La contrapposizione iniziale e la progressiva integrazione delle nozioni ottocentesche di codice e di sistema con la sua lunghissima eco sono la prova più resistente dell'effettivo dilagare oltre i confini geografici della Germania di alcune importanti conseguenze dell'impostazione teorica della Scuola storica del diritto. Una diffusione che cumula la doppia caratteristica della estensione nello spazio, europeo e extra europeo (globale, secondo alcune opinioni), e quella della resistenza prolungata nel tempo, ben oltre l'epoca della loro produzione, degli scritti di Savigny, e non solo per interesse storico-storiografico, bensì spesso per rispondere ad esigenze teoriche o ideologiche del discorso giuridico universale. Attraverso la selezione di diversi tipi di esempi, l’articolo indaga la relazione contraddittoria tra gli aspetti disomogenei del Savigny “tradotto”, da un lato, e la coesione teorica del lavoro individuale di Savigny nella sua lingua, supportata dalla consistenza del progetto della Scuola storica, dall’altro. Alla luce dei più recenti risultati della storiografia internazionale, appare necessario un sforzo di rinnovamento della prospettiva da un punto di vista metodologico, al fine di evitare l’infinita ricerca del vero (o del falso) Savigny fuori dalla Germania e di migliorare la comprensione delle pratiche comparatistiche e delle reciproche contaminazioni culturali nel lungo ottocento. In tale direzione, l'articolo pone un problema di interpretazione del rapporto tra originali e traduzioni con riguardo alla storia del trasferimento culturale e ideale, oltre che dei contenuti tecnico dogmatici.
Della vocazione dei nostri luoghi. Traduzioni e adattamenti nella diffusione internazionale dell’opera di F.C. von Savigny / Vano, Cristina. - In: HISTORIA ET IUS. - ISSN 2279-7416. - 10 (2016):(2016), pp. 1-16.
Della vocazione dei nostri luoghi. Traduzioni e adattamenti nella diffusione internazionale dell’opera di F.C. von Savigny
VANO, CRISTINA
2016
Abstract
La contrapposizione iniziale e la progressiva integrazione delle nozioni ottocentesche di codice e di sistema con la sua lunghissima eco sono la prova più resistente dell'effettivo dilagare oltre i confini geografici della Germania di alcune importanti conseguenze dell'impostazione teorica della Scuola storica del diritto. Una diffusione che cumula la doppia caratteristica della estensione nello spazio, europeo e extra europeo (globale, secondo alcune opinioni), e quella della resistenza prolungata nel tempo, ben oltre l'epoca della loro produzione, degli scritti di Savigny, e non solo per interesse storico-storiografico, bensì spesso per rispondere ad esigenze teoriche o ideologiche del discorso giuridico universale. Attraverso la selezione di diversi tipi di esempi, l’articolo indaga la relazione contraddittoria tra gli aspetti disomogenei del Savigny “tradotto”, da un lato, e la coesione teorica del lavoro individuale di Savigny nella sua lingua, supportata dalla consistenza del progetto della Scuola storica, dall’altro. Alla luce dei più recenti risultati della storiografia internazionale, appare necessario un sforzo di rinnovamento della prospettiva da un punto di vista metodologico, al fine di evitare l’infinita ricerca del vero (o del falso) Savigny fuori dalla Germania e di migliorare la comprensione delle pratiche comparatistiche e delle reciproche contaminazioni culturali nel lungo ottocento. In tale direzione, l'articolo pone un problema di interpretazione del rapporto tra originali e traduzioni con riguardo alla storia del trasferimento culturale e ideale, oltre che dei contenuti tecnico dogmatici.File | Dimensione | Formato | |
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