Sotto i re aragonesi, che pure dominarono per un periodo tutto sommato breve e non esente da turbolenze, il regno di Napoli visse un periodo veramente felice, per il ruolo che esso ebbe negli equilibri politici europei e per la sua centralità nei contatti tra ambienti culturali e artistici diversi: catalani, spagnoli, fiamminghi, borgognoni, romani, fiorentini e toscani in generale, lombardi, veneti. Meno significativo appare il ruolo della corte napoletana nella storia delle arti sia al tempo degli Angiò-Durazzo (1381-1435) e di Renato d’Angiò (1438-1442), sia nel Cinquecento. La grandiosità di alcune realizzazioni di Alfonso V il Magnanimo, del figlio naturale Ferdinando o Ferrante I (1458-1494), del nipote Alfonso duca di Calabria (fossero esse “moderne”, cioè tardogotiche, o “all’antica”, cioè esemplate sui nuovi modelli rinascimentali), la varietà e qualità degli artisti assoldati dagli aragonesi giustificano la mitizzazione di quell’epoca, una mitizzazione che si manifestò già durante la vita del Magnanimo, si amplificò dopo la perdita dell’indipendenza, ed è durata, si può dire, fino ad oggi. La corte aragonese di Napoli, affollata di letterati e musici fin dai primi anni della conquista, fu insomma una novità sostanziale nella storia artistica, culturale e politica europea.
Il regno di Napoli: i Durazzo e gli Aragona (1381-1495) / Mele, V.; Senatore, Francesco. - STAMPA. - La grande officina 2:(2010), pp. 376-401.
Il regno di Napoli: i Durazzo e gli Aragona (1381-1495)
SENATORE, FRANCESCO
2010
Abstract
Sotto i re aragonesi, che pure dominarono per un periodo tutto sommato breve e non esente da turbolenze, il regno di Napoli visse un periodo veramente felice, per il ruolo che esso ebbe negli equilibri politici europei e per la sua centralità nei contatti tra ambienti culturali e artistici diversi: catalani, spagnoli, fiamminghi, borgognoni, romani, fiorentini e toscani in generale, lombardi, veneti. Meno significativo appare il ruolo della corte napoletana nella storia delle arti sia al tempo degli Angiò-Durazzo (1381-1435) e di Renato d’Angiò (1438-1442), sia nel Cinquecento. La grandiosità di alcune realizzazioni di Alfonso V il Magnanimo, del figlio naturale Ferdinando o Ferrante I (1458-1494), del nipote Alfonso duca di Calabria (fossero esse “moderne”, cioè tardogotiche, o “all’antica”, cioè esemplate sui nuovi modelli rinascimentali), la varietà e qualità degli artisti assoldati dagli aragonesi giustificano la mitizzazione di quell’epoca, una mitizzazione che si manifestò già durante la vita del Magnanimo, si amplificò dopo la perdita dell’indipendenza, ed è durata, si può dire, fino ad oggi. La corte aragonese di Napoli, affollata di letterati e musici fin dai primi anni della conquista, fu insomma una novità sostanziale nella storia artistica, culturale e politica europea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.