Lo studio indaga sul modo in cui le relazioni spaziali statiche sono concettualizzate ed espresse in italiano L2. Gli informatori sono parlanti anglofoni (statunitensi) il cui livello in L2 varia da una competenza basica ad una quasi nativa. Per l’italiano L2, gli studi sullo spazio sono quasi del tutto inesistenti e riguardano solo apprendenti avanzati. Il compito ha consistito nel descrivere un’immagine ad un ascoltatore che dava le spalle al parlante. L’attività proposta possiede i requisiti di un compito verbale complesso per il tipo di relazioni di coesione e coerenza che esso richiede. Quesiti posti: a) che tipo di espressioni spaziali usano gli informatori ai vari livelli interlinguistici? b) usano solo strutture esistenziali (c’è/ci sta; ci sono/ci stanno) o anche verbi lessicali? c) quanto alla coesione discorsiva, che tipo di prospettiva adottano gli anglofoni? Gli informatori basici organizzano il testo spaziale in modo “prototipico”, concetto introdotto a fine anni Novanta dagli acquisizionisti C. Perdue eM. Watorek per indicare una maniera minimale e neutrale di realizzare un compito comunicativo. Per il mio livello basico, la neutralità e la minimalità non solo sono presenti ma sono anzi invasive. A livello lessicale, la neutralità si evidenzia nell’impiego di mezzi quali i coordinanti e e poi, le particelle di portata o focalizzatori anche e pure e la preposizione con, nonché l’uso massiccio dell’esistenziale c’è. Questi strumenti permettono di codificare solo relazioni spaziali vaghe ed imprecise di tipo topologico. Le relazioni proiettive sono rare e appartengono alla dimensione laterale, che in italiano (ma anche in inglese) pone meno problemi in termini di rapporto forma-funzione. A quest’ultimo aspetto vanno ricondotte le grosse difficoltà, da parte degli anglofoni, nell’identificazione degli avverbi/preposizioni atti a codificare determinate relazioni spaziali in italiano. La prototipicità dei testi basici si esprime anche nell’assenza di espressioni intransitive propriamente dette. Quanto agli apprendenti di livello avanzato, l'impiego di per, in, sopra e a può rivelarsi inappropriato rispetto al contesto d'uso, poiché, pur avendone ben compreso la funzione di localizzatori statici, non sono in grado di associarli appropriatamente ai relata (punti di ancoraggio) da loro scelti, a volte per ragioni di transfer, altre volte per motivazioni interlinguistiche. Per ciò che concerne le funzioni con cui avverbi, locuzioni e preposizioni locative sono impiegate, la mancanza di biunivocità nel rapporto forma-funzione tipica dell’italiano disorienta l’apprendente anglofono anche quando di livello avanzato, il quale reagisce o attribuendo una polifunzionalità impropria ad alcuni avverbi e preposizioni o marcando la biunivocità forma-funzione a cui è abituato per il tramite della L1, attraverso strumenti interlinguistici propri. Gli stessi apprendenti avanzati producono testi in cui il “trattamento prototipico” è ancora operativo. Contrariamente ai nativi, essi ricorrono di meno alle espressioni intransitive propriamente dette (soprattutto dove); non spostano mai l’avverbio/preposizione a valore locativo dopo il tema (entità da localizzare) per ancorarlo ad un relatum tramite con (c’è una panchina con accanto una donna); non usano verbi locativi di tipo lessicale. Per ciò che concerne i rapporti di coesione spaziale, Carroll et al. (2000) definiscono l’inglese una lingua “orientata verso l’oggetto” piuttosto che “verso lo spazio”, ovvero una lingua in cui la percezione dei legami spaziali tra le entità, e dunque la coesione discorsiva, è fondata in modo preferenziale sulla relazione tra gli oggetti stessi piuttosto che tra gli intervalli spaziali che le separano. Ora, in base ai miei risultati, la definizione, per l’inglese, di “lingua orientata verso gli oggetti” va mitigata, poiché l’orientamento verso lo spazio, per il tramite dei deittici here /there emerge per l’inglese L1 così come pure per l’italiano L2, incluso il livello basico . Carroll, M. / Murcia, J. / Watorek, M. / Bendiscioli, S., 2000, “The relevance of information organisation to second language acquisition studies: the perspective discourse of advanced adult learners of German”. Studies in Second Language Acquisition, 22: 87-129. Klein, W. / Perdue, C. 1992,. Utterance Structure. Developing Grammars Again. Amsterdam, John Benjamins Publishing Company.

La descrizione spaziale statica nell'italiano di apprendenti americani: espressioni spaziali, verbi locativi e deittici / Giuliano, Patrizia. - (2005). (Intervento presentato al convegno Strategie di costruzione del lessico e fattori di organizzazione testuale nelle dinamiche di apprendimento e insegnamento di L2 (Progetto COFIN 2003) tenutosi a Milano, Università Bicocca nel 24 gennaio 2005).

La descrizione spaziale statica nell'italiano di apprendenti americani: espressioni spaziali, verbi locativi e deittici

GIULIANO, PATRIZIA
2005

Abstract

Lo studio indaga sul modo in cui le relazioni spaziali statiche sono concettualizzate ed espresse in italiano L2. Gli informatori sono parlanti anglofoni (statunitensi) il cui livello in L2 varia da una competenza basica ad una quasi nativa. Per l’italiano L2, gli studi sullo spazio sono quasi del tutto inesistenti e riguardano solo apprendenti avanzati. Il compito ha consistito nel descrivere un’immagine ad un ascoltatore che dava le spalle al parlante. L’attività proposta possiede i requisiti di un compito verbale complesso per il tipo di relazioni di coesione e coerenza che esso richiede. Quesiti posti: a) che tipo di espressioni spaziali usano gli informatori ai vari livelli interlinguistici? b) usano solo strutture esistenziali (c’è/ci sta; ci sono/ci stanno) o anche verbi lessicali? c) quanto alla coesione discorsiva, che tipo di prospettiva adottano gli anglofoni? Gli informatori basici organizzano il testo spaziale in modo “prototipico”, concetto introdotto a fine anni Novanta dagli acquisizionisti C. Perdue eM. Watorek per indicare una maniera minimale e neutrale di realizzare un compito comunicativo. Per il mio livello basico, la neutralità e la minimalità non solo sono presenti ma sono anzi invasive. A livello lessicale, la neutralità si evidenzia nell’impiego di mezzi quali i coordinanti e e poi, le particelle di portata o focalizzatori anche e pure e la preposizione con, nonché l’uso massiccio dell’esistenziale c’è. Questi strumenti permettono di codificare solo relazioni spaziali vaghe ed imprecise di tipo topologico. Le relazioni proiettive sono rare e appartengono alla dimensione laterale, che in italiano (ma anche in inglese) pone meno problemi in termini di rapporto forma-funzione. A quest’ultimo aspetto vanno ricondotte le grosse difficoltà, da parte degli anglofoni, nell’identificazione degli avverbi/preposizioni atti a codificare determinate relazioni spaziali in italiano. La prototipicità dei testi basici si esprime anche nell’assenza di espressioni intransitive propriamente dette. Quanto agli apprendenti di livello avanzato, l'impiego di per, in, sopra e a può rivelarsi inappropriato rispetto al contesto d'uso, poiché, pur avendone ben compreso la funzione di localizzatori statici, non sono in grado di associarli appropriatamente ai relata (punti di ancoraggio) da loro scelti, a volte per ragioni di transfer, altre volte per motivazioni interlinguistiche. Per ciò che concerne le funzioni con cui avverbi, locuzioni e preposizioni locative sono impiegate, la mancanza di biunivocità nel rapporto forma-funzione tipica dell’italiano disorienta l’apprendente anglofono anche quando di livello avanzato, il quale reagisce o attribuendo una polifunzionalità impropria ad alcuni avverbi e preposizioni o marcando la biunivocità forma-funzione a cui è abituato per il tramite della L1, attraverso strumenti interlinguistici propri. Gli stessi apprendenti avanzati producono testi in cui il “trattamento prototipico” è ancora operativo. Contrariamente ai nativi, essi ricorrono di meno alle espressioni intransitive propriamente dette (soprattutto dove); non spostano mai l’avverbio/preposizione a valore locativo dopo il tema (entità da localizzare) per ancorarlo ad un relatum tramite con (c’è una panchina con accanto una donna); non usano verbi locativi di tipo lessicale. Per ciò che concerne i rapporti di coesione spaziale, Carroll et al. (2000) definiscono l’inglese una lingua “orientata verso l’oggetto” piuttosto che “verso lo spazio”, ovvero una lingua in cui la percezione dei legami spaziali tra le entità, e dunque la coesione discorsiva, è fondata in modo preferenziale sulla relazione tra gli oggetti stessi piuttosto che tra gli intervalli spaziali che le separano. Ora, in base ai miei risultati, la definizione, per l’inglese, di “lingua orientata verso gli oggetti” va mitigata, poiché l’orientamento verso lo spazio, per il tramite dei deittici here /there emerge per l’inglese L1 così come pure per l’italiano L2, incluso il livello basico . Carroll, M. / Murcia, J. / Watorek, M. / Bendiscioli, S., 2000, “The relevance of information organisation to second language acquisition studies: the perspective discourse of advanced adult learners of German”. Studies in Second Language Acquisition, 22: 87-129. Klein, W. / Perdue, C. 1992,. Utterance Structure. Developing Grammars Again. Amsterdam, John Benjamins Publishing Company.
2005
La descrizione spaziale statica nell'italiano di apprendenti americani: espressioni spaziali, verbi locativi e deittici / Giuliano, Patrizia. - (2005). (Intervento presentato al convegno Strategie di costruzione del lessico e fattori di organizzazione testuale nelle dinamiche di apprendimento e insegnamento di L2 (Progetto COFIN 2003) tenutosi a Milano, Università Bicocca nel 24 gennaio 2005).
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