La discretizzazione necessaria alla trasmutazione dei segni, dal linguaggio analogico al linguaggio digitale, ha reso necessaria una codificazione sistematica dei dati, che ha ridotto l’informazione al suo significato nominale. Da una prima fase, priva di un reale obiettivo e legata al desiderio di accelerare un processo sfruttando le capacità computazionali di una macchina, la rappresentazione digitale ha inventato i modi e le tecniche per rappresentarsi, si è passati dalla creazione del mezzo (software) adatto, all’invenzione del linguaggio. La trasposizione dall’analogico è stata lenta e non priva di equivoci, con l’attribuzione di definizioni ereditate da altre discipline. La continuità della materia da rappresentare, trovando nel digitale l’equivalente antitetico, ha invece maturato una naturale significazione, avulsa da errate e facili interpretazioni. Sono venute meno le prime definizioni tentate dalla generazione analogica mentre si è sviluppato un nuovo modo di “vedere” le cose. La stessa architettura come la musica ha tentato sperimentazioni legate più all’immagine concettuale arrivata dai media che non una reale assonanza con una forma mentis ormai radicalmente cambiata. La tridimensionalità, da effetto scenico è diventata il requisito essenziale alla comprensione di uno spazio non più contenibile ne rappresentabile con gli strumenti ed i modi tradizionali. L’ultima remora capace di deviare l’attenzione dalla reale complessità dell’essere digitale è l’apparire. Per inventare un nuovo modo di rappresentare è necessario depurarsi da velleità meramente estetizzanti, sperimentando tutte le possibilità date dai media digitali e concentrandosi sulla costruzione di un linguaggio capace di esteriorizzare le potenzialità e la versatilità della rappresentazione digitale, il mezzo così definito diventa estensione sia del pensiero che della mano e non un complicato orpello da giustificare con forme inusitate, che veicola significati legati ad errate interpretazioni e non ad un reale bisogno di un nuovo mezzo di espressione.

Trascrizioni analogiche e rappresentazioni digitali / Catuogno, Raffaele. - unico:(2012), pp. 161-164.

Trascrizioni analogiche e rappresentazioni digitali

CATUOGNO, RAFFAELE
2012

Abstract

La discretizzazione necessaria alla trasmutazione dei segni, dal linguaggio analogico al linguaggio digitale, ha reso necessaria una codificazione sistematica dei dati, che ha ridotto l’informazione al suo significato nominale. Da una prima fase, priva di un reale obiettivo e legata al desiderio di accelerare un processo sfruttando le capacità computazionali di una macchina, la rappresentazione digitale ha inventato i modi e le tecniche per rappresentarsi, si è passati dalla creazione del mezzo (software) adatto, all’invenzione del linguaggio. La trasposizione dall’analogico è stata lenta e non priva di equivoci, con l’attribuzione di definizioni ereditate da altre discipline. La continuità della materia da rappresentare, trovando nel digitale l’equivalente antitetico, ha invece maturato una naturale significazione, avulsa da errate e facili interpretazioni. Sono venute meno le prime definizioni tentate dalla generazione analogica mentre si è sviluppato un nuovo modo di “vedere” le cose. La stessa architettura come la musica ha tentato sperimentazioni legate più all’immagine concettuale arrivata dai media che non una reale assonanza con una forma mentis ormai radicalmente cambiata. La tridimensionalità, da effetto scenico è diventata il requisito essenziale alla comprensione di uno spazio non più contenibile ne rappresentabile con gli strumenti ed i modi tradizionali. L’ultima remora capace di deviare l’attenzione dalla reale complessità dell’essere digitale è l’apparire. Per inventare un nuovo modo di rappresentare è necessario depurarsi da velleità meramente estetizzanti, sperimentando tutte le possibilità date dai media digitali e concentrandosi sulla costruzione di un linguaggio capace di esteriorizzare le potenzialità e la versatilità della rappresentazione digitale, il mezzo così definito diventa estensione sia del pensiero che della mano e non un complicato orpello da giustificare con forme inusitate, che veicola significati legati ad errate interpretazioni e non ad un reale bisogno di un nuovo mezzo di espressione.
2012
9780201379624
Trascrizioni analogiche e rappresentazioni digitali / Catuogno, Raffaele. - unico:(2012), pp. 161-164.
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