Gli architetti del moderno hanno posto con chiarezza e grande consapevolezza critica il principio della indissolubilità del legame tra economia, architettura, città e territorio, come una delle espressioni tipiche della condizione contemporanea ed hanno elaborato una strategia generale di intervento sulle parti del territorio basata sulla loro specializzazione. Agendo separatamente sui diversi aspetti funzionali - la residenza, la produzione ed i servizi – essi puntavano ad ottenere la massima efficienza globale del sistema territoriale. Le realtà delle trasformazioni si sono rilevate però ben più complesse di quelle prefigurate teoricamente, con aspetti di forte contaminazione tra i diversi fattori. Il modo di intendere i rapporti tra usi e spazi, per parti fortemente specializzate, ha portato anche all’affermarsi dell’idea che esista incompatibilità tra città e campagna, tra ambiente antropizzato e naturale, alimentando una contrapposizione in realtà mai esplicitamente dichiarata dai maestri del Moderno che, anzi, hanno fatto proprio della continuità tipo-morfologica tra gli elementi e le regole di costruzione della città e della periferia uno dei punti fermi della loro ricerca progettuale. Il modello di ‘città in estensione’ - formulato per la prima volta da Giuseppe Samonà nel 1976 ed approfondito in occasione del Piano Programma per il Centro Storico di Palermo (1979) – da cui è tratto il titolo della nostra ricerca, esprime uno dei tentativi più lucidi e generosi di superare questa rigida concezione territoriale. Una delle conseguenze più significative di questo diverso punto di vista con cui il territorio può essere osservato, privilegiando gli aspetti di affinità piuttosto che le differenze, è nella capacità di cogliere gli elementi di identità dei luoghi al di là delle loro differenze morfologiche. In questa ottica la campagna può essere vista come l’estensione di suolo non occupata dalla città e che insieme ad essa costituisce il più ampio contesto territoriale della regione geografica. Parti differenti, ma analoghe nella loro costituzione fisica perché regolate da sistemi di relazioni architettoniche e spaziali simili che traggono origine dalla natura artificiale del disegno di paesaggio e dal rispetto del principio di razionalità che sembra aver guidato nel tempo l’opera di costruzione e di modificazione delle sue parti.

Forme della campagna abitata / Viola, Francesco. - (2013), pp. 31-40.

Forme della campagna abitata

VIOLA, FRANCESCO
2013

Abstract

Gli architetti del moderno hanno posto con chiarezza e grande consapevolezza critica il principio della indissolubilità del legame tra economia, architettura, città e territorio, come una delle espressioni tipiche della condizione contemporanea ed hanno elaborato una strategia generale di intervento sulle parti del territorio basata sulla loro specializzazione. Agendo separatamente sui diversi aspetti funzionali - la residenza, la produzione ed i servizi – essi puntavano ad ottenere la massima efficienza globale del sistema territoriale. Le realtà delle trasformazioni si sono rilevate però ben più complesse di quelle prefigurate teoricamente, con aspetti di forte contaminazione tra i diversi fattori. Il modo di intendere i rapporti tra usi e spazi, per parti fortemente specializzate, ha portato anche all’affermarsi dell’idea che esista incompatibilità tra città e campagna, tra ambiente antropizzato e naturale, alimentando una contrapposizione in realtà mai esplicitamente dichiarata dai maestri del Moderno che, anzi, hanno fatto proprio della continuità tipo-morfologica tra gli elementi e le regole di costruzione della città e della periferia uno dei punti fermi della loro ricerca progettuale. Il modello di ‘città in estensione’ - formulato per la prima volta da Giuseppe Samonà nel 1976 ed approfondito in occasione del Piano Programma per il Centro Storico di Palermo (1979) – da cui è tratto il titolo della nostra ricerca, esprime uno dei tentativi più lucidi e generosi di superare questa rigida concezione territoriale. Una delle conseguenze più significative di questo diverso punto di vista con cui il territorio può essere osservato, privilegiando gli aspetti di affinità piuttosto che le differenze, è nella capacità di cogliere gli elementi di identità dei luoghi al di là delle loro differenze morfologiche. In questa ottica la campagna può essere vista come l’estensione di suolo non occupata dalla città e che insieme ad essa costituisce il più ampio contesto territoriale della regione geografica. Parti differenti, ma analoghe nella loro costituzione fisica perché regolate da sistemi di relazioni architettoniche e spaziali simili che traggono origine dalla natura artificiale del disegno di paesaggio e dal rispetto del principio di razionalità che sembra aver guidato nel tempo l’opera di costruzione e di modificazione delle sue parti.
2013
9788849227413
Forme della campagna abitata / Viola, Francesco. - (2013), pp. 31-40.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Forme a venire VIOLA.pdf

accesso aperto

Descrizione: Articolo principale
Tipologia: Documento in Post-print
Licenza: Dominio pubblico
Dimensione 3.19 MB
Formato Adobe PDF
3.19 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/573618
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact