Il saggio si pone a metà strada tra il filone dei celebrity studies – attraverso una prospettiva legata alla sociologia del conflitto e allo studio delle élites – e l’analisi tanatologica. L’idea di partenza è che la morte delle celebrità è un momento in cui, specie sui media, si elaborano discorsi pubblici e ci si confronta con concezioni morali, norme, concetti, paure, speranze che accompagnano la ricerca del senso del morire e della perdita. Si tratta, dunque, di eventi che ci consentono di studiare il modo con cui gruppi e società affrontano la situazione marginale per eccellenza, tale perché ai margini di ogni capacità conoscitiva concreta, e implicitamente tutte le questioni sociali connesse, dall’esperienza della vita quotidiana ai fenomeni religiosi, dalla stratificazione ai conflitti o alle forme di solidarietà collettiva, ecc. Il saggio analizza i casi legati alla morte di due personaggi celebri britannici, Jade Goody e Lady Diana, morte giovani. Da una parte una famosa concorrente del Big Brother, membro della working class, che trasforma lo stadio terminale della sua malattia in un reality; dall’altro una esponente della Famiglia Reale, il cui funerale diventa fenomeno mediatico con pochi precedenti. Esso si basa su un’analisi qualitativa condotta con approccio ermeneutico su 47 articoli di giornali e riviste britanniche che hanno focalizzato la loro attenzione sulle due vicende. Inoltre sono state analizzate le immagini di copertina di tabloid e riviste e i video degli episodi del documentario Living with...Jade. L’arco temporale, nel caso di Jade Goody, ha abbracciato i mesi di febbraio, marzo, aprile 2009, nel caso di Lady Diana settembre e ottobre 1997. Si è, altresì, fatto ricorso, in chiave comparativa, alla letteratura già presente sull’argomento. Il lavoro interpretativo ha permesso di individuare le principali dimensioni concettuali che caratterizzano il discorso e le immagini prese in esame: il nascondimento della morte; il corpo e la sofferenza fisica; simboli, significati e concetti chiave associati alla morte; i ruoli e le immagini sociali del morente; i rituali e l’identità collettiva e individuale; la rappresentazione dell’appartenenza di classe e di ceto. I casi esposti hanno permesso di riflettere su due aspetti: 1) cosa accade quando la morte, che nella nostra società ha una dimensione soprattutto privata, che fatica a trovare un impianto simbolico ed emozionale capace di integrarla in un orizzonte di senso collettivo che la legittimi, diviene visibile, pubblica, condivisa; 2) in che termini il discorso pubblico legato alla morte può ribadire le disparità di classe e di ceto.
Morte pubblica, tra classe e status. I casi Jade Goody e Lady Diana / Bifulco, Luca. - (2017), pp. 97-120.
Morte pubblica, tra classe e status. I casi Jade Goody e Lady Diana
Luca Bifulco
2017
Abstract
Il saggio si pone a metà strada tra il filone dei celebrity studies – attraverso una prospettiva legata alla sociologia del conflitto e allo studio delle élites – e l’analisi tanatologica. L’idea di partenza è che la morte delle celebrità è un momento in cui, specie sui media, si elaborano discorsi pubblici e ci si confronta con concezioni morali, norme, concetti, paure, speranze che accompagnano la ricerca del senso del morire e della perdita. Si tratta, dunque, di eventi che ci consentono di studiare il modo con cui gruppi e società affrontano la situazione marginale per eccellenza, tale perché ai margini di ogni capacità conoscitiva concreta, e implicitamente tutte le questioni sociali connesse, dall’esperienza della vita quotidiana ai fenomeni religiosi, dalla stratificazione ai conflitti o alle forme di solidarietà collettiva, ecc. Il saggio analizza i casi legati alla morte di due personaggi celebri britannici, Jade Goody e Lady Diana, morte giovani. Da una parte una famosa concorrente del Big Brother, membro della working class, che trasforma lo stadio terminale della sua malattia in un reality; dall’altro una esponente della Famiglia Reale, il cui funerale diventa fenomeno mediatico con pochi precedenti. Esso si basa su un’analisi qualitativa condotta con approccio ermeneutico su 47 articoli di giornali e riviste britanniche che hanno focalizzato la loro attenzione sulle due vicende. Inoltre sono state analizzate le immagini di copertina di tabloid e riviste e i video degli episodi del documentario Living with...Jade. L’arco temporale, nel caso di Jade Goody, ha abbracciato i mesi di febbraio, marzo, aprile 2009, nel caso di Lady Diana settembre e ottobre 1997. Si è, altresì, fatto ricorso, in chiave comparativa, alla letteratura già presente sull’argomento. Il lavoro interpretativo ha permesso di individuare le principali dimensioni concettuali che caratterizzano il discorso e le immagini prese in esame: il nascondimento della morte; il corpo e la sofferenza fisica; simboli, significati e concetti chiave associati alla morte; i ruoli e le immagini sociali del morente; i rituali e l’identità collettiva e individuale; la rappresentazione dell’appartenenza di classe e di ceto. I casi esposti hanno permesso di riflettere su due aspetti: 1) cosa accade quando la morte, che nella nostra società ha una dimensione soprattutto privata, che fatica a trovare un impianto simbolico ed emozionale capace di integrarla in un orizzonte di senso collettivo che la legittimi, diviene visibile, pubblica, condivisa; 2) in che termini il discorso pubblico legato alla morte può ribadire le disparità di classe e di ceto.File | Dimensione | Formato | |
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