il vasellame in bucchero dall’Italia meridionale, malgrado i numeri totali pari a una quarantina di vasi per la Puglia, una decina per la Calabria siano esigui, compone tuttavia in complesso un panorama ricco a articolato. Le differenze riscontrate tra Peucezia, golfo di Taranto e Calabria da un lato, Daunia dall’altro, possono essere ricondotte non solo alla più diffusa circolazione del kantharos nel primo distretto nominato, ma anche alla diversa cronologia dei due ambiti, con il primo di maggiore antichità e con diversi vettori. La rarità di kantharoi in Daunia, comunque da verificare con ricerche specifiche nei depositi museali, può essere ascritta alla minore frequenza delle cerimonie che prevedevano l’uso di quel vaso. Sulla circolazione ha influito anche la diversa provenienza del bucchero: per il primo ambiente occorre verificare l’ipotesi della circolazione di vasellame dell’Etruria meridionale, che, già considerato anche in Campania all’origine della produzione della ceramica nazionale degli Etruschi alla fine del VII sec. a.C., è documentato nella Campania stessa anche in seguito e che quindi potrebbe essere stato redistribuito in altre regioni dell’Italia meridionale. Spicca la probabile produzione etrusco-meridionale di vasellame in bucchero sottile da Carlantino, ma la documentazione attuale privilegia la provenienza del vasellame in bucchero dalla Campania settentrionale. Alla circolazione del bucchero nelle regioni meridionali possono aver contribuito in prima persona Etruschi stessi, a prescindere dalla presunta interpretazione come trademark etrusco della sigla identificata sotto l’oinochoe campana da Arpi, ma non si può escludere l’apporto anche di individui di altre origini, come potrebbero indicare i kantharoi identificati nelle sepolture di Greci nel golfo di Taranto e in Calabria.
Ceramiche etrusche in Magna Grecia: il caso del bucchero / Naso, Alessandro. - In: ANNALI DELLA FONDAZIONE PER IL MUSEO "CLAUDIO FAINA". - ISSN 1724-8337. - XXVI(2024), pp. 119-136. (Intervento presentato al convegno Etruria e Magna Grecia tenutosi a Orvieto nel 15-16 dicembre 2023).
Ceramiche etrusche in Magna Grecia: il caso del bucchero
Naso, Alessandro
2024
Abstract
il vasellame in bucchero dall’Italia meridionale, malgrado i numeri totali pari a una quarantina di vasi per la Puglia, una decina per la Calabria siano esigui, compone tuttavia in complesso un panorama ricco a articolato. Le differenze riscontrate tra Peucezia, golfo di Taranto e Calabria da un lato, Daunia dall’altro, possono essere ricondotte non solo alla più diffusa circolazione del kantharos nel primo distretto nominato, ma anche alla diversa cronologia dei due ambiti, con il primo di maggiore antichità e con diversi vettori. La rarità di kantharoi in Daunia, comunque da verificare con ricerche specifiche nei depositi museali, può essere ascritta alla minore frequenza delle cerimonie che prevedevano l’uso di quel vaso. Sulla circolazione ha influito anche la diversa provenienza del bucchero: per il primo ambiente occorre verificare l’ipotesi della circolazione di vasellame dell’Etruria meridionale, che, già considerato anche in Campania all’origine della produzione della ceramica nazionale degli Etruschi alla fine del VII sec. a.C., è documentato nella Campania stessa anche in seguito e che quindi potrebbe essere stato redistribuito in altre regioni dell’Italia meridionale. Spicca la probabile produzione etrusco-meridionale di vasellame in bucchero sottile da Carlantino, ma la documentazione attuale privilegia la provenienza del vasellame in bucchero dalla Campania settentrionale. Alla circolazione del bucchero nelle regioni meridionali possono aver contribuito in prima persona Etruschi stessi, a prescindere dalla presunta interpretazione come trademark etrusco della sigla identificata sotto l’oinochoe campana da Arpi, ma non si può escludere l’apporto anche di individui di altre origini, come potrebbero indicare i kantharoi identificati nelle sepolture di Greci nel golfo di Taranto e in Calabria.| File | Dimensione | Formato | |
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