A Napoli le trasformazioni del mercato del lavoro assumono una connotazione particolare, poiché si intrecciano e convivono con problemi profondamente radicati che da sempre affliggono la città e che comportano una precarietà derivante da una disoccupazione strutturale. Quello che dunque fa la differenza non è la presenza o l’assenza di flessibilità, ma l’intervento di altri fattori di contesto, di relazione, di condizioni individuali che rendono più o meno gravi le conseguenze della flessibilità. Il tentativo che nel saggio ci si propone è quello di mostrare come le nuove precarietà del lavoro conducano, a certe condizioni, a vere e proprie situazioni di indigenza e di esclusione sociale non dissimili da quelle determinate dalle conseguenze di una disoccupazione di lunga e lunghissima durata, che come si è detto, si registrano da sempre nel Mezzogiorno ed in particolare a Napoli. Quello che appare inquietante, poi, è che nel caso del territorio napoletano si osserva sempre più spesso che, in presenza di occupazioni precarie e discontinue, i percorsi lavorativi possono essere caratterizzati da difficilissime condizioni di vita e di sopravvivenza anche per i profili ad elevata qualificazione, i quali più spesso che altrove non riescono a costruire dei percorsi di professionalizzazione. La flessibilità delle modalità lavorative, in situazioni di assenza di domanda di lavoro affiancata ad una storica carenza di un sistema di welfare, porta anche soggetti giovani e in possesso di titoli di studio elevati a sopravvivere fra scarse opportunità di lavori flessibili e altrettanto scarse opportunità di lavoro al nero. Le storie che si è scelto di raccontare nel saggio rappresentano in modo esemplare le novità e la varietà delle condizioni di povertà estrema che oggi nella città di Napoli possono essere rintracciate e sono, ad un tempo, delle significative testimonianze di percorsi di povertà determinati non tanto da esperienze di esclusione precoce dal sistema formativo o derivanti da cosiddette derive personali, quanto da elementi legati ai processi di proletarizzazione e di individualizzazione tipici della transizione post-fordista.
Napoli. Precari in due / ORIENTALE CAPUTO, Giustina; Corradini, Sara. - (2010), pp. DA 56-A 71.
Napoli. Precari in due.
ORIENTALE CAPUTO, GIUSTINA;CORRADINI, SARA
2010
Abstract
A Napoli le trasformazioni del mercato del lavoro assumono una connotazione particolare, poiché si intrecciano e convivono con problemi profondamente radicati che da sempre affliggono la città e che comportano una precarietà derivante da una disoccupazione strutturale. Quello che dunque fa la differenza non è la presenza o l’assenza di flessibilità, ma l’intervento di altri fattori di contesto, di relazione, di condizioni individuali che rendono più o meno gravi le conseguenze della flessibilità. Il tentativo che nel saggio ci si propone è quello di mostrare come le nuove precarietà del lavoro conducano, a certe condizioni, a vere e proprie situazioni di indigenza e di esclusione sociale non dissimili da quelle determinate dalle conseguenze di una disoccupazione di lunga e lunghissima durata, che come si è detto, si registrano da sempre nel Mezzogiorno ed in particolare a Napoli. Quello che appare inquietante, poi, è che nel caso del territorio napoletano si osserva sempre più spesso che, in presenza di occupazioni precarie e discontinue, i percorsi lavorativi possono essere caratterizzati da difficilissime condizioni di vita e di sopravvivenza anche per i profili ad elevata qualificazione, i quali più spesso che altrove non riescono a costruire dei percorsi di professionalizzazione. La flessibilità delle modalità lavorative, in situazioni di assenza di domanda di lavoro affiancata ad una storica carenza di un sistema di welfare, porta anche soggetti giovani e in possesso di titoli di studio elevati a sopravvivere fra scarse opportunità di lavori flessibili e altrettanto scarse opportunità di lavoro al nero. Le storie che si è scelto di raccontare nel saggio rappresentano in modo esemplare le novità e la varietà delle condizioni di povertà estrema che oggi nella città di Napoli possono essere rintracciate e sono, ad un tempo, delle significative testimonianze di percorsi di povertà determinati non tanto da esperienze di esclusione precoce dal sistema formativo o derivanti da cosiddette derive personali, quanto da elementi legati ai processi di proletarizzazione e di individualizzazione tipici della transizione post-fordista.File | Dimensione | Formato | |
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