Le tecniche di remunerazione degli amministratori, volte a mitigare i problemi di agency delle grandi società - attraverso l’allineamento dell’interesse degli amministratori e dei managers a quello delle società – risultano scarsamente regolamentate in tutti i principali ordinamenti che si limitano, in prevalenza, a disciplinare la trasparenza e la competenza del procedimento che approva i compensi. Le esperienze degli ultimi anni segnalano una diffusa e preoccupante divaricazione tra remunerazione ed andamento dell’impresa, che contraddice la stessa logica dell’incentivazione. In particolare, le stock options hanno indotto il management a massimizzare il valore delle azioni nel breve periodo, attraverso l’adozione di strategie e decisioni eccessivamente rischiose, idonee a mantenere elevato il valore dei titoli entro un arco temporale limitato, al fine di beneficiare, per le opzioni esercitabili, dei vantaggi legati alla immediata crescita della quotazione. In taluni casi l’obiettivo è stato perseguito con il ricorso a prassi contabili creative ed aggressive - volte a fornire una rappresentazione ottimistica e di breve periodo dei risultati economici delle società – degenerati talvolta in vere e proprie manipolazioni di mercato ed in frodi contabili, dirette sempre al condizionamento delle quotazioni. Trattasi di fenomeni che, delineando un’eccessiva attenzione dei managers al dato finanziario più che a quello produttivo, determinando un’errata percezione del valore delle società da parte del mercato, hanno contribuito all’inefficiente valutazione dei rischi dalle stesse assunti. Particolarmente nel settore bancario e finanziario, le stock options hanno contribuito a rendere i bilanci più opachi di quanto già non lo fossero - visti i complessi strumenti finanziari che gli intermediari avevano nei loro portafogli – impedendo l’esatta conoscenza della loro esposizione debitoria. E la cattiva stima dei rischi e dei debiti è tra i fattori che hanno scatenato la crisi finanziaria. Individuato il collegamento tra stock options, condotte manageriali e gestione/conoscibilità del rischio, lo studio analizza i correttivi normativi che la più accreditata dottrina americana propone di adottare nella struttura di queste sofisticate tecniche di remunerazione, comuni oramai alle società di tutti gli ordinamenti.
I riflessi delle stock options sulle cause determinanti della crisi finanziaria / Amatucci, Carlo. - In: RIVISTA DI DIRITTO CIVILE. - ISSN 0035-6093. - STAMPA. - (2009), pp. 547-571.
I riflessi delle stock options sulle cause determinanti della crisi finanziaria
AMATUCCI, CARLO
2009
Abstract
Le tecniche di remunerazione degli amministratori, volte a mitigare i problemi di agency delle grandi società - attraverso l’allineamento dell’interesse degli amministratori e dei managers a quello delle società – risultano scarsamente regolamentate in tutti i principali ordinamenti che si limitano, in prevalenza, a disciplinare la trasparenza e la competenza del procedimento che approva i compensi. Le esperienze degli ultimi anni segnalano una diffusa e preoccupante divaricazione tra remunerazione ed andamento dell’impresa, che contraddice la stessa logica dell’incentivazione. In particolare, le stock options hanno indotto il management a massimizzare il valore delle azioni nel breve periodo, attraverso l’adozione di strategie e decisioni eccessivamente rischiose, idonee a mantenere elevato il valore dei titoli entro un arco temporale limitato, al fine di beneficiare, per le opzioni esercitabili, dei vantaggi legati alla immediata crescita della quotazione. In taluni casi l’obiettivo è stato perseguito con il ricorso a prassi contabili creative ed aggressive - volte a fornire una rappresentazione ottimistica e di breve periodo dei risultati economici delle società – degenerati talvolta in vere e proprie manipolazioni di mercato ed in frodi contabili, dirette sempre al condizionamento delle quotazioni. Trattasi di fenomeni che, delineando un’eccessiva attenzione dei managers al dato finanziario più che a quello produttivo, determinando un’errata percezione del valore delle società da parte del mercato, hanno contribuito all’inefficiente valutazione dei rischi dalle stesse assunti. Particolarmente nel settore bancario e finanziario, le stock options hanno contribuito a rendere i bilanci più opachi di quanto già non lo fossero - visti i complessi strumenti finanziari che gli intermediari avevano nei loro portafogli – impedendo l’esatta conoscenza della loro esposizione debitoria. E la cattiva stima dei rischi e dei debiti è tra i fattori che hanno scatenato la crisi finanziaria. Individuato il collegamento tra stock options, condotte manageriali e gestione/conoscibilità del rischio, lo studio analizza i correttivi normativi che la più accreditata dottrina americana propone di adottare nella struttura di queste sofisticate tecniche di remunerazione, comuni oramai alle società di tutti gli ordinamenti.File | Dimensione | Formato | |
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