Nella relativa carenza di ricerche sul Seicento religioso italiano, il saggio si propone di individuare alcune linee di tendenza nell’amministrazione della giustizia penale ecclesiastica. Lo studioso, consapevole della vastità del problema e del carattere preliminare della ricerca, privilegia come punto di osservazione i rapporti tra centro e periferia: per il centro è utilizzato in maniera selettiva l’archivio della Congregazione dei vescovi e regolari con qualche sondaggio nelle carte delle Nunziature, per la periferia il riferimento principale è costituito dalla documentazione del foro criminale del tribunale arcivescovile di Napoli. Dopo la stagione dell’impegno riformatore tridentino che segna anche sul piano della giustizia penale gli ultimi decenni del Cinquecento, l’attività dei tribunali vescovili sembra entrare in una fase di ordinaria amministrazione nella quale solo la cosiddetta ‘svolta innocenziana’ di fine secolo cercherà di imprimere qualche sussulto di segno rigoristico. Si conferma l’attenzione dei giudici ecclesiastici alla salvaguardia dell’onore del clero sia nell’applicazione delle procedure giudiziarie sia nell’irrogazione delle pene; ma soprattutto si fa più vigile e deciso al centro e in periferia l’impegno delle autorità della Chiesa a far rispettare il privilegio dell’immunità, passato sotto il controllo diretto della nuova Congregazione cardinalizia recante lo stesso nome. Entrambi questi fattori segnalano il permanere di tensioni tra Chiesa e autorità statali sul piano giurisdizionale e su quello dei rapporti quotidiani all’origine di una molteplicità di conflitti locali.
La giustizia penale ecclesiastica nell'Italia del Seicento: linee di tendenza / Mancino, Michelino. - In: STUDI STORICI. - ISSN 0039-3037. - STAMPA. - LI:n. 4(2010), pp. 1003-1033.
La giustizia penale ecclesiastica nell'Italia del Seicento: linee di tendenza
MANCINO, MICHELINO
2010
Abstract
Nella relativa carenza di ricerche sul Seicento religioso italiano, il saggio si propone di individuare alcune linee di tendenza nell’amministrazione della giustizia penale ecclesiastica. Lo studioso, consapevole della vastità del problema e del carattere preliminare della ricerca, privilegia come punto di osservazione i rapporti tra centro e periferia: per il centro è utilizzato in maniera selettiva l’archivio della Congregazione dei vescovi e regolari con qualche sondaggio nelle carte delle Nunziature, per la periferia il riferimento principale è costituito dalla documentazione del foro criminale del tribunale arcivescovile di Napoli. Dopo la stagione dell’impegno riformatore tridentino che segna anche sul piano della giustizia penale gli ultimi decenni del Cinquecento, l’attività dei tribunali vescovili sembra entrare in una fase di ordinaria amministrazione nella quale solo la cosiddetta ‘svolta innocenziana’ di fine secolo cercherà di imprimere qualche sussulto di segno rigoristico. Si conferma l’attenzione dei giudici ecclesiastici alla salvaguardia dell’onore del clero sia nell’applicazione delle procedure giudiziarie sia nell’irrogazione delle pene; ma soprattutto si fa più vigile e deciso al centro e in periferia l’impegno delle autorità della Chiesa a far rispettare il privilegio dell’immunità, passato sotto il controllo diretto della nuova Congregazione cardinalizia recante lo stesso nome. Entrambi questi fattori segnalano il permanere di tensioni tra Chiesa e autorità statali sul piano giurisdizionale e su quello dei rapporti quotidiani all’origine di una molteplicità di conflitti locali.File | Dimensione | Formato | |
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