Il presente lavoro propone una riflessione sulle fasi di sviluppo di un processo di partecipazione attraverso l’esperienza svolta in un Comune della Provincia di Napoli. Per partecipazione, intendiamo l’azione che: «Mira al raggiungimento di uno scopo di interesse collettivo per una comunità e a trasformare i rapporti verticali e le decisioni imperative in rapporti orizzontali e decisioni consensuali» (Ceri, 1996, p. 511). Essa è quindi la forma in cui la convivenza responsabile può esprimersi, attraverso il riconoscimento delle diversità tra i soggetti ed i punti di vista da loro espressi, così come è nell’ideale di una democrazia liberale. Le associazioni, i movimenti, le reti organizzative più o meno strutturate, creano occasioni e stimoli per coinvolgere anche parte della popolazione con meno risorse e più lontani dalla politica, e per offrire occasioni che rendano la partecipazione una realtà visibile. Nel caso specifico dei rapporti con le istituzioni politiche, è possibile che tali organismi si facciano promotori di esperienze partecipative “dal basso”. Le forme che questa partecipazione può assumere variano dalla mera consultazione, fino alla costruzione di un percorso deliberativo con la creazione di arene, in cui gli attori hanno potere decisionale; forma quest’ultima che favorirebbe un livello maggiore di empowerment (Zimmerman, 1999). Il raggiungimento di una forma di partecipazione “forte” (Gallino, 1988), rinsalderebbe la motivazione nei partecipanti, creerebbe maggiore fiducia politica, aumenterebbe il livello di soddisfazione emotiva, la consapevolezza dei processi democratici (Ikeda, Kobayashi e Hoshimoto, 2008), l’interesse collettivo e svilupperebbe il civismo (Mannarini, 2009). Questo processo costruirebbe quella che viene definita democrazia riflessiva (Pellizzoni, 2008) in cui le istituzioni riescono a riconoscere i limiti del proprio sapere, riflettono sui processi che lo hanno determinato, individuando il modo per superarlo e trasformarlo con l’ausilio della società civile (Beck, Giddens e Lash, 1994). In tal senso il costrutto di riflessività sembra accomunare all’agire politico all’agire del ricercatore (Arcidiacono e Procentese, 2010; Procentese e Di Napoli, 2010). Il lavoro di promozione della partecipazione nel Comune di Portici, in provincia di Napoli, nasce da una richiesta del Movimento cinque stelle, un gruppo socio-politico radicato nel contesto locale da circa due anni, formulata alla cattedra di Metodologie della ricerca in Psicologia di Comunità dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.. La domanda posta dagli attivisti è stata quella di promuovere la partecipazione politica dei cittadini, in termini di contributo di idee ed azioni sui temi di interesse collettivo. Tale richiesta si iscriveva anche nello scopo generale perseguito dal Movimento, ossia quello di porsi come naturale strumento di mediazione tra cittadini e istituzione con forme di partecipazione e di controllo di realizzazione delle proposte. A partire da tale richiesta, obiettivo del lavoro svolto è stato promuovere un processo partecipativo, ancora in corso, di cui verranno evidenziate alcune fasi principali e le relative riflessioni in merito.
Costruire percorsi di partecipazione civica. L’esperienza in un Comune di Napoli / Scafuto, Francesca; Erra, G.; Procentese, Fortuna. - In: PSICOLOGIA DI COMUNITÀ. - ISSN 1827-5249. - STAMPA. - (2011), pp. 57-67. [10.3280/PSC2011-002006]
Costruire percorsi di partecipazione civica. L’esperienza in un Comune di Napoli.
SCAFUTO, FRANCESCA;PROCENTESE, FORTUNA
2011
Abstract
Il presente lavoro propone una riflessione sulle fasi di sviluppo di un processo di partecipazione attraverso l’esperienza svolta in un Comune della Provincia di Napoli. Per partecipazione, intendiamo l’azione che: «Mira al raggiungimento di uno scopo di interesse collettivo per una comunità e a trasformare i rapporti verticali e le decisioni imperative in rapporti orizzontali e decisioni consensuali» (Ceri, 1996, p. 511). Essa è quindi la forma in cui la convivenza responsabile può esprimersi, attraverso il riconoscimento delle diversità tra i soggetti ed i punti di vista da loro espressi, così come è nell’ideale di una democrazia liberale. Le associazioni, i movimenti, le reti organizzative più o meno strutturate, creano occasioni e stimoli per coinvolgere anche parte della popolazione con meno risorse e più lontani dalla politica, e per offrire occasioni che rendano la partecipazione una realtà visibile. Nel caso specifico dei rapporti con le istituzioni politiche, è possibile che tali organismi si facciano promotori di esperienze partecipative “dal basso”. Le forme che questa partecipazione può assumere variano dalla mera consultazione, fino alla costruzione di un percorso deliberativo con la creazione di arene, in cui gli attori hanno potere decisionale; forma quest’ultima che favorirebbe un livello maggiore di empowerment (Zimmerman, 1999). Il raggiungimento di una forma di partecipazione “forte” (Gallino, 1988), rinsalderebbe la motivazione nei partecipanti, creerebbe maggiore fiducia politica, aumenterebbe il livello di soddisfazione emotiva, la consapevolezza dei processi democratici (Ikeda, Kobayashi e Hoshimoto, 2008), l’interesse collettivo e svilupperebbe il civismo (Mannarini, 2009). Questo processo costruirebbe quella che viene definita democrazia riflessiva (Pellizzoni, 2008) in cui le istituzioni riescono a riconoscere i limiti del proprio sapere, riflettono sui processi che lo hanno determinato, individuando il modo per superarlo e trasformarlo con l’ausilio della società civile (Beck, Giddens e Lash, 1994). In tal senso il costrutto di riflessività sembra accomunare all’agire politico all’agire del ricercatore (Arcidiacono e Procentese, 2010; Procentese e Di Napoli, 2010). Il lavoro di promozione della partecipazione nel Comune di Portici, in provincia di Napoli, nasce da una richiesta del Movimento cinque stelle, un gruppo socio-politico radicato nel contesto locale da circa due anni, formulata alla cattedra di Metodologie della ricerca in Psicologia di Comunità dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.. La domanda posta dagli attivisti è stata quella di promuovere la partecipazione politica dei cittadini, in termini di contributo di idee ed azioni sui temi di interesse collettivo. Tale richiesta si iscriveva anche nello scopo generale perseguito dal Movimento, ossia quello di porsi come naturale strumento di mediazione tra cittadini e istituzione con forme di partecipazione e di controllo di realizzazione delle proposte. A partire da tale richiesta, obiettivo del lavoro svolto è stato promuovere un processo partecipativo, ancora in corso, di cui verranno evidenziate alcune fasi principali e le relative riflessioni in merito.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.