Come accade ciclicamente in tempo di crisi quello dell'abitare torna ad essere tema centrale, dopo gli anni in cui la crescita e la modificazione delle strutture urbane, la trasformazione interna dei tessuti storici, la nascita di elementi architettonici “autonomi” ai margini, l'infittirsi della rete infrastrutturale, hanno rappresentato le questioni principali. Non è più il tempo dei grandi interrogativi teorici, oggi bisogna cercare risposte per la gente, che ha bisogno di forme e spazi da abitare in nuove condizioni economiche e ambientali. L'Italia può partire ancora una volta dalla forma e dalla specificità del suo stesso territorio, non solo in termini geografici, climatici e naturali, ma soprattutto in termini di patrimonio costruito. Non è all'Italia da cartolina che bisogna riferirsi, quanto al Paese fatto da mille paesi, oltre ottomila comuni, più frazioni e simili, luoghi talvolta di struggente bellezza, talvolta poveri ed anche squallidi laddove l'abusivismo e la superfetazione ne sono diventati il segno distintivo. I processi di nascita, trasformazione e morte di un centro abitato segnano in modi diversi queste realtà, a volte completamente abbandonate e dirute, a volte semidirute ed ancora abitate, segnate dal tempo, dalle generazioni, dalle possibilità economiche e dalla composizione sociale degli abitanti. Il tema della rivitalizzazione dei centri minori in Italia è stato tante volte messo a fuoco, ma mai strutturalmente affrontato, in una lunga stagione di ricerca di una terziarizzazione spinta, come se il commercio e tutto quello che si porta dietro fossero l'unica soluzione possibile alla rigenerazione dei luoghi. Oggi si può ripartire con uno sguardo diverso ed un obiettivo nuovo, un progetto strategico per offrire alle persone opportunità per vivere in un altro modo; ripensando agli urban villages intesi come luoghi di nuova costruzione alternativi per vivere, sostenibili, autosufficienti, si può declinare l'idea di un nuovo abitare ecosostenibile recuperando i centri minori d'Italia, recupero come alternativa all'espansione, ma anche come ricostruzione delle relazioni fisiche della città della storia. L'ipotesi dovrebbe essere quella di una serie di interventi mirati a delle minute eco-città che rappresenterebbero altrettanti centri di una rete territoriale, in cui il cambiamento del paesaggio è tutto nella direzione della manutenzione del territorio riportando la vita in luoghi ricchi di significati, di relazioni e di valori. Un policentrismo che cambia l'immagine e la sostanza del Paese, in cui la rete dei trasporti si adegua alle esigenze contemporanee privilegiando il pubblico. Valorizzareb attraverso l'abitare, trasformare questi centri in luoghi dove vivere bene, economicamente vantaggiosi, si lascia la grande città per vivere meglio nei piccoli centri storici “periferici”, oggi che la connessione virtuale tra luoghi e persone offre straordinarie opportunità.

Una rete territoriale: forme nuove dell'abitare / Santangelo, MARIA ROSARIA. - (2012), pp. 435-443.

Una rete territoriale: forme nuove dell'abitare

SANTANGELO, MARIA ROSARIA
2012

Abstract

Come accade ciclicamente in tempo di crisi quello dell'abitare torna ad essere tema centrale, dopo gli anni in cui la crescita e la modificazione delle strutture urbane, la trasformazione interna dei tessuti storici, la nascita di elementi architettonici “autonomi” ai margini, l'infittirsi della rete infrastrutturale, hanno rappresentato le questioni principali. Non è più il tempo dei grandi interrogativi teorici, oggi bisogna cercare risposte per la gente, che ha bisogno di forme e spazi da abitare in nuove condizioni economiche e ambientali. L'Italia può partire ancora una volta dalla forma e dalla specificità del suo stesso territorio, non solo in termini geografici, climatici e naturali, ma soprattutto in termini di patrimonio costruito. Non è all'Italia da cartolina che bisogna riferirsi, quanto al Paese fatto da mille paesi, oltre ottomila comuni, più frazioni e simili, luoghi talvolta di struggente bellezza, talvolta poveri ed anche squallidi laddove l'abusivismo e la superfetazione ne sono diventati il segno distintivo. I processi di nascita, trasformazione e morte di un centro abitato segnano in modi diversi queste realtà, a volte completamente abbandonate e dirute, a volte semidirute ed ancora abitate, segnate dal tempo, dalle generazioni, dalle possibilità economiche e dalla composizione sociale degli abitanti. Il tema della rivitalizzazione dei centri minori in Italia è stato tante volte messo a fuoco, ma mai strutturalmente affrontato, in una lunga stagione di ricerca di una terziarizzazione spinta, come se il commercio e tutto quello che si porta dietro fossero l'unica soluzione possibile alla rigenerazione dei luoghi. Oggi si può ripartire con uno sguardo diverso ed un obiettivo nuovo, un progetto strategico per offrire alle persone opportunità per vivere in un altro modo; ripensando agli urban villages intesi come luoghi di nuova costruzione alternativi per vivere, sostenibili, autosufficienti, si può declinare l'idea di un nuovo abitare ecosostenibile recuperando i centri minori d'Italia, recupero come alternativa all'espansione, ma anche come ricostruzione delle relazioni fisiche della città della storia. L'ipotesi dovrebbe essere quella di una serie di interventi mirati a delle minute eco-città che rappresenterebbero altrettanti centri di una rete territoriale, in cui il cambiamento del paesaggio è tutto nella direzione della manutenzione del territorio riportando la vita in luoghi ricchi di significati, di relazioni e di valori. Un policentrismo che cambia l'immagine e la sostanza del Paese, in cui la rete dei trasporti si adegua alle esigenze contemporanee privilegiando il pubblico. Valorizzareb attraverso l'abitare, trasformare questi centri in luoghi dove vivere bene, economicamente vantaggiosi, si lascia la grande città per vivere meglio nei piccoli centri storici “periferici”, oggi che la connessione virtuale tra luoghi e persone offre straordinarie opportunità.
2012
9788884972361
Una rete territoriale: forme nuove dell'abitare / Santangelo, MARIA ROSARIA. - (2012), pp. 435-443.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/517171
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