I siti di discarica, abbandonati e dismessi, sono oggi un’opportunità ed una sfida. L’opportunità di recuperare superficie per la città, riducendo il consumo dei suoli extra-urbani e preservando i suoli naturali da usi inappropriati; ed una sfida a ripensare il territorio come sistema ecologico in grado di rinnovarsi, modificarsi e dinamicamente correggere. Una sfida culturale e tecnica allo stesso tempo che supera la logica dell’intervento “end of pipe” per operare secondo un approccio al progetto improntato dalla nozione di ciclo di vita, assegnando nuovi usi e nuovi significati a parti del territorio storicamente neglette, assimilate nel comune sentire al pensiero dell’impuro e del sinistro. Diversamente da altri luoghi urbani dismessi o in abbandono, le discariche restano infatti nell’immaginario collettivo luoghi “altri”, estranei al vissuto urbano e sospettosamente alieni per la minaccia ambientale che rappresentano. La percezione del rischio - tanto maggiore quanto minore è la credibilità delle istituzioni che ne sono preposte al controllo - si sposa con l’oscena bruttezza dei rifiuti ammassati e con l’odore penetrante del materiale in decomposizione, così che queste aree risultano a tutti gli effetti luoghi di scarto del territorio, aree definitivamente compromesse alla fruizione e ai cicli ecologici: aree da dimenticare, da abbandonare, perdute per sempre insieme alle comunità che le abitano. Alla luce di quanto così brevemente descritto, si capisce bene perché il recupero dei siti di discarica superi il confine dell’esercizio tecnico e debba intendersi come occasione di costruzione di un nuovo equilibrio per il territorio, attivando dinamiche di “riuso” dello spazio antropizzato che a partire dall’intervento di messa in sicurezza dell’area, sappia proporre una diversa identità dei luoghi, un’immagine rinnovata e intensa del paesaggio fisico e della relazione con le comunità insediate. Approccio antropocentrico ed approccio ecologico (tradizionalmente duali in letteratura) convergono per determinare gli obiettivi di un processo che non è – come si è detto – solo funzionale ad una nuova, artificiale naturalità, quanto anche anticipatore ed interprete dei desiderata della popolazione e di una vocazione alla trasformazione che il progetto deve saper rappresentare e garantire.

Il progetto ambientale per il recupero delle discariche abbandonate o dismesse. L'esperienza del progetto Sufalnet e il caso studio della ex discarica di Cannetiello a Cava de' Tirreni (SA) / Rigillo, Marina. - (2013), pp. 121-154.

Il progetto ambientale per il recupero delle discariche abbandonate o dismesse. L'esperienza del progetto Sufalnet e il caso studio della ex discarica di Cannetiello a Cava de' Tirreni (SA)

RIGILLO, MARINA
2013

Abstract

I siti di discarica, abbandonati e dismessi, sono oggi un’opportunità ed una sfida. L’opportunità di recuperare superficie per la città, riducendo il consumo dei suoli extra-urbani e preservando i suoli naturali da usi inappropriati; ed una sfida a ripensare il territorio come sistema ecologico in grado di rinnovarsi, modificarsi e dinamicamente correggere. Una sfida culturale e tecnica allo stesso tempo che supera la logica dell’intervento “end of pipe” per operare secondo un approccio al progetto improntato dalla nozione di ciclo di vita, assegnando nuovi usi e nuovi significati a parti del territorio storicamente neglette, assimilate nel comune sentire al pensiero dell’impuro e del sinistro. Diversamente da altri luoghi urbani dismessi o in abbandono, le discariche restano infatti nell’immaginario collettivo luoghi “altri”, estranei al vissuto urbano e sospettosamente alieni per la minaccia ambientale che rappresentano. La percezione del rischio - tanto maggiore quanto minore è la credibilità delle istituzioni che ne sono preposte al controllo - si sposa con l’oscena bruttezza dei rifiuti ammassati e con l’odore penetrante del materiale in decomposizione, così che queste aree risultano a tutti gli effetti luoghi di scarto del territorio, aree definitivamente compromesse alla fruizione e ai cicli ecologici: aree da dimenticare, da abbandonare, perdute per sempre insieme alle comunità che le abitano. Alla luce di quanto così brevemente descritto, si capisce bene perché il recupero dei siti di discarica superi il confine dell’esercizio tecnico e debba intendersi come occasione di costruzione di un nuovo equilibrio per il territorio, attivando dinamiche di “riuso” dello spazio antropizzato che a partire dall’intervento di messa in sicurezza dell’area, sappia proporre una diversa identità dei luoghi, un’immagine rinnovata e intensa del paesaggio fisico e della relazione con le comunità insediate. Approccio antropocentrico ed approccio ecologico (tradizionalmente duali in letteratura) convergono per determinare gli obiettivi di un processo che non è – come si è detto – solo funzionale ad una nuova, artificiale naturalità, quanto anche anticipatore ed interprete dei desiderata della popolazione e di una vocazione alla trasformazione che il progetto deve saper rappresentare e garantire.
2013
9788863425796
Il progetto ambientale per il recupero delle discariche abbandonate o dismesse. L'esperienza del progetto Sufalnet e il caso studio della ex discarica di Cannetiello a Cava de' Tirreni (SA) / Rigillo, Marina. - (2013), pp. 121-154.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/573091
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact