Negli ultimi anni l’attività venatoria, correlata ad una sempre maggiore presenza di cinghiali selvatici, ha determinato un aumento dei consumi delle carni di questo animale; tuttavia, in ambito sanitario, tale specie è da sempre considerata particolarmente insidiosa in quanto il consumo di queste carni può determinare zoonosi. La carne di cinghiale possiede una microflora che è strettamente dipendente da: (i) la popolazione microbica naturalmente presente sulla pelle e nel tratto digerente dell’animale (ii) l’igiene durante la caccia (es. metodo di caccia, dissanguamento assente o ritardato nel tempo, rottura dell’intestino a causa dello sparo) e iii) la diffusione di microrganismi durante il processo di macellazione e in particolare durante l’eviscerazione che, se non adeguatamente condotta, determina la contaminazione della carcassa ad opera di patogeni enterici, come Salmonella spp., Yersinia enterocolitica, Campylobacter spp. ed E. coli. Pertanto, lo scopo del presente studio è stato quello di valutare la presenza di patogeni enterici in campioni di carne di cinghiale abbattuti in regione Campania. Sono stati analizzati 28 campioni di carne di cinghiale cacciati durante la stagione venatoria (ottobre - dicembre) del 2019. I campioni di carne sono stati prelevati da 14 femmine (peso medio di 47.07 Kg) e 14 maschi (peso medio di 53.57 Kg) e trasportati in regime di temperatura controllata presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici dove sono stati processati entro le 24 ore successive al prelievo. I campioni sono stati pertanto analizzati per la ricerca e/o isolamento di Salmonella spp, Y. enterocolitica, Campylobacter ed E. coli patogeni mediante le rispettive metodiche ISO. Salmonella spp. è stata rilevata e isolata in dieci campioni e dopo sierotipizzazione S. Veneziana, S. Kasenyi, S. Coeln, S. Manhattan, S. Thompson e S. Stanleyville sono state identificate. Ventuno campioni di carne sono risultati essere contaminati da Y. enterocolitica; in particolare in 6 campioni sono stati rilevati contemporaneamente i geni ystA e ystB, mentre in 15 solo il gene ystB che caratterizza i batteri appartenenti al biotipo 1A. Tuttavia, il patogeno è stato isolato solo da un campione. Il gene eae, che codifica per la proteina intimina (una proteina batterica di membrana), che consente la colonizzazione e l’adesione alla parete intestinale, è stato rilevato in 15 campioni mentre gli E. Coli produttori di Shiga-Tossine sono stati rilevati in 12. Campylobacter spp non è stato mai rilevato. In conclusione, sebbene il numero di campioni esaminati nella presente ricerca sia esiguo, un elevato numero di questi è risultato essere contaminato da batteri enteropatogeni. La presenza di patogeni nel cinghiale può rappresentare un rischio sia per l’uomo che per gli animali domestici. Questo testimonia, l’importanza dei controlli in tutta la filiera del cinghiale e pertanto la cessione anche di piccoli quantitativi di carne non sottoposta a controllo sanitario non è raccomandata. In regione Campania, i controlli sono garantiti dai Medici Veterinari che lavorano nell’ambito del “piano di gestione e controllo del cinghiale in regione Campania” che ha come duplice obiettivo quello di contenere la presenza sempre più invasiva di questo animale e garantire una maggiore sicurezza, tracciabilità e trasparenza nel consumo delle carni.

VALUTAZIONE DELLA PRESENZA DI BATTERI ENTEROPATOGENI NELLE CARNI DI CINGHIALI CACCIATI IN REGIONE CAMPANIA / Peruzy, M. F.; Cristiano, D.; D’Alessio, N.; Proroga, Y. T. R.; Capozza, R. L.; Rippa, A.; Murru, N.. - (2021). (Intervento presentato al convegno XXX CONVEGNO NAZIONALE ASSOCIAZIONE ITALIANA VETERINARI IGIENISTI SFIDE GLOBALI NELLA GESTIONE DELLE CRITICITÀ DELLE FILIERE ALIMENTARI tenutosi a Webinar live nel 16-17 e 23-24 Settembre 2021).

VALUTAZIONE DELLA PRESENZA DI BATTERI ENTEROPATOGENI NELLE CARNI DI CINGHIALI CACCIATI IN REGIONE CAMPANIA

M. F. Peruzy;Y. T. R. Proroga;A. Rippa;N. Murru
2021

Abstract

Negli ultimi anni l’attività venatoria, correlata ad una sempre maggiore presenza di cinghiali selvatici, ha determinato un aumento dei consumi delle carni di questo animale; tuttavia, in ambito sanitario, tale specie è da sempre considerata particolarmente insidiosa in quanto il consumo di queste carni può determinare zoonosi. La carne di cinghiale possiede una microflora che è strettamente dipendente da: (i) la popolazione microbica naturalmente presente sulla pelle e nel tratto digerente dell’animale (ii) l’igiene durante la caccia (es. metodo di caccia, dissanguamento assente o ritardato nel tempo, rottura dell’intestino a causa dello sparo) e iii) la diffusione di microrganismi durante il processo di macellazione e in particolare durante l’eviscerazione che, se non adeguatamente condotta, determina la contaminazione della carcassa ad opera di patogeni enterici, come Salmonella spp., Yersinia enterocolitica, Campylobacter spp. ed E. coli. Pertanto, lo scopo del presente studio è stato quello di valutare la presenza di patogeni enterici in campioni di carne di cinghiale abbattuti in regione Campania. Sono stati analizzati 28 campioni di carne di cinghiale cacciati durante la stagione venatoria (ottobre - dicembre) del 2019. I campioni di carne sono stati prelevati da 14 femmine (peso medio di 47.07 Kg) e 14 maschi (peso medio di 53.57 Kg) e trasportati in regime di temperatura controllata presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici dove sono stati processati entro le 24 ore successive al prelievo. I campioni sono stati pertanto analizzati per la ricerca e/o isolamento di Salmonella spp, Y. enterocolitica, Campylobacter ed E. coli patogeni mediante le rispettive metodiche ISO. Salmonella spp. è stata rilevata e isolata in dieci campioni e dopo sierotipizzazione S. Veneziana, S. Kasenyi, S. Coeln, S. Manhattan, S. Thompson e S. Stanleyville sono state identificate. Ventuno campioni di carne sono risultati essere contaminati da Y. enterocolitica; in particolare in 6 campioni sono stati rilevati contemporaneamente i geni ystA e ystB, mentre in 15 solo il gene ystB che caratterizza i batteri appartenenti al biotipo 1A. Tuttavia, il patogeno è stato isolato solo da un campione. Il gene eae, che codifica per la proteina intimina (una proteina batterica di membrana), che consente la colonizzazione e l’adesione alla parete intestinale, è stato rilevato in 15 campioni mentre gli E. Coli produttori di Shiga-Tossine sono stati rilevati in 12. Campylobacter spp non è stato mai rilevato. In conclusione, sebbene il numero di campioni esaminati nella presente ricerca sia esiguo, un elevato numero di questi è risultato essere contaminato da batteri enteropatogeni. La presenza di patogeni nel cinghiale può rappresentare un rischio sia per l’uomo che per gli animali domestici. Questo testimonia, l’importanza dei controlli in tutta la filiera del cinghiale e pertanto la cessione anche di piccoli quantitativi di carne non sottoposta a controllo sanitario non è raccomandata. In regione Campania, i controlli sono garantiti dai Medici Veterinari che lavorano nell’ambito del “piano di gestione e controllo del cinghiale in regione Campania” che ha come duplice obiettivo quello di contenere la presenza sempre più invasiva di questo animale e garantire una maggiore sicurezza, tracciabilità e trasparenza nel consumo delle carni.
2021
VALUTAZIONE DELLA PRESENZA DI BATTERI ENTEROPATOGENI NELLE CARNI DI CINGHIALI CACCIATI IN REGIONE CAMPANIA / Peruzy, M. F.; Cristiano, D.; D’Alessio, N.; Proroga, Y. T. R.; Capozza, R. L.; Rippa, A.; Murru, N.. - (2021). (Intervento presentato al convegno XXX CONVEGNO NAZIONALE ASSOCIAZIONE ITALIANA VETERINARI IGIENISTI SFIDE GLOBALI NELLA GESTIONE DELLE CRITICITÀ DELLE FILIERE ALIMENTARI tenutosi a Webinar live nel 16-17 e 23-24 Settembre 2021).
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