeutico, ma anche nella dimensione esistenziale. La capacità, soprattutto da parte del malato cronico, di rispondere in maniera adattiva alle avversità imposte dalla malattia coincide con i concetti di coping e resilienza . Tra i fattori che definiscono questi due costrutti vi sono il senso di autoefficacia, l’autostima, l’ottimismo, la forza interiore. Tutti aspetti, questi, che sottendono un sentimento alimentato dalla speranza. Quest’ultima, dunque, rappresenta un costrutto multidimensionale e si muove contemporaneamente su una triplice dimensione temporale: richiama la memoria del passato, attraversa il presente e prospetta il futuro . La speranza, in quanto categoria relazionale, è sempre riferita all’Altro, ed è dunque intimamente legata al concetto di intersoggettività. In particolare, il costrutto di hopefulness , primario nella relazione medico-paziente, si riferisce ad una specifica qualità interna che emerge nell’interazione . In tal senso, gli operatori sanitari possono contribuire ad aumentare il sentimento della speranza nei pazienti affetti da malattie croniche e, di conseguenza, migliorarne la compliance . La ricerca qui presentata ha coinvolto 100 studenti del Corso di laurea in Professioni Sanitarie dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Sono state prodotte delle narrazioni sul costrutto di speranza, dapprima analizzate tramite una metodologia fenomenologica e, successivamente sottoposte ad un’analisi lessicale mediante l’uso del software T-Lab, al fine di individuare le unità testuali più pregnanti. In accordo alla letteratura di riferimento e alle narrazioni degli operatori sanitari, la speranza ha assunto un’accezione sia universale sia particolare, connessa alle singole esperienze dei caregivers formali. Anche per questo, dall’analisi dei testi dei professionisti in formazione è stato possibile ricavare un concetto di speranza declinato al plurale: non solo speranza, ma speranze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


