La “casa automatica” rappresenta un ulteriore passo in avanti della cultura progettuale rispetto alla “macchina abitativa” di Le Corbusier, in cui grazie agli strumenti di controllo automatici l’arredo non solo reagisce in tempo reale alle sollecitazioni dell’utente, ma tale reazione può essere programmata per il futuro. Data questa premessa, non deve stupire che le prime sperimentazioni di automazione domestica risalgano al XIX secolo. Uno degli esordi della domotica può essere individuato nella dimora a Saint Gervais del famoso illusionista Harry Houdini. L’abitazione, volendo rappresentare una sorta di esemplificazione dell’attività del proprietario, adottò tutta una serie di applicazioni che, come nell’illusionismo, producevano risultati spettacolari mediante una serie di misteriosi artifici. In realtà si trattava della adozione di sistemi, già all’epoca disponibili, di trasmissione di comandi elettrificati e di immagini generate da apparati ottici. Automatizzando in questo modo la sua dimora Harry Houdini aveva trattato già nel 1867 la sicurezza dei beni e delle persone, la comunicazione interna ed esterna, la gestione della casa e delle sue pertinenze così come farebbe un sistema contemporaneo di domotica. Ma nello stesso tempo la sua casa automatica, di cui erano sconosciute ai più le applicazioni tecnologiche, generava un alone misterioso e magico intorno al personaggio, contribuendo alla sua reputazione di un uomo con evidenti poteri sovrannaturali. La casa del mago Houdini, oltre che costituire uno dei primi esempi di domotica, ci fornisce una chiara esemplificazione di quali siano le possibili implicazioni culturali della tecnologia. Queste utopie hanno, nel tempo, riguardato direttamente la cultura progettuale, spingendo, attraverso il tema della “casa automatica”, l’architettura ed il design verso nuove forme di integrazione. Uno dei casi migliori in tal senso si deve all’opera del più utopico tra i designer italiani della generazione dei maestri: Joe Colombo. Già i suoi primi mobili contenitori prevedevano spesso l’integrazione di tv e radio. Il disegno del Letto Spaziale del 1963 presentava un monitor e una radio incorporati. Con i mobili multifunzionali come Rotoliving, creato da Colombo nel 1968 per il suo appartamento, e il Total Furnishing Unit, entrambi provvisti di monitor, l’utensile televisivo veniva integrato ancora di più nell’arredo. Nelle sue ultime unità abitative multifunzionali, questi inserimenti tecnologici assunsero sempre di più le caratteristiche di un controllo di funzioni avanzate. Il Cabriolet Bed doveva integrare le funzioni di una camera da letto in un’unica “cellula notte”. La copertura se chiusa forniva intimità, se aperta diventava una zona dove rilassarsi e ascoltare musica. All’interno l’unità era attrezzata con radio, ventilatore, portacenere e altri componenti; sul retro si trovavano, tra l’altro, uno specchio, una toeletta e una stazione meteorologia completa.
La casa automatica e le nuove forme dell'abitare / The Automatic Home and the New Forms of Living / Morone, Alfonso. - In: AREA. - ISSN 0394-0055. - n.°135 anno XXV 2014 luglio/ag(2014), pp. VI-VII.
La casa automatica e le nuove forme dell'abitare / The Automatic Home and the New Forms of Living
MORONE, ALFONSO
2014
Abstract
La “casa automatica” rappresenta un ulteriore passo in avanti della cultura progettuale rispetto alla “macchina abitativa” di Le Corbusier, in cui grazie agli strumenti di controllo automatici l’arredo non solo reagisce in tempo reale alle sollecitazioni dell’utente, ma tale reazione può essere programmata per il futuro. Data questa premessa, non deve stupire che le prime sperimentazioni di automazione domestica risalgano al XIX secolo. Uno degli esordi della domotica può essere individuato nella dimora a Saint Gervais del famoso illusionista Harry Houdini. L’abitazione, volendo rappresentare una sorta di esemplificazione dell’attività del proprietario, adottò tutta una serie di applicazioni che, come nell’illusionismo, producevano risultati spettacolari mediante una serie di misteriosi artifici. In realtà si trattava della adozione di sistemi, già all’epoca disponibili, di trasmissione di comandi elettrificati e di immagini generate da apparati ottici. Automatizzando in questo modo la sua dimora Harry Houdini aveva trattato già nel 1867 la sicurezza dei beni e delle persone, la comunicazione interna ed esterna, la gestione della casa e delle sue pertinenze così come farebbe un sistema contemporaneo di domotica. Ma nello stesso tempo la sua casa automatica, di cui erano sconosciute ai più le applicazioni tecnologiche, generava un alone misterioso e magico intorno al personaggio, contribuendo alla sua reputazione di un uomo con evidenti poteri sovrannaturali. La casa del mago Houdini, oltre che costituire uno dei primi esempi di domotica, ci fornisce una chiara esemplificazione di quali siano le possibili implicazioni culturali della tecnologia. Queste utopie hanno, nel tempo, riguardato direttamente la cultura progettuale, spingendo, attraverso il tema della “casa automatica”, l’architettura ed il design verso nuove forme di integrazione. Uno dei casi migliori in tal senso si deve all’opera del più utopico tra i designer italiani della generazione dei maestri: Joe Colombo. Già i suoi primi mobili contenitori prevedevano spesso l’integrazione di tv e radio. Il disegno del Letto Spaziale del 1963 presentava un monitor e una radio incorporati. Con i mobili multifunzionali come Rotoliving, creato da Colombo nel 1968 per il suo appartamento, e il Total Furnishing Unit, entrambi provvisti di monitor, l’utensile televisivo veniva integrato ancora di più nell’arredo. Nelle sue ultime unità abitative multifunzionali, questi inserimenti tecnologici assunsero sempre di più le caratteristiche di un controllo di funzioni avanzate. Il Cabriolet Bed doveva integrare le funzioni di una camera da letto in un’unica “cellula notte”. La copertura se chiusa forniva intimità, se aperta diventava una zona dove rilassarsi e ascoltare musica. All’interno l’unità era attrezzata con radio, ventilatore, portacenere e altri componenti; sul retro si trovavano, tra l’altro, uno specchio, una toeletta e una stazione meteorologia completa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.