Da sempre il concetto di produzione è inscindibilmente connesso a quello di materiale. La stessa industria, e con essa la rivoluzione scientifica che la partorì, è figlia di nuovi materiali che hanno reso possibile metodi di produzione in serie in sostituzione di quelli, millenari, propri dell’artigiano. Questa stretta relazione ha, inevitabilmente, creato delle linee di tendenza che portano ad identificare l’uso di un materiale con uno specifico periodo storico. Alla stessa stagione storica dei grandi ponti in ghisa, ad esempio, appartengono pure i primi edifici industrializzati come la Great Exhibition di Joseph Paxton del 1851, ma anche i piccoli mobili brevettati in ferro che l’edificio ospitò, in occasione di quella indimenticabile prima Esposizione Universale. La stessa pervasività nella modernizzazione della produzione industriale si verificherà, nel secolo successivo, con le plastiche. Collocando l’inaugurazione della stagione delle plastiche di origine sintetica con il 1907, data di invenzione della Bakelite, se ne potrà verificare l’inarrestabile diffusione già negli anni immediatamente successivi. Grazie alle sue proprietà di termoresistenza, rigidità, inalterabilità agli sbalzi termici e isolamente elettrico, la nuova resina fenolica riscontrò, da subito, un eccezionale successo commerciale in oggetti tra i più disparati come apparati elettrotecnici, interruttori, prese elettriche, manici di pentolame, apparecchi radio. Proprio per questa sua diffusione, il termine Bakelite per molti anni è stato, esso stesso, sinonimo di plastica. Non è un caso, quindi, che tra i tanti oggetti tecnici in Bakelite ritroviamo anche una delle prime icone del design italiano, la radio a tasti Phonola 547 progettata nel 1940 dai fratelli Castiglioni con Luigi Caccia Dominioni. Un modello che, proprio grazie alla plasmabilità del materiale della scocca di rivestimento, presenta una configurazione continua che lo rende, ancora oggi, un oggetto dalle sembianze futuribili. Tutta la nuova generazione di designer che, tra gli anni Cinquanta e Settanta, ha fatto la storia del design italiano, si misurò con la produzione proprio attraverso le plastiche. I materiali sintetici risultarono, infatti, quelli più adatti ad esprimere un nuovo linguaggio, colorato e anticonformista, fornendo il mezzo principale per una trasversalità espressiva che, negli anni Sessanta, coinvolgeva unitariamente abiti, oggetti e architetture.

Tendenze e materiali: l’uso irriverente delle plastiche nel design radical / Trends and Materials : the Irriverent Use of Plastics in Radical Design / Morone, Alfonso. - In: AREA. - ISSN 0394-0055. - n.°139 anno XXVI 2015 marzo/ap(2015), pp. II-V.

Tendenze e materiali: l’uso irriverente delle plastiche nel design radical / Trends and Materials : the Irriverent Use of Plastics in Radical Design

MORONE, ALFONSO
2015

Abstract

Da sempre il concetto di produzione è inscindibilmente connesso a quello di materiale. La stessa industria, e con essa la rivoluzione scientifica che la partorì, è figlia di nuovi materiali che hanno reso possibile metodi di produzione in serie in sostituzione di quelli, millenari, propri dell’artigiano. Questa stretta relazione ha, inevitabilmente, creato delle linee di tendenza che portano ad identificare l’uso di un materiale con uno specifico periodo storico. Alla stessa stagione storica dei grandi ponti in ghisa, ad esempio, appartengono pure i primi edifici industrializzati come la Great Exhibition di Joseph Paxton del 1851, ma anche i piccoli mobili brevettati in ferro che l’edificio ospitò, in occasione di quella indimenticabile prima Esposizione Universale. La stessa pervasività nella modernizzazione della produzione industriale si verificherà, nel secolo successivo, con le plastiche. Collocando l’inaugurazione della stagione delle plastiche di origine sintetica con il 1907, data di invenzione della Bakelite, se ne potrà verificare l’inarrestabile diffusione già negli anni immediatamente successivi. Grazie alle sue proprietà di termoresistenza, rigidità, inalterabilità agli sbalzi termici e isolamente elettrico, la nuova resina fenolica riscontrò, da subito, un eccezionale successo commerciale in oggetti tra i più disparati come apparati elettrotecnici, interruttori, prese elettriche, manici di pentolame, apparecchi radio. Proprio per questa sua diffusione, il termine Bakelite per molti anni è stato, esso stesso, sinonimo di plastica. Non è un caso, quindi, che tra i tanti oggetti tecnici in Bakelite ritroviamo anche una delle prime icone del design italiano, la radio a tasti Phonola 547 progettata nel 1940 dai fratelli Castiglioni con Luigi Caccia Dominioni. Un modello che, proprio grazie alla plasmabilità del materiale della scocca di rivestimento, presenta una configurazione continua che lo rende, ancora oggi, un oggetto dalle sembianze futuribili. Tutta la nuova generazione di designer che, tra gli anni Cinquanta e Settanta, ha fatto la storia del design italiano, si misurò con la produzione proprio attraverso le plastiche. I materiali sintetici risultarono, infatti, quelli più adatti ad esprimere un nuovo linguaggio, colorato e anticonformista, fornendo il mezzo principale per una trasversalità espressiva che, negli anni Sessanta, coinvolgeva unitariamente abiti, oggetti e architetture.
2015
Tendenze e materiali: l’uso irriverente delle plastiche nel design radical / Trends and Materials : the Irriverent Use of Plastics in Radical Design / Morone, Alfonso. - In: AREA. - ISSN 0394-0055. - n.°139 anno XXVI 2015 marzo/ap(2015), pp. II-V.
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